La simbologia dell’obelisco nella storia

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L’obelisco è, insieme alle piramidi, una delle più famose espressioni monumentali dell’antico Egitto. Il termine Obelisco deriva dal geroglifico tejen che, nel linguaggio sacro degli antichi Egizi, era sinonimo di protezione e difesa. L’accezione attualmente utilizzata, invece, è il diminutivo della parola greca Obelos, intesa come “piccolo spiedo”.

Simbolismo

Come si evince dagli studi storiografici in merito, nell’antico Egitto gli obelischi venivano eretti per volontà del Faraone con l’intento di invocare la protezione del Dio Sole, Ra. Solitamente gli obelischi erano collocati all’ingresso dei templi, in quanto costituivano non solo il simbolo per celebrare la divinità, ma erano anche alloggio per il dio stesso, che si riteneva fosse presente al suo interno.

Nello specifico, l’obelisco è una pietra monolitica con base quadrangolare, e si compone di due parti: un tronco alto e stretto e una cuspide piramidale in cima, denominata pyramidion. Quest’ultima identificava il Benben che, nella mitologia egizia, rappresentava la collina primigenia emersa dall’oceano del Nun, sulla quale il dio creatore Atum generò se stesso e la prima coppia divina. Il pyramidion era generalmente ricoperto d’oro in modo che i raggi solari vi si potessero riflettere, rendendola brillante.  Per gli antichi egizi il pyramidion non aveva soltanto una valenza rappresentativa, ma era la sostanza stessa di Ra.

Per quanto concerne il tronco dell’obelisco, esso figurativamente connetteva il dio Ra alla terra tanto più si innalzava in altezza verso il cielo. In tal senso, il monolita era la raffigurazione di un raggio solare del dio egizio, che si proiettava verso la terra. Questa connessione simbolica rappresentava l’antica significazione di un rito propiziatorio, che aveva la funzione extra-empirica di garantire la fertilità della terra e la bontà dei raccolti. Difatti, nell’economia sociale degli antichi egizi rivestiva un’importanza fondamentale l’alternarsi del sole e delle stagioni, dai quali dipendevano gli straripamenti del fiume Nilo.

Gli obelischi rappresentavano altresì un simbolo di potere, in quanto dovevano ricordare ai sudditi l’esistenza di un legame tra il faraone e la divinità. 

Primi esemplari di obelisco

Secondo accertate fonti storiche, i primi esemplari di obelisco furono rinvenuti presso la città di Eliopoli. In particolare, il più antico è quello di Abu Gurab, fatto costruire dal faraone Niuserra (2453-2420 a.C.) in onore di Ra. Rispetto agli obelischi di epoca successiva, esso era un monolita calcareo, tozzo e che misurava 36 metri di altezza. L’obelisco era collocato al centro dello spazio antistante il tempio solare.

Anche durante il regno di Akhenaton furono edificati un buon numero di obelischi. Difatti, nella nuova capitale Akhenaten il faraone fece realizzare un impianto templare molto simile a quello delle costruzioni di epoca precedente. L’obelisco era disposto, infatti, innanzi all’ingresso del tempio. Akhenaton fece dedicare tale impianto al culto di Aton, il Disco Solare da lui venerato.

L’imponenza e il fascino degli obelischi estasiarono persino gli antichi re ed imperatori Romani che, a seguito della conquista dell’Egitto, decisero di portare a Roma diversi esemplari come simbolo della grandezza del loro impero. Non a caso, nella città eterna sono presenti vari obelischi provenienti dall’antico Egitto, tra cui quelli situati al centro di piazza San Pietro, in San Giovanni in Laterano, nei pressi di Santa Maria Maggiore o a Montecitorio. Roma è la città che conserva il maggior numero di obelischi del mondo antico, se ne contano ben tredici. 

L’obelisco nel culto cristiano

Il simbolo dell’obelisco nel culto cristiano assume una connotazione di carattere cristocentrico. L’originale significato del pyramidion è sostituito dalla croce; nella dottrina cattolica, infatti, l’intermediario tra l’uomo e Dio è Cristo. Per tale ragione il papa Sisto V volle eretti un obelisco per ognuna delle più importanti basiliche romane.

Daniela Campus e Samuele Corrente Naso

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