La simbologia del Centro Sacro e dell’Omphalos

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La figura del Centro Sacro è antica quanto l’uomo e, sin dalle prime forme di conoscenza simbolica, esprime il luogo eletto per l’incontro con il divino, lo spazio vitale in cui si manifesta il trascendente. Essa, infatti, ha un centro giacché rappresenta il principio da cui tutte le cose sono state generate, ed è sacra in quanto riflesso dell’Essere Supremo, nell’accezione generale di divinità ultraterrena. Ogni civiltà, sin dai primordi dell’umanità, possedeva una propria concezione di sacer, termine latino che esprime “ciò che appartiene ad altro”, che pertiene in tal modo ad un ordine soprasensibile, numinoso.

Il Centro Sacro nella storia dell’umanità

Il grande storico delle religioni Mircea Eliade riconduceva la simbologia del Centro Sacro a tre distinti complessi di significato1.

La montagna come Centro Sacro

In primis è presso la montagna sacra, secondo Eliade, che l’uomo ha un luogo di elezione per l’incontro con il soprannaturale. Sul monte, infatti, idealmente s’incontrano il cielo e la terra, la dimensione della materia si fonde con quella metafisica. Esempio caratteristico è la valenza sacra delle alture per gli Ebrei: sul Sinai Mosè riceve da Jahvè le Tavole della Legge, così “il Tabor e l’Ermon cantano il suo nome”2.

Le valenze simboliche e religiose delle montagne sono innumerevoli. Spesso la montagna è considerata punto d’incontro del cielo e della terra; quindi un ‘centro’, punto per il quale passa l’Asse del Mondo, regione satura di sacro, luogo ove possono attuarsi i passaggi fra le zone cosmiche diverse.

Il ‘monte’, in quanto punto d’incontro fra cielo e terra, si trova al ‘centro del mondo’ ed è sicuramente il punto più alto della terra. Per questo le regioni consacrate – ‘luoghi santi’, templi, palazzi, città sante – sono parificate alle montagne e diventano esse stesse ‘centri’, vale a dire che sono integrate in modo magico alla cima del monte cosmico.

Mircea Eliade, Trattato di storia delle religioni. Torino, Boringhieri

I templi e i palazzi cultuali

Eliade, inoltre, riconosce nella costruzione di templi e palazzi delle civiltà antiche e classiche un bisogno di raggiungere la divinità in maniera più semplice. In tal senso essi mimavano la funzione sacra della montagna e, in molti casi, ne assumevano tendenzialmente la forma. Per gli stessi Ebrei, Centro Sacro diviene il Tempio di Salomone a Gerusalemme, allorché vi si pone solennemente l’Arca dell’Alleanza, con le Tavole della Legge, all’interno del Sancta Sanctorum3.

Gli antichi Babilonesi collocavano sulla sommità degli ziqqurat un tempio di incontro con il divino. Tali “zaqaru”, luoghi alti, permettevano di officiare particolari riti in cui veniva rinnovata l’unione cosmica tra l’uomo e il cielo.

Il ricco simbolismo dei templi (le ziggurat) non può essere compreso che in base a una “teoria cosmica”. Di fatto la ziggurat era costruita a immagine del Mondo; i suoi piani simboleggiavano le divisioni dell’universo: il mondo sotterraneo, la terra, il firmamento. La ziggurat è in verità il Mondo perché simbolo della montagna cosmica che, come vedremo, non è che una perfetta imago mundi. […]

La montagna sacra è l’autentico trono perché è là che regna il dio creatore e signore dell’Universo. “Trono”, “tempio”, “Montagna cosmica” non sono che sinonimo del medesimo simbolismo del Centro, che ritroveremo di continuo nella cosmologia e nell’architettura mesopotamiche.

Mircea Eliade, Cosmologia e alchimia babilonesi. Firenze, Sansoni, 1992

La concezione dell’Asse del Mondo

Fondamentale, inoltre, appare la significazione di Asse del Mondo, luogo sacro per eccellenza, in cui si realizza l’ascensione tra la Terra e il cielo. Tale, ad esempio, è la concezione cosmogonica del benben per gli Antichi Egizi a Eliopoli, collina primordiale originata da Nun e da cui tutto ebbe origine. Per tale ragione, presso il tempio solare di Eliopoli, era collocata una pietra che impersonava la sostanza stessa del divino e che, giustappunto, era chiamata benben. Da essa si originarono i simboli dell’obelisco e del pyramidion. Analoga, inoltre, potrebbe essere la simbologia dello Djed, geroglifico sacro che idealmente raffigurava la colonna vertebrale di Osiride e, pertanto, assurgeva ad asse e pilastro stesso dell’Universo.

L’Omphalos e il Centro Sacro per i Greci

Anche gli antichi Greci esprimevano il concetto di Centro Sacro attraverso una pietra cultuale chiamata Omphalos e connessa al concetto di Asse del Mondo. L’Omphalos, che tradotto letteralmente vuol dire “ombelico”, era posto nel Tempio di Apollo a Delfi, giacché si riteneva che ivi si trovasse il centro dell’Universo4. Il masso era finemente scolpito e coperto di bande a rete, significazione di tutto il creato che dal divino ha avuto origine. Presso l’Omphalos, l’oracolo di Delfi (Pizia) rivelava i suoi vaticini, e pertanto esso rappresentava il punto d’incontro privilegiato con la divinità. Per tale ragione, il termine è divenuto per estensione sinonimo stesso di Centro Sacro.

La Croce e il Cristianesimo

Con l’avvento del Cristianesimo il luogo di incontro tra l’uomo e il divino diviene Cristo stesso, e quindi la Croce. Essa, infatti, sorge su un monte sacro, il calvario, e rappresenta un asse ideale. Mentre il braccio orizzontale della Croce simboleggia la dimensione terrestre del creato, quello verticale è sinonimo dell’ascensione verso Dio. Cristo è, pertanto, vero Asse del Mondo; monte sacro; e infine Tempio (“Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere”5).

Da tale connessione di significato deriva il simbolo di Centro Sacro più comunemente impiegato nella storia della Cristianità. La figura, composta di otto raggi che dipartono da un centro, può infatti essere ricavata dall’intersezione tra la Croce e il Chi Rho. Poiché il Monogramma è l’abbreviazione del nome stesso di Khristòs, il Centro Sacro rimanda alla figura del Messia sulla Croce, in cui compiutamente si realizza l’incontro tra la natura umana e quella divina.

Il Centro Sacro nel Medioevo

Durante il Medioevo il simbolo del Centro Sacro, anche in forme più elaborate, iniziò a diffondersi capillarmente in tutta Europa, attraverso graffiti, incisioni, pitture parietali.

Alcune di queste raffigurazioni, come a Chinon, si rinvengono in luoghi di comprovata frequentazione dei Cavalieri Templari. Per tale ragione si ipotizza che possa essere stato quest’ordine gerosolimitano a diffonderne ampiamente la simbologia. In effetti, i Templari erano gli eredi ideali della simbologia del Centro Sacro, visto il loro impegno a Gerusalemme, durante le Crociate, nel custodire l’area dell’antico Tempio di Salomone.

In definitiva, il simbolo del Centro Sacro finisce per acquisire gli attributi stessi di Dio. Esso raffigura l’Assoluto, principio generatore e ordinatore di tutte le cose che altrimenti tenderebbero al caos; in quanto centro è la singolarità da cui si è generata la materia e a cui tutto deve ritornare.

Samuele Corrente Naso

Note

  1. Mircea Eliade, Trattato di storia delle religioni, Torino, Boringhieri, 2008. ↩︎
  2. Salmo 89, 13. ↩︎
  3. Primo Libro dei Re, 8. ↩︎
  4. W. H. Roscher, Omphalos, in Abhandl. sächs. Ges. Wiss., XXIX, 1913. ↩︎
  5. Vangelo di Giovanni 2,19. ↩︎

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