Addentrarsi nello studio della religione dell’Antico Egitto non è compito affatto semplice. Estremamente molteplici e variegate appaiono, infatti, le modalità di culto che nel corso dei secoli si sono sviluppate nella terra dei faraoni. Anticamente [1] l’Egitto era diviso in una porzione settentrionale (Basso Egitto) e in una meridionale (Alto Egitto). Tale suddivisione territoriale rappresentò anche una sostanzia8le divisione di culto; così grandi erano le distanze tra loro che i rispettivi popoli finirono per adorare divinità diverse. Come se ciò non bastasse, all’interno di uno stesso regno esisteva un variegato fiorire di culti localizzati. L’intero Egitto era, infatti, diviso in 42 nomoi, ognuno legato in qualche modo ad una differente divinità.
Una società totemica
La società dell’Antico Egitto doveva, in origine, essersi sviluppata su un impianto di tipo sostanzialmente totemico, come del resto gran parte delle culture primitive. Da un punto di vista antropologico la religione egizia, nel suo complesso, viene detta pertanto zoolatrica. Si vuole intendere con questo termine l’attitudine ad adorare il totem che, nella quasi totalità dei casi, personificava un animale sacro.
Tale costatazione non deve stupire: la sacralità dell’animale era strettamente connessa con la sopravvivenza di un gruppo o una comunità. Le società totemiche primitive vivevano sostanzialmente di caccia. In tal modo, si può comprendere come la fertilità della terra dovesse essere rappresentata da una vacca, o la virilità dell’uomo da un toro. La religione egizia ha conservato quest’originaria impostazione sino alla fine, coincisa con l’avvento del cristianesimo. Quasi tutte le divinità di culto nell’Antico Egitto erano, infatti, rappresentazioni di animali, sovente presentando caratteristiche zoomorfe ben riconoscibili. Gli egizi raffiguravano gli dei con sembianze umane e la testa dell’animale sacro corrispondente.
Teologia dell’Antico Egitto
La religione egizia era un monismo. Con esso si vuole intendere la concezione di una realtà unitaria, di un unico principio teologico da cui tutto procede. In tal senso, gli dei egizi (neteru) nient’altro sono che le varie sfaccettature della realtà, generata da quell’unica manifestazione divina, chiamata giustappunto neter neteru (Dio degli dei). In particolare, essi incarnavano le forze della natura che permettono la vita. Per tale ragione, il dio supremo racchiudeva tutti gli dei allo stesso tempo, sebbene ognuno di essi avesse delle caratterizzazioni ben precise. Quegli era denominato Amon (nascosto), ma allo stesso tempo Ra (luce) e infine Ptah (sostanza). In generale, nel pantheon egizio le divinità solari erano quelle più adorate, poiché il sole era ritenuto il sovrano dell’intero universo.
I principali centri di culto dell’Antico Egitto e il problema del sincretismo iconografico
Il culto della religione egizia si sviluppò in quattro principali centri sacerdotali: Eliopoli, Tebe, Ermopoli, Menfi. Di seguito ne sono elencate le caratteristiche dottrinali fondanti. Si tenga presente che spesso le divinità afferenti ai diversi centri di culto erano sovente sovrapposte nella loro iconografia e nella loro personificazione delle forze creatrici. In buona sostanza, non bisogna considerare gli dei egizi in senso perfettamente unitario o identificativo; alcuni di essi possedevano la stessa iconografia, altri lo stesso ruolo, altri ancora si fondevano a creare divinità nuove o rigenerate.
Il fenomeno del sincretismo raffigurativo, ad esempio, fu particolarmente rilevante durante tutta la storia dell’Antico Egitto. Una trattazione ottimale della questione dovrebbe esplicitare, per ogni divinità, il periodo di culto e le località relative, l’iconografia, la significazione in quel determinato contesto sub-storico. S’intuisce che ciò corrisponderebbe ad immergersi in un infinito mare magnun in cui sarebbe estremamente complicato districarsi. Per semplicità del lettore, pertanto, saranno trattate le divinità in maniera sommaria e a titolo esemplificativo.
Eliopoli e l’Enneade dell’Antico Egitto
La cosmogonia di Eliopoli è fondata sulla cosiddetta Enneade, vale a dire un gruppo di nove divinità. Essa incomincia, infatti, dalla nascita del dio solare Atum o Ra [2], autogenerato ed evoluto dall’oceano primordiale Nun all’origine dei tempi. Da questo sarebbe emersa una collina, chiamata Benben, su cui Atum si sarebbe assiso. Si noti come, in una società che dipendeva in gran parte dalle inondazioni del fiume Nilo per il suo sostentamento agricolo, l’origine della vita fosse fatta derivare dalle acque.
Atum sputò e creò dapprima il vento (Shu) e la pioggia (Tefnut). Quest’ultimi dei, divenendo sposi, plasmarono la Terra (Geb) e il cielo notturno (Nut), i quali diedero vita ai fratelli Osiride, Seth, Iside e Nefti. Questi, infine, generarono l’umanità.
Ra
Ra, una delle divinità più importanti e diffuse del pantheon egizio, era connesso al culto del sole. Esso veniva adorato come un globo infuocato che oltrepassa il cielo al mattino, adagiato su una barca. Figurativamente aveva molteplici rappresentazioni, ma la più comune era quella di un uomo con la testa di falco e il disco solare sul capo.
Il mito racconta che, quando gli uomini si ribellarono, Ra inviò il suo occhio sulla terra. Le creature mortali, terrorizzate, fuggirono nel deserto. Qui venne inviata la dea leonessa Sekhmet per compiere un massacro tra gli uomini, Tuttavia, ella si ubriacò e si trasformò nella dea vacca Hathor, fallendo la sua missione. Ra, amareggiato, salì sulla barca solare (Mandjet) e prese a dirigersi verso il cielo, e da allora compie questo percorso ogni giorno. Inoltre Ra può salire anche sulla barca notturna, o dell’aldilà (Mesektet), e accompagnare gli uomini durante il trapasso. In quest’ultimo caso è raffigurato con testa di ariete.
L’importanza di Ra, per gli egizi, era tale che egli veniva adorato sotto forma di più divinità, a seconda del momento del giorno. Ad esempio, Atum era il dio del sole che tramonta, Khepri, il dio del sole che sorge. Persino l’Occhio di Ra possedeva un culto proprio.
I faraoni si fregiavano del titolo di “Figli di Ra”.
Atum
Atum era, a Eliopoli, il dio creatore e la personificazione della sostanza del mondo, nonché del suo stesso spirito. Egli era venerato come l’incarnazione del sole che tramonta, la rappresentazione di Ra durante la sera. Atum era raffigurato nell’iconografia egizia come un serpente o come un uomo recante sulla testa il nemes, il copricapo del faraoni.
Khepri
Khepri era identificato nel sole del mattino ed era rappresentato come uno scarabeo o, alternativamente, come un essere umano con la testa dello stesso animale. Come lo scarabeo fa rotolare una pallina di sterco così Khepri fa nascere il sole al mattino. La funzione del dio è, infatti, di spingere Ra fuori dall’oltretomba. Per tale ragione, Khepri è il dio della trasformazione e della rinascita dopo la morte.
Nun e Nunet, l’origine mitica dell’Antico Egitto
Nun e Nunet rappresentavano, rispettivamente, l’aspetto maschile e femminile dell’oceano primordiale, il caos delle acque. Da questo si autogenerò Atum prima che il mondo esistesse. Nun e Nunet facevano parte anche dell’Ogdoade Ermopolitana (leggi sotto). Il dio era raffigurato con il corpo umano e la testa di rana, mentre Nunet aveva testa di serpente.
La dea Shu
Shu significa “colui che solleva” poiché, secondo la cosmogonia eliopolitana, egli divise il cielo (Nut) dalla terra (Geb). Shu è la personificazione dell’aria, del vento e del vuoto, nel senso di “asciutto”. Per tale ragione egli era raffigurato con una piuma di struzzo in testa.
Tefnut
Tefnut è la sorella e sposa di Shu. Ella rappresenta l’umidità, le piogge e le nuvole. L’iconografia di Tefnut variò non poco nel corso dei secoli, tuttavia un prevalente sincretismo ne pone in rilievo l’associazione con la dea Sekhmet, la quale aveva testa di leone.
Geb
Geb era il dio della terra. Sposo di Nut, generò i quattro figli Osiride, Iside, Seth e Nefti. In alcune raffigurazioni esso è rappresentato come un essere umano con un’oca in testa.
Nut
Nut era la dea del cielo e della nascita, sposa di Geb. Il mito racconta che ella ingoiasse Ra al tramonto per partorirlo nuovamente al mattino. Per tale ragione, Nut era anche la dea della resurrezione. Nell’iconografia tradizionale è raffigurata come una figura di donna con in testa un vaso d’acqua.
Osiride
L’adorazione del dio Osiride è strettamente connessa al suo mito. Secondo la tradizione egizia, infatti, egli sarebbe stato un grande e magnanimo re, il quale avrebbe insegnato agli uomini la religione e l’agricoltura. Tuttavia, sua fratello Seth era talmente invidioso dell’operato di Osiride da finire per ucciderlo. Durante un banchetto lo fece entrare con inganno dentro una bara, che prontamente fu sigillata. Seth gettò quindi il sarcofago nel Nilo e il re morì annegato. Le sorelle Iside e Seth, dopo averne trovato il cadavere, sparpagliato in 14 pezzi, riuscirono a riportare in vita Osiride.
Ciò nondimeno, egli non poteva assumere forma mortale e vendicarsi di Seth, divenendo il re dei morti. Per questo Osiride comandò al figlio Horus (nato dall’unione della sua mummia con la sorella e sposa Iside) di farlo in sua vece. La battaglia tra Seth e Horus, secondo la mitologia egizia, dura dall’eternità. Soltanto quando Horus vincerà, Osiride potrà tornare a regnare l’Egitto.
Essendo stato re Osiride è raffigurato proprio con le vestigia di un faraone egizio, a cui si aggiungevano due alte piume di struzzo.
Seth
Seth era il dio del deserto, del caos e della distruzione, antagonista di Horus e Osiride. Tuttavia, la sua figura non era affatto negativa nella religione egizia, poiché egli aveva il compito di difendere la barca solare di Ra. Seth veniva raffigurato con la figura di un uomo e la testa di un animale che non è mai stato identificato. Potrebbe in ogni caso trattarsi di un animale immaginario che somiglia vagamente a un asino, una scimmia o un levriero, tanto da essere appellato come “l’animale di Seth”.
Iside
Iside è sorella e sposa di Osiride. Quando Seth uccide quest’ultimo e ne sparpaglia il corpo, ella lo ricompone e lo mummifica. Il mito di Osiride e Iside, in tal senso, è la traslazione mitica dei processi di imbalsamazione. Iside, infine, genera un figlio con la mummia di suo marito: Horus, il cui compito sarà vendicarsi di Seth.
Da un punto di vista iconografico Iside è rappresentata come una donna nelle vestigia di una dea. Ella tiene in una mano la chiave della vita (Ankh) e nell’altra un papiro. In genere le mani sono incrociate, ad indicare il lutto per la morte di Osiride. Iside è anche raffigurata come una madre e l’animale corrispondente è la scrofa o la mucca.
Nefti
Nefti era la figlia più giovane di Geb e Nut, sorella e sposa di Seth. Era la dea dell’oltretomba e della morte, in quanto aiutò Iside a mummificare Osiride. Nefti generò il dio Anubi unendosi con Seth o, come racconta un’altra versione del mito, con Osiride a causa di un inganno.
Nefti veniva rappresentata come un uccello rapace: un nibbio o un falco. Nell’iconografia classica era raffigurata come una figura femminile con in testa una parrucca simile alle bende (“le ciocche di Nefti”).
Sekhmet, la dea leonessa dell’Antico Egitto
La dea Sekhmet, con corpo di donna e testa di leonessa, era figlia di Ra e suo personale strumento di vendetta. In senso figurativo ella rappresentava i pericoli e l’arsura del deserto, il quale conduce a morte e distruzione.
Hathor
Hathor era adorata come la dea della bellezza, dell’amore e della gioia. Era raffigurata come una figura femminile con la testa di vacca. Fra le corna, inoltre, veniva posto l’ureo: una decorazione a forma di serpente che idealmente rappresentava la potenza dei faraoni.
La dea Bastet
Bastet era la dea-gatto, personificazione della guerra e della protezione, ma pure della casa e della fertilità. Bastet era una divinità connessa al culto della luna, contrariamente a sua sorella Sekhmet. Nell’Antico Egitto il culto di Bastet era talmente importante che i gatti erano protetti dalla legge: era vietata la violenza contro di loro e persino l’esportazione. In ogni casa ve n’era almeno uno, trattato con tutti gli onori.
Horus e i suoi figli
Horus era il figlio che Iside aveva concepito con la mummia del defunto marito Osiride. Nella mitologia egizia egli combatte contro Seth per vendicare l’uccisione di suo padre. Horus è rappresentato come una figura di uomo e la testa di falco.
Durante il Secondo Periodo Intermedio Horus veniva adorato come protettore dei morti. In questo compito egli veniva aiutato dai suoi quattro figli, custodi delle viscere del defunto. Queste, infatti, venivano estratte dal corpo mummificato e deposte all’interno di vasetti con le sembianze dei figli di Horus: Hamset (fegato), Hapi (polmoni), Kebehnset (intestino), Duamutef (stomaco). Essi erano rispettivamente raffigurati come un’umana, un babbuino, un falco e uno sciacallo.
Anubi, signore dell’oltretomba dell’Antico Egitto
Anubi era il dio della mummificazione e protettore dei cimiteri. Nel corso dell’evoluzione del culto egizio fu progressivamente sostituito da Osiride come signore dell’aldilà. Il compito di Anubi era quello di accompagnare le anime nell’oltretomba e procedere alla psicostasia, la pesatura del cuore atta a verificare che il defunto fosse degno di soggiornare nel Regno dei Morti. La mitologia egizia vuole che tale dio fosse figlio di Nefti e Osiride, frutto di una relazione adulterina e di un inganno. Nefti, infatti, per circuire Osiride, avrebbe assunto le sembianze di sua moglie Iside.
Anubi è rappresentato nell’iconografia classica come una figura di uomo con testa di sciacallo o lupo africano.
Apopi
Apopi era l’eterno rivale di Ra, incarnazione del male e del caos delle tenebre. Raffigurato come un enorme serpente, egli cercava di impedire il sorgere del sole minacciando la barca solare di Ra, Quest’ultimi, tuttavia, era difeso nel suo incedere dagli dei Seth, Bastet, Sekhmet e altri.
Menfi
Il dio Ptah, secondo la teoria cosmogonica di Menfi, avrebbe generato il mondo con il suo cuore e la lingua. Egli, non solo avrebbe dato vita a tutti gli altri dei, ma persino alle città stesse dell’Antico Egitto. Ptah sarebbe stato sposato con Sekhmet o Bastet. Da un punto di vista iconografico egli è rappresentato come un uomo mummificato con la barba.
Ermopoli
La teologia di Ermopoli afferma che otto divinità, quattro con la testa di rana e quattro con quella di serpente, si sarebbero originati da una montagna di fango (Tatenen) emersa dalle acque. Tali dei, nel loro insieme, formano la Ogdoade (Amon, Amaunet, Nun, Nunet, Eh, Hauhet, Kuk, e Kauket).
Vengono qui omessi gli dei già descritti in precedenza
Amon e Amanuet Amon era il creatore, secondo la mitologia ermopolitana. Egli veniva raffigurato con sembianze interamente umane, talvolta assiso in trono. In ogni caso, poiché il nome Amon significava nascosto, misterioso, gli egizi affermavano di non conoscerne il reale aspetto. Amanuet era, invece, la sposa di Amon. Insieme a suo marito, la coppia rappresentava l’ignoto. Anch’ella era raffigurata in forma umana, con in testa la corona rossa del Delta del Nilo. |
Kuk e KauketEssi rappresentavano, in quanto coppia di sposi, l’oscurità primordiale della creazione. Kuk veniva rappresentato come una rana, mentre Kauket come un serpente. |
Huh e HauhetRappresentavano l’infinito dei primordi. Anch’essi erano raffigurati nelle generiche sembianze di rana e serpente. |
Tebe dell’Antico Egitto
A Tebe vigeva sostanzialmente la teologia ermopolitana, pur con qualche grande differenza. Qui veniva proclamato che gli dei avrebbero generato un uovo da cui nacque Amon.
Amon, insieme alle divinità Mut (sua sposa) e Khonsu (suo figlio), formava poi la cosiddetta Triade Tebana. Il dio supremo era, infatti, associato al potere del sole, mentre gli altri due dei erano adorati come personificazione delle acque e della luna rispettivamente.
La fusione del pantheon egizio
Il più importante sincretismo della religione dell’Antico Egitto fu quello che coinvolse i principali centri di culto sacerdotali. Alcune divinità vennero sostanzialmente fuse in una concezione mistica unificante. Così, Amon, Ra e Ptah divennero manifestazioni di un medesimo principio divino supremo. Il primo era la versione del dio nascosto (di tutto ciò che è celato), il secondo del dio visibile (la luce) e l’ultimo del dio creatore (la sostanza).
La rivoluzione di Akhenaton nell’Antico Egitto
Unica eccezione al culto monistico nell’antico Egitto lo si deve all’opera del faraone Amenhotep IV. Egli decise di riformare l’intera credenza religiosa, improntando una forma di pseudo-monoteismo del sole (Aton)[3]. In seguito a tale riforma il suo stesso nome fu mutato in Akhenaton (“Spirito di Aton”). La scelta fu così radicale che il faraone ordinò la costruzione di una nuova città, Akhetaton (“Orizzonte di Aton”) e vi pose la capitale del Regno. Qui, nella regione dell’odierna Tell el-Amarna, fu istituito il culto di Aton. Esso si erigeva in contrapposizione con l’antichissimo centro religioso di Karnak a Tebe, vicino Luxor, vera città tempio dedicata ad Amon-Ra.
Dietro la scelta di Akhenaton potrebbero, pertanto, celarsi anche motivazioni di ordine politico: è possibile, infatti, che la potente casta sacerdotale di Karnak ambisse al potere. Fu questa la ragione per la quale il faraone decise di rinnovare il culto? Ciò nondimeno, la riforma di Akhenaton ebbe durata assai breve, poiché già il figlio Tutankhamon (“immagine vivente di Amon”) ristabilì le precedenti credenze. Tutte le raffigurazioni di Akhenaton furono successivamente distrutte e le statue demolite, il suo nome fu cancellato dalle liste reali. Il breve periodo del culto di Aton prende il nome di eresia amarniana.
Rappresentazione del dio Aton
Contrariamente a quanto avveniva per la gran parte delle divinità del pantheon d’Egitto, Aton non veniva raffigurato con sembianze antropomorfe. La sua immagine figurativa era invece un semplice disco solare. Nelle più comuni rappresentazioni di Aton dal sole si dipartono dei raggi solari che, proiettandosi sui membri della famiglia reale, generano la vita Ankh. Aton rappresenta pertanto il potere del sole di fornire la vita e l’energia agli abitanti dell’antico Egitto.
Samuele Corrente Naso
Note
[1] Antico Regno (2686 – 2181 a.C.)
[2] Mentre Ra è il sole a mezzogiorno, Atum è il sole che tramonta.
[3] O enoteismo: religione che mantiene la credenza in più divinità, ma di fatto ne adora una sola.