Il simbolismo del leone

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La figura del leone ha sempre destato, nell’essere umano, grande fascino e inquietudine a causa della sua maestosità e, allo stesso tempo, ferocia. Esso costituisce, sin dai primordi, una metafora del nemico-animale dal quale difendersi per salvaguardare la propria vita.

L’uomo-Leone di Holenstein

Particolare testimonianza di questo ancestrale stato di natura dei nostri antenati è una statuetta di soli trenta centimetri, in avorio ricavato da zanne di mammut. Si tratta della prima manifestazione simbolica realizzata dall’Homo sapiens, nota come Uomo-Leone di Holenstein. La statuetta ha la testa e gli arti superiori leonini, mentre la porzione inferiore del corpo presenta tratti umani. La fusione delle due nature, umana e animalesca, assume un profondo significato apotropaico. L’essere umano, di fronte alla precarietà e all’imprevedibilità della natura, reagisce umanizzando il leone, sì da esorcizzare la paura atavica che esso suscita. Il leone, pertanto, non è più significazione del pericolo incontrollabile, ma viene ricodificato in una cornice di senso simbolico che permette una migliore accettazione dello stato di natura.

L’Antico Egitto

Si manifesta, tale attitudine, anche attraverso la definizione delle prime forme di culto, del totemismo, e quindi delle religioni complesse. Nell’Antico Egitto, ad esempio, le rappresentazioni delle divinità sono manifestazioni intermedie tra l’essere umano, il regno animale e il divino, alle quali si associava un significato simbolico particolare. Gli Antichi Egizi credevano che nella realtà visibile ci fossero differenti e numerose ierofanie del divino, secondo un principio di immanenza; ogni fenomeno naturale corrispondeva a una divinità ben precisa.

Il leone, “Grande Re” del mondo animale, assumeva un ruolo sacro di prim’ordine. Gli Egizi vedevano in esso Sekhmet, divinità della guerra, delle epidemie e delle guarigioni, principio generatore della ferocia e della violenza distruttiva. La Dea era raffigurata con la testa di leonessa e abiti di colore rosso, che talvolta lasciavano intravedere dei seni dalla forma di rosette stilizzate. Sekhmet vegliava la barca di Ra contro i nemici che volevano impedire il sorgere del Sole.

Il Leone nell’Ebraismo

Il simbolismo del leone si riveste di un significato preponderante anche presso la religione ebraica, attraverso un intricato corpus di riferimenti biblici. L’animale, presente sugli altipiani mediorientali almeno sino al medioevo inoltrato, dovette rappresentare un convivente tanto pauroso quanto affascinante anche per il popolo d’Israele. Questa duplice natura si rinviene fedelmente nelle descrizioni veterotestamentarie, dove il leone è espressione figurativa di Dio giudice:

“Il leone ruggisce, chi non temerà? Il Signore, Dio, parla, chi non profetizzerà?”.

Amos 3,8

Da tale simbolismo deriva lo stemma leonino della Tribù di Giuda, quarto figlio di Giacobbe, dalla cui stirpe avrà i natali re Davide.

“Giuda è un giovane leone; tu risali dalla preda, figlio mio; egli si china, s’accovaccia come un leone, come una leonessa: chi lo farà alzare? Lo scettro non sarà rimosso da Giuda, né sarà allontanato il bastone del comando dai suoi piedi, finché venga Colui al quale esso appartiene e a cui ubbidiranno i popoli”.

Genesi 49,9

Ma il leone è anche metafora del peccato e delle sue conseguenze:

Come il leone sta in agguato della preda, così il peccato di coloro che praticano l’ingiustizia“.

Siracide 27,10

Il Messia ebraico

Ancora, nel Libro di Osea, è profetizzato che il giudizio di Dio si abbatterà come un leone verso i peccatori:

Io sarò come un leone per Efraim, come un leoncello per la casa di Giuda. lo farò strage e me ne andrò, porterò via la preda e nessuno me la toglierà. Me ne ritornerò alla mia dimora finché non avranno espiato e cercheranno il mio volto, e ricorreranno a me nella loro angoscia”.

Osea 5,14-15

Dio stesso, quindi, assume la regalità e suscita il rispetto timoroso ch’erano attribuiti all’animale. Non a caso il termine ebraico per indicare il leone ‘ryh letto al contrario diviene hyr’, che significa timore. La Parola di Dio è dunque “ruggito di leone”, come scritto in Proverbi1.

L’Ebraismo è profeticamente rivolto all’attesa del Messia (mashiach), il Re “unto del Signore” che possa governare il suo popolo verso un’era di pace e prosperità. Il Messia non ha connotati divini, ma è inviato da Dio per risollevare la condizione umana in senso antropologico. Gli Ebrei attendono il re che permetta di superare la condizione di natura, l’incertezza primordiale di fronte all’insindacabilità della vita. Anch’essi prefigurano una sorta di uomo-leone messianico che possa riconciliare la natura con l’uomo, conferendo un ordine permanente al mondo e facendo giustizia dei nemici.

Il leone nel Cristianesimo

Mentre l’Ebraismo è rivolto all’attesa messianica, il Cristianesimo afferma il complimento della rivelazione in Gesù Cristo, uomo e Dio allo stesso tempo. Cristo è discendente della Tribù di Giuda, e di conseguenza appartiene alla stirpe di Davide:

“Ma uno degli anziani mi disse: «Non piangere; ecco, il leone della tribù di Giuda, il discendente di Davide, ha vinto per aprire il libro e i suoi sette sigilli”.

Libro dell’Apocalisse 5,5

Ecco che il simbolismo del leone diviene di Cristo a pieno diritto. Il Messia non è giunto per instaurare un regno terrestre alla maniera ebraica, la sua missione non è la riconciliazione con la natura selvaggia, ma è andare ancora più oltre.

Cristo, secondo le Sacre Scritture, muore in croce e poi risorge; tale vicenda permette dunque il superamento dello stato di natura. E soprattutto affronta e risolve il problema più profondo dell’uomo, ossia lo stato di morte, inteso in senso sia fisico che metafisico, ontologico. Cristo è il vero Messia, è leone in quanto governa finanche la natura che va oltre la natura.

Ciò nondimeno, nel Nuovo Testamento il leone mantiene ancora la sua natura ambivalente: se da un lato esso è simbolo di Cristo che combatte contro il drago, dall’altro personifica il diavolo:

Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare”.

I Pietro 5,8

Sin dalle fonti più antiche su cui si baserà il bestiario medievale, come il Physiologus alessandrino del II-III secolo2, il leone è pertanto emblema dei vizi capitali, metafora della concupiscenza della carne e della superbia.

Samuele Corrente Naso

Note

  1. Libro dei Proverbi 20,2. ↩︎
  2. Il Fisiologo, a cura di Francesco Zambon, Milano, Adelphi, 1975. ↩︎

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