Il vento di Trani soffiava placido verso Oriente, lì dove la salvezza attendeva gli uomini che agivano secondo volontà di Dio. Tutti quei soldati in partenza, bardati tra mille e rilucenti armature, bramavano la riconquista di Gerusalemme. Una crociata non era solo un semplice viaggio, ma segnava il confine tra la penitenza e l’impenitenza, tra la benedizione e la dannazione. Ogni soldato era un pellegrino che affidava al vento e alla spada la sua anima.
La cerimonia della partenza
La Chiesa di Ognissanti di Trani era quel giorno attraversata da un unico desiderio di gloria frammisto a timore. L’edificio, nella sua romanica semplicità, sarebbe stato forse l’ultimo luogo ad apparire così familiare a quegli uomini prima della partenza. Il mare, infatti, già ruggiva bonariamente e i rilucenti flutti, sotto il sole della sera, s’infrangevano lungo le banchine del porto. La lunga colonna dei crociati procedeva ordinatamente dall’esterno fino al presbiterio della piccola chiesa, traversando le sobrie navate. Riceveva, quindi, la solenne benedizione dell’arcivescovo di Trani, Bertrando II. Era questo il motivo dell’indossare la croce, simbolo di una missione sacra, di un’investitura divina che proveniva direttamente dal cielo.
La cerimonia poteva apparire semplice e senza fronzoli, ma non è nella semplicità che si cela la temperanza? Non è il parlare di Dio come un sussurro velato, rivolto all’animo del pellegrino? Così carica di significato era quella benedizione: spalancava la via della salvezza. Chiunque sarebbe morto in combattimento, o finanche lungo il periglioso viaggio, sarebbe stato accolto tra le braccia paterne nel Paradiso. Non a caso, al viandante San Nicola Pellegrino la città aveva intitolato il suo Duomo, edificio dall’alto campanile che svettava fiero sull’orizzonte del mar color turchese. Come fu per Nicola, la santità doveva essere l’aspirazione di ogni crociato che quel giorno lasciava l’Occidente per la terra degli infedeli Musulmani.

I Cavalieri Templari
Tra gli scudi dei Crociati si distinguevano le rosse croci patenti dei Cavalieri Templari. Si potevano incontrare lungo tutta la via, tali monaci guerrieri, fieri e coraggiosi. I Templari svolgevano i servizi essenziali per chi era diretto in Terra Santa: scortare i viandanti lungo le strade; assisterli nelle cure attraverso i loro spitali; accogliere i defunti in cimiteri decorosi.
I pellegrini, giunti a Roma percorrendo la Via Francigena, proseguivano fino a Benevento, lungo la Via Traiana. V’era l’obbligato passaggio per la fortezza gerosolimitana di Crepacuore, posta a guardia della via, quindi si arrivava a Troia. Da qui il sentiero poteva essere percorso verso Nord in direzione del Santuario di San Michele Arcangelo sul Gargano, così da richiedere la benedizione del sommo comandante delle milizie celesti, colui che aveva ricacciato il nemico nelle tenebre. Se invece si proseguiva verso Sud, ecco comparire i bianchi casolari e le banchine dei porti pugliesi, come se ne vedevano a Trani oppure a Otranto.
Da Ognissanti al porto di Trani
I Crociati a gruppetti iniziarono a imboccare lo stretto vicolo dell’Angiporto, che dalla Chiesa di Ognissanti conduceva sino all’area portuale di Trani. Un gran viavai di gente e di merci accompagnava i frenetici preparativi per la partenza.

Navi tozze, con le vele ancora avvolte, ondeggiavano ritmicamente. Ognuna di loro era stata solennemente benedetta giacché la vita di numerosi uomini dipendeva da quel legno, che ora appariva così simile a quello della croce di Cristo. Come essa aveva condotto l’umanità alla salvezza, quelle anguste imbarcazioni dovevano portare verso la Terra Santa. Un ultimo sguardo alla cattedrale sul far della sera, il cuore rivolto a San Nicola Pellegrino. Era l’ora della partenza.
La storia di San Nicola Pellegrino
San Nicola Pellegrino fu un giovane eremita nato a Stiri, in Grecia, nel 1075. Sin dalla tenera età aveva mostrato un’inclinazione caratteriale verso l’ascetismo. Un giorno, mentre pascolava il gregge, incominciò a recitare la locuzione Kyrie eleison, sul modello di San Paolo che afferma “pregate ininterrottamente”1. Preso per pazzo, fu fatto rinchiudere dalla madre in un monastero, subendo percosse e umiliazioni. Decise quindi di partire in pellegrinaggio alla volta di Roma e si imbarcò a Lepanto. Durante il tragitto venne gettato in mare, come il profeta Giona, a causa della sua litania ossessiva.
Il fanciullo ricomparve misteriosamente a Otranto e nessuno aveva idea di come vi fosse arrivato. Nicola riemerse dal mare, fradicio e malandato, sempre proclamando incessantemente il suo Kyrie eleison. Agli occhi dei cittadini e dell’arcivescovo di quella città sembrò il delirare di un pazzo. Fu pertanto scacciato da Otranto e riprese alla svelta il pellegrinaggio verso Roma. Dopo alcuni giorni di duro cammino, giunse a Trani il 20 maggio 1094, dove con gran sorpresa incontrò visi gentile e amichevoli. L’arcivescovo Bisanzio, primo fra tutti, apprezzò la semplicità di Nicola e il suo lodare Dio costantemente. Decise dunque di offrire al santo ospitalità in città.
Nicola non rimase si a lungo a Trani. Ammalatosi gravemente, il 2 giugno successivo spirò tra il gran dispiacere di tutta la città2. Dopo la sepoltura presso la chiesa di San Giacomo le spoglie di Nicola cominciarono a restituire grandi miracoli. L’arcivescovo fece dunque avviare il processo di canonizzazione e qualche anno dopo, nel 1099, iniziarono i lavori per la costruzione della cattedrale dedicata al santo pellegrino.
La Cattedrale di Trani
La Cattedrale di Trani sorge imponente e fiera, simile a un baluardo sul mare che scruta l’orizzonte e vigila sulla città. La chiesa fu edificata sopra una preesistente costruzione, detta Santa Maria della Scala, situata pressapoco nell’area dell’odierna cripta e di cui nulla rimane.

L’Ipogeo di San Leucio
Ben conservato è invece l’antico ipogeo di San Leucio, cui si accedeva da Santa Maria della Scala. Il locale sotterraneo costituisce oggi il livello inferiore dell’intero complesso del Duomo. L’ipogeo ospita le spoglie di San Leucio provenienti da Brindisi, dove erano state trafugate nell’VIII secolo.

La costruzione del Duomo
Il cantiere della Cattedrale di Trani si protrasse per oltre cento anni. Le fonti documentali attestano tuttavia che l’edificio era già stato consacrato nel 1143. Sappiamo anche che le spoglie di San Nicola Pellegrino vennero ivi trasportate dalla chiesa di San Giacomo. È l’Historia Translationis Sancti Nicolai Peregrini del Diacono Amando a tramandare la solenne cerimonia di traslazione, alla quale partecipò anche una rappresentanza dei Cavalieri Templari:
“Milites etiam Templi Domini, qui paulo remotius ad urbe distabant hoc cernentes dixerunt illud stupendum miraculum sacri corposis traslationem iudicare“.
Amandus Diaconus, Historia Translationis Sancti Nicolai Peregrini confessoris Tranensis, 1143.
Gli esterni della Cattedrale di Trani
La Cattedrale di San Nicola Pellegrino è uno dei più fulgidi esempi di romanico pugliese. La facciata a salienti è preceduta da un ballatoio e si apre attraverso tre portali, di cui quello centrale, finemente decorato, mostra influenze dell’arte saracena. L’originale porta bronzea, conservata all’interno dell’edificio, è magistrale opera di Barisano da Trani.


Il piano di calpestio dell’edificio è rialzato rispetto all’antistante piazza e raggiungibile per mezzo di due rampe di scale laterali, peculiarità architettonica che consente un accesso diretto dall’esterno alla cripta. Il magnifico rosone centrale circolare si apre sulla facciata sopra tre monofore accompagnate da sculture zoomorfe. Sul fianco sinistro svetta, invece, il massiccio campanile, eretto tra il 1230 e il 1239 e traversato inferiormente da un grazioso arco a sesto acuto.
Gli interni
All’interno della Cattedrale di San Nicola si respira un’atmosfera mistica; il bianco candore dei marmi e lo spiccato verticalismo proiettano i visitatori in una dimensione ultraterrena. L’edificio ha pianta a tre navate, separate da colonne binate, con transetto.

La copertura della navata centrale è a capriate lignee, mentre eleganti volte a crociera chiudono quelle laterali, sormontate dai matronei. Nel complesso la cattedrale è disadorna e priva di orpelli, dovendo fungere in passato da vera e propria fortezza sul mare.

La Cattedrale sul mare
Niente meglio delle parole di Cesari Brandi possono raccontare lo straordinario connubio tra la cattedrale di Trani e il mare:
“Come attratti, mare e cielo coagulano: acquistano fermezza di colore e solidità materiale immobile, e, di contro, la pietra che scopre in ruggine e oro, trova spessore aereo e il percorso di lunghi riflessi, lenti e glauchi come l’onda morta. L’ignoto e sublime architetto aveva compreso come condurre cielo e mare a cattivarsi l’architettura, come distruggere la naturalità informe nella perenne innaturalità della forma”.
C. Brandi, Pellegrino di Puglia, 1960.
Non è escluso che la costruzione dell’edificio di culto prospiciente il mare avesse una qualche funzione apotropaica: San Nicola Pellegrino vegliava sulla città e respingeva i nemici che giungevano navigando i flutti del Mediterraneo.

Simbologie
Alla base del campanile e sul muretto del ballatoio antistante la facciata si possono incontrare Triplici Cinte e Centri Sacri, simboli associati sovente alla presenza in un luogo dei Cavalieri Templari3. Sul prospetto principale si incontrano leoni stilofori presso il portale centrale, elefanti, simbolo di purezza e temperanza, e il grifone, immagine della duplice natura terrestre e celeste di Cristo.
I Cavalieri Templari a Trani: più di un’ipotesi
L’Historia Translationis Sancti Nicolai Peregrini riferisce della presenza dei Cavalieri Templari a Trani durante il trasferimento delle spoglie di San Nicola Pellegrino. Ciò non sorprende in quanto è ben nota l’esistenza di una domus templare nella vicina Barletta4 connessa alla Chiesa di Santa Maria Maddalena, donata dall’arcivescovo di Trani Bertrando II ai membri dell’Ordine Riccardo e Rainerio nel 11695. Tale domus fu la commendatoria principale in terra di Bari almeno fino al 1229, quando alcuni beni vennero confiscati da Federico II di Svevia.

Trani, un porto che guarda a Oriente
La presenza dei Templari a Trani e a Barletta si spiega con l’importanza strategica dei porti di queste città, dai quali partiva una grande quantità di rifornimenti e di merci verso la Terra Santa a supporto delle milizie cristiane. D’altronde, Trani era la città in cui erano stati emanati gli Ordinamenta maris nell’XI-XII secolo, il primo codice marittimo medioevale del Mar Mediterraneo. Per tale ragione essa era divenuta in breve tempo uno dei porti più importanti che guardavano a Oriente, verso la Terra Santa6.
L’importanza commerciale e di scambio monetario della città è testimoniata dalla presenza di circa duecento membri della comunità ebraica, che si occupava di fornire denari a un tasso di cambio favorevole. Ancora oggi presso la cittadina pugliese si può frequentare il quartiere ebraico, ove si collocano i resti di due sinagoghe, particolarità che rende Trani ancora più vicina a Gerusalemme.
La Chiesa di Ognissanti: un dibattito templare ancora aperto
Anche la chiesetta di Ognissanti è stata messa in relazione con l’ordine monastico dei Cavalieri Templari. Secondo un’ipotesi, l’edificio divenne di loro pertinenza sulla base della già citata convenzione con l’arcivescovo Bertrando II di Trani nel 1169.

La facciata di Ognissanti
Il prospetto principale della chiesa è costituito da un doppio portico a tre arconi, incastonato negli edifici circostanti e sorretto da colonne sormontate da capitelli scolpiti. Tra le scene raffigurate vi sono un Michele che uccide il drago e altre raffigurazioni di arcangeli. Superato l’atrio si incontrano i tre portali della chiesa, riccamente scolpiti a livello delle lunette con un’Annunciazione e simboli eucaristici, tra cui il pavone e la vite.

L’abside
Di grande interesse è la porzione absidale dell’edificio, che si affaccia sul porto della città. Una grande monofora è decorata con nodi e figure zoomorfe, tra cui leoni stilofori, grifoni e aquile, tutte declinazioni del bestiario medievale dai significati cristologici.

Tra i motivi decorativi a nodo spicca quello dell’Apocalisse, richiamo allo Spirito Santo. Sull’archivolto della monofora è invece scolpita la lotta di Sansone contro il leone, ora figura del diavolo. A coronamento dell’abside, una serie di archetti pensili con peducci ospitano volti umani.
Gli interni di Ognissanti si dispongono su una pianta basilicale a tre navate senza transetto, divise da colonne e archi a tutto sesto. La navata centrale ha copertura a capriate lignee, mentre le laterali sono contraddistinte da volte a vela. Nel complesso, gli interni della chiesa appaiono sobri e misurati secondo il tipico uso dell’epoca.
Templare…
L’appartenenza di Ognissanti ai Cavalieri Templari è stata lungamente dibattuta nell’ultimo secolo. Il primo a suggerire tale l’ipotesi fu Arcangelo Prologo, il quale sosteneva che i Milites Templum Domini descritti dal diacono Amando nella Historia Translationis Sancti Nicolai Peregrini fossero anche i proprietari della chiesa7. Ciò sarebbe suggerito da una lapide che nelle vicinanze del portale destro cita “Hic Requiescit Costantinus Abbas Et Medicus Orate Pro Anima Eius“, ossia “Qui riposa Costantino, abate e medico, pregate per la sua anima“.
A lungo si è dibattuto sull’identità di tale Costantino. L’iscrizione sembra indicare l’esistenza di uno spitale annesso all’edificio di culto, circostanza che richiama una consuetudine degli insediamenti templari. A sostegno della tesi, Bianca Maria Capone sottolinea che un’altra chiesa, detta di San Giovanni, fosse conosciuta come “grancia dei cavalieri del tempio di Ognissanti“8.

…o non templare?
Tuttavia, Vito Ricci9 e Fulvio Bramato10 hanno messo in dubbio l’appartenenza templare della chiesa. Secondo tali studiosi, infatti, i membri dell’Ordine risiedenti a Trani non avrebbero disposto di un patrimonio sufficiente per la realizzazione di un complesso architettonico così importante. Inoltre, mancherebbero delle chiare ed esplicite fonti documentali che dimostrino la relazione tra la chiesa di Ognissanti e i Cavalieri Templari.
È stata messa in discussione anche la presunta convenzione tra l’Ordine e il vescovato locale del 1169, la quale potrebbe invece essere riferita a un altro gruppo religioso presente sul territorio, i canonici della Cupola della Roccia11. D’altronde, i Templari avevano prestato giuramento direttamente alla Santa Sede attraverso la bolla Omne Datum Optimum di Innocenzo II, datata 1139, e pertanto non potevano essere sottoposti alla giurisdizione ecclesiastica dei vescovi locali. Eppure, sebbene ciò sembra escludere la possibilità di concessioni edilizie da parte dell’arcivescovo Bertrando II, è possibile che l’Ordine abbia costruito la Chiesa di Ognissanti in modo indipendente. Il mistero è ancora da svelare.
Samuele Corrente Naso
Note
- Prima lettera ai Tessalonicesi, 5, 17. ↩︎
- G. Cioffari, San Nicola il pellegrino. Patrono di Trani e dell’arcidiocesi. Vita, critica e messaggio spirituale, Rotas editore, 2004. ↩︎
- A. Giacomini, Sator, Codice templare, Edizioni Penne e Papiri, 2004. ↩︎
- O. Cilli, I templari a Barletta. Nuove acquisizioni, 2002. ↩︎
- Arcangelo Prologo, Le carte che si conservano nello Archivio del Capitolo Metropolitano della città di Trani, dal IX secolo fino all’anno 1266, V. Vecchi e soci, 1877. ↩︎
- C. D. Fonseca, Trani, in G. Musca, Itinerari e centri urbani nel Mezzogiorno normanno-svevo, Atti delle decime giornate normanno-sveve (Bari 21-24 ottobre 1991), 1993. ↩︎
- Ibidem nota 5. ↩︎
- B. Capone, L. Imperio, E. Valentini, Guida all’Italia dei Templari: gli insediamenti templari in Italia, Edizioni Mediterranee, 1989. ↩︎
- V. Ricci, La chiesa di Ognissanti di Trani non fu templare, Cronache medievali, 2010. ↩︎
- F. Bramato, Il Templum Domini e la Militia Templii nella diocesi di Trani. Elementi e prospettive per la ricerca, Barletta crocevia degli Ordini religioso-cavallereschi medioevali, Seminario di Studio, 1997. ↩︎
- F. Cardini, I Templari. Eroismo e misfatti, in Storia e Dossier, Giunti Editore, Firenze, 1995. ↩︎