Potenti a Troyes sono gli echi del passato, di racconti e misteri, di sacri cavalieri e tesori leggendari. Tra le strette vie medievali pare ancora di udire lo scalpiccìo di zoccoli dei destrieri sui selciati pietrosi, fugaci sagome di uomini in sella sembrano apparire alle prime luci dell’alba, lente e ieratiche come monaci in processione, terribili come soldati in battaglia. Sfilano solenni ancora avvolte nella semioscurità, indossano bianchi mantelli e su questi è cucita una croce patente rossa, immagine del sangue di Cristo e dei suoi martiri. I fruscii del vento rassomigliano a litanie antiche, preghiere arcane invocano la santa Gerusalemme. I Cavalieri procedono ordinati verso la Cattedrale di Saint-Pierre-et-Saint-Paul, non già il sublime edificio gotico dalle alte guglie e i pilastri possenti, ma quello più sobrio che lo precedette. Nel lontano 1129 a Troyes i Templari ricevettero la Regola e da quel momento storia e leggenda divennero un tutt’uno.

La nascita dei Templari e Hugues de Payns
La scelta di convocare il concilio a Troyes non fu casuale. Si dice che da queste terre della Champagne provenisse il misterioso iniziatore dei Templari, Hugues de Payns. Labili e sfumate sono le tracce storiche della sua vita. Secondo i più, egli era un cavaliere originario del villaggio di Payns, a circa dieci chilometri da Troyes1. Al servizio del conte di Champagne, Hugues si era recato in Terra Santa nel 1113 per compiere la peregrinatio a Gerusalemme. Colto all’improvviso da una vocazione divina aveva quindi deciso di rimanere in Terra Santa, non per vagare errabondo tra i costumi del mondo ma per adempiere a una santa missio2. Con pochi compagni, altri otto secondo la tradizione, Hugues de Payns giurò solennemente di custodire i sacri luoghi di Cristo a Gerusalemme e i pellegrini che vi si recavano3. Le fonti del tempo fanno risalire al 1118-1119 la fondazione di questa piccola fraternitas.
Non nobis, Domine, non nobis, sed nomini tuo da gloriam!
Non a noi, non a noi o Signore, ma al tuo nome dai gloria!
Dal prologo della Regola di san Benedetto, a partire dalla quale è redatta la Regola “primitiva” dei Templari; la citazione è presente anche nell’opera De laude novae militiae 13, 31 di san Bernardo di Chiaravalle.

Il Concilio di Troyes e la Regola dei Templari
I Poveri compagni al seguito di Hugues de Payns divennero Militia Templi quando re Baldovino I concesse loro l’uso della Moschea di al-Aqsa, situata presso la spianata del distrutto Tempio di Gerusalemme. Dunque si chiamarono Templari, uomini di fede e, in quanto militia, combattenti. Ma come giustificare davanti la Chiesa tale ambiguità, in apparenza inaccettabile? La mattina del 13 gennaio 1129, a Troyes, i Templari ebbero un aiuto inaspettato e decisivo. Innanzi al concilio della Chiesa convocato per discutere sulla questione, nella cattedrale di Saint-Pierre-et-Saint-Paul, fece il suo intervento San Bernardo di Clairvaux, padre spirituale di quel tempo. Bernardo giustificò l’utilizzo della spada, strumento di giustizia per scacciare gli infedeli dalla Terra Santa, come Cristo aveva fatto con i mercanti del Tempio.
“Invero, quando egli uccide un malfattore, non commette omicidio, ma malicidio, e può essere considerato il carnefice autorizzato da Cristo contro i malvagi” .
Bernardo di Chiaravalle, De laude novae militiae ad Milites Templi
Alla presenza delle più importanti cariche ecclesiastiche dell’epoca, tra cui il cardinale Matteo d’Albano nelle veci di papa Onorio II, gli Arcivescovi di Reims e di Seins, gli abati cistercensi di Cîteaux, Pontigny e Troisfontaines e quelli cluniacensi di Molesmes e Vézelay, oltre che politiche, come il conte di Champagne André de Baudemont, il Concilio di Troyes riconobbe ufficialmente i Pauperes commilitones Christi templique Salomonis. Inoltre accettò la loro Regola, alla cui stesura aveva contribuito proprio Bernardo di Clairvaux.
“[…] essendo trascorsi nove anni dalla fondazione del suddetto Ordine, ci riunimmo a Troyes, sotto la guida di Dio, dove avemmo la grazia di conoscere la regola dell’Ordine equestre, capitolo per capitolo, dalla bocca dello stesso Maestro Ugo”
Dalla Regola dei Templari

Chrétien de Troyes, i Templari e il mistero del Graal,
I Templari, esentati dal pagamento delle tasse, come prescritto dalla celebre bolla Omne Datum Optimum di Innocenzo II, nel corso del tempo divennero ricchi e potenti oltremodo. Al punto da suscitare innumerevoli racconti. Il mito vuole che i Pauperes commilitones avessero accumulato un tesoro d’inestimabile valore e che a Gerusalemme i Cavalieri fossero riusciti a trovare le più preziose reliquie della cristianità. Tra di esse la leggenda annovera il calice che accolse il sangue di Cristo morente sulla croce, l’arcano Santo Graal della tradizione letteraria. Sarà un caso del destino, ma fu Chrétien de Troyes, anch’egli originario di questa città, che per primo raccontò della sacra coppa nel suo più celebre romanzo, il Perceval4, composto tra il 1175 e il 1190. Giunto alla corte del re Pescatore, l’eroe assiste a una misteriosa processione in cui:
“Un graal antre ses deus mains une dameisele tenoit“.
“Un graal tra le sue due mani una damigella teneva”.
Chrétien de Troyes, Il racconto del Graal, traduzione a cura di Mariantonia Liborio5.
Chrétien de Troyes non rivela cosa fosse davvero il graal e per tale ragione esso diverrà l’oggetto della fantasia di molti scrittori successivi. Per Robert de Boron, autore de Le livre du Graal del XIII secolo, si trattava del calice con cui Giuseppe d’Arimatea raccolse il sangue di Cristo dalla Croce6, reliquia straordinaria che i Cavalieri Templari avrebbero trovato a Gerusalemme.

L’anima gotica di Troyes
Nel 1188 un enorme incendiò divampò a Troyes, causando ingenti danni anche alla cattedrale di Saint-Pierre-et-Saint-Paul7. Il vescovo Garnier de Traînel si adoperò per un’immediata ricostruzione dell’edificio e i lavori presero avvio intorno al 1200. È facile immaginare che l’Ordine del Tempio contribuì all’impresa con le sue ricche finanze. D’altronde, la cattedrale di Troyes era il luogo del destino ove i sacri Cavalieri avevano ricevuto la Regola.

La costruzione seguì i dettami del nuovo e maestoso stile francese, il gotico, su imitazione di quanto avveniva a Chartres. Nel corso dei secoli successivi i maestri costruttori di Troyes edificarono una cattedrale imponente e sublime, a cinque navate, dalle splendide vetrate policrome e un coro con cappelle radiali. La facciata occidentale, con tre portali, ampio rosone e torre a sinistra, fu realizzata dall’architetto Martin Chambiges dal 1507.

Seguendo l’esempio della cattedrale, nei decenni successivi a Troyes furono innalzati alcuni dei più pregevoli edifici gotici della Champagne. La basilica di Saint-Urbain venne costruita per volontà di papa Urbano IV, al secolo Jacques Pantaléon. Il pontefice era nato e cresciuto a Troyes da un’umile famiglia di calzolai. Eletto al soglio pontificio nel 1261 aveva deciso di erigere una basilica sul luogo della bottega di suo padre, dedicandola al predecessore Urbano I. L’architetto Jean Langlois realizzò uno straordinario gioiello del gotico radiante, riducendo le porzioni murarie in favore di una ariosa spazialità e di grandi vetrate policrome.

All’inizio del Duecento fu ricostruita anche la più antica chiesa cittadina dedicata a Maria Maddalena, santa a cui i Templari erano devoti e legata alla tradizione religiosa francese. La chiesa, a cinque navate, conserva ancora il pontile in gotico fiammeggiante realizzato da Jean Gailde nel primo quarto del XVI secolo.
Samuele Corrente Naso
Note
- P. V. Claverie, S. Cerrini, La révolution des Templiers. Une histoire perdue du XIIe siècle, Paris, 2007. ↩︎
- F. Cardini, I Templari, Giunti, 2011. ↩︎
- Guglielmo di Tiro, Historia rerum in partibus transmarinis gestarum, seconda metà del XII secolo. ↩︎
- Chrétien de Troyes, Le Roman de Perceval ou le conte du Graal, 1175-1190 circa. ↩︎
- Chrétien de Troyes, Il racconto del Graal, traduzione a cura di M. Liborio, in Il Graal. I testi che hanno fondato la leggenda, Milano, Mondadori, 2005. ↩︎
- Robert de Boron, Roman dou l’Estoire de Graal ou Joseph d’Arimathie, XIII secolo. Ms. E.39, Biblioteca Estense di Modena; ms. nouv. Acq. Fr. 4166, Biblioteca nazionale di Parigi. ↩︎
- E. Lavisse, Histoire De France Depuis Les Origines Jusqu’à La Révolution: Les Origines La Gaule Indépendante et La Gaule Romaine, volume 3, Hachette, 1911. ↩︎