In Camargue, nel luogo ove i flutti del Rodano incontrano il Mediterraneo, si distende l’antica città di Saintes-Maries-de-la-Mer. Il vento frusciante s’insinua tra i vicoli pittoreschi, spazza la sabbia finissima sul litorale selvaggio e incontaminato, agita la criniera dei bianchi cavalli in corsa lungo la battigia. Il rumore del galoppo, smorzato dal moto ondoso della schiuma marina, è guidato dalle voci dei gitani che numerosi animano la città. Ovunque si vada, elevando gli occhi si scorge il profilo della chiesa di Notre-Dame-de-la-Mer.
Appare più simile a un bastione, questo edificio di culto fortificato, provvisto di un imponente campanile a torre con merlature e di un cammino di ronda per le vedette. D’altronde, costituiva nel Medioevo parte delle strutture difensive cittadine; non poteva essere altrimenti giacché il borgo era la porta d’ingresso marittima di tutta la Camargue. In caso di arrivo dei nemici dal mare, come i pirati barbareschi, la popolazione poteva barricarsi tra le sue mura e resistere per giorni, anche grazie a un pozzo collocato all’interno. Ma la vera ricchezza della chiesa di Notre-Dame si trova nella leggenda, nei grandi racconti che hanno fatto di Saintes-Maries-de-la-Mer uno dei più importanti luoghi di pellegrinaggio di tutta la Francia. È questo il borgo delle Sante Marie, dello sbarco miracoloso dei discepoli di Cristo e di Sara la Nera, grande patrona dei gitani.

Saintes-Maries-de-la-Mer tra storia e leggenda
Le Sante Marie di Saintes-Maries-de-la-Mer, come vuole la tradizione, giunsero nel borgo da molto lontano, traversando il mare su una barca senza remi. Un filone leggendario diffuso in Francia nel Medioevo, dalla grande fortuna letteraria, afferma che alcuni discepoli di Cristo vennero caricati su una zattera e lasciati naufragare tra le acque per volere del Sinedrio ebraico. Il Messia era asceso al cielo; era quello il tempo della predicazione e parimenti delle persecuzioni. Il numero e l’identità dei naufraghi biblici cambiava al rinnovarsi della leggenda, di bocca in bocca, ma si diceva sempre che provenissero da Betania e soprattutto che tra loro vi fosse Maria di Magdala1.
Si narra che i discepoli vagarono in balia dei capricci del Mediterraneo finché non approdarono sulle coste della Provenza. In alcune versioni di queste vitae agiografiche della Maddalena, come nella più famosa Legenda Aurea di Jacopo da Varagine2, lo sbarco miracoloso si collocava a Marsiglia. Per Gervasio di Tilbury, giurista inglese che scrisse tra il 1210 e il 1214 gli Otia Imperialia, l’evento avvenne invece presso la foce del Rodano, a Saintes-Maries-de-la-Mer. In prossimità di quel luogo nacque una chiesa dedicata alla Madre di Dio, ancora oggi chiamata Notre-Dame-de-la-Mer. Qui in seguito troveranno riposo i corpi dei santi di Betania. Sopra ogni cosa, l’autore della leggenda rivelava chi fossero le Marie, ossia quelle “quae mane prima sabbati cum aromatibus venerunt videre sepulcrum“3.
“Lì, vicino alla riva del mare, c’è la più antica di tutte le chiese di questa parte del Mediterraneo. È stata fondata in onore della Madre di Dio, e consacrata da alcuni discepoli che avrebbero viaggiato dalla Giudea su una barca senza remi. Essi erano Massimino di Aix, Lazzaro di Marsiglia (fratello di Marta e Maria), Eutropio d’Orange, Giorgio di Velay, Saturnino di Tolosa, Marziale di Limoges e Trofimo d’Arles […] tutti appartenenti ai settantadue discepoli di Cristo. Marta e Maria Maddalena, tra tante altre erano presenti alla consacrazione. Un’antica tradizione, di indiscutibile autorità, afferma che sotto l’altare di questa basilica, fatto di terra dagli stessi discepoli, e coperto da una semplice lastra di marmo pario con un’iscrizione, sono sepolte le teste di sei corpi santi in uno spazio quadrato, mentre i preziosi resti dei loro corpi sono sigillati nelle proprie tombe. Essi assicurano che tra questi vi sono le due Marie, che hanno portato gli unguenti presso la tomba di Gesù la mattina presto, il primo giorno della settimana”.
Gervasio di Tilbury, Otia Imperialia, 1210-1214. Traduzione a cura dell’autore

Le Saintes Maries dei vangeli
Secondo i vangeli canonici, seppur con alcune differenze tra loro, le donne che portarono gli unguenti al sepolcro di Cristo, e lo trovarono vuoto per via della resurrezione, erano Maria di Magdala, Maria Jacobè e Maria Salome. Così afferma l’evangelista Marco:
“Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù”. Di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, vennero al sepolcro al levar del sole. Esse dicevano tra loro: «Chi ci rotolerà via il masso dall’ingresso del sepolcro?». Ma, guardando, videro che il masso era già stato rotolato via, benché fosse molto grande”.
Marco 16, 1-4
È interessante notare che Salome non viene mai menzionata come Maria, nome che invece gli è attribuito dalla tradizione. Le tre donne che si recarono al sepolcro erano le stesse che avevano assistito alla crocifissione:
“C’erano anche alcune donne, che stavano ad osservare da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, che lo seguivano e servivano quando era ancora in Galilea, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme”.
Marco 15, 40-41
Si tratta dunque delle testimoni più importanti della vicenda di Cristo. Le tre Marie avevano veduto la morte e la resurrezione con i loro stessi occhi e pertanto erano chiamate a predicare nel Mondo la buona novella. Eppure, dopo questi fatti, i vangeli tacciono sul resto della loro vita. Tale mancanza venne colmata dalla leggenda e dal racconto: a bordo di una zattera alla deriva, le donne giunsero sino in Provenza, a Saintes-Maries-de-la-Mer.
Il luogo dello sbarco: Saintes-Maries-de-la-Mer
Oltre la leggenda, il dato storico a Saintes-Maries-de-la-Mer rivela le origini di una città antica. Le prime menzioni del luogo in cui sarebbero approdate le tre Marie, un’isola paludosa nel delta del Rodano, risalgono al IV secolo. Il poeta romano Rufo Festo Avieno testimoniava l’esistenza di un “oppidum priscum Ra“, una fortezza che l’autore riteneva dedicata alla divinità egizia Ra4. Invero è probabile che il toponimo si riferiva al termine gallico rātis, che significava in effetti “fortezza”. Ratis divenne quindi il nome della cittadina paleocristiana, ossia “piccola isola” o “zattera”, con evidente slittamento di significato. Nel VI secolo una comunità di monache occupò l’oppidum, per volontà del vescovo di Arles, Cesario, con l’intento di debellare i culti pagani ivi presenti. L’isola assunse quindi il nome di Sancta Maria de Ratis, indizio che fa risalire a quel tempo la prima chiesa dedicata alla Madre di Dio5.
Notre-Dame-de-la-Mer
Notre-Dame e il borgo vennero ricostruiti più volte. Di certo in seguito alle invasioni dei Vichinghi e dei Saraceni nel IX secolo, che avevano devastato la regione e fatto scappare le monache. Guglielmo I di Provenza riuscì a liberare la Camargue dal dominio saraceno soltanto nel 973 ed è probabile che una prima ricostruzione della chiesa avvenne negli anni successivi. L’edificio, posto inizialmente sotto la giurisdizione della cattedrale di Saint-Trophime ad Arles, passò nel 1078 all’abbazia di Saint-Pierre de Montmajour. Il toponimo del luogo mutò quindi in Notre-Dame-de-la-Mer in relazione al diffondersi delle leggende provenzali. La chiesa cittadina dovette andare nuovamente in rovina giacché sappiamo che fu rinnovata intorno al 1170, in stile gotico6.

Questo edificio, costituito da un’aula singola, una cappella e il coro, vide infine gli ultimi rimaneggiamenti nel XV secolo. All’epoca risalgono l’allungamento della navata, l’aggiunta di un cammino di ronda e della cripta. Si tratta della chiesa che oggi contribuisce a rendere così affascinante l’atmosfera del luogo. Nel 1838 il borgo assunse infine l’attuale nome, Saintes-Maries-de-la-Mer, in onore delle sante patrone.
La Translatio Terrae Sanctae in Provenza
Saintes-Maries-de-la-Mer rappresentava nel Medioevo uno dei luoghi di culto più importanti dell’intera Provenza. Il borgo marittimo era il luogo eletto che per primo aveva accolto Maria Maddalena e i discepoli di Cristo. Dalla cittadina, raccontano le agiografie del tempo, i santi iniziarono la predicazione di tutta la regione. Il corpus leggendario permette infatti di ricostruire un’ipotetica mappa di evangelizzazione delle città provenzali sulla base delle reliquie in esse custodite. Massimino predicò a Saint-Maximin-la-Sainte-Baume7, dove fu sepolto insieme alla Maddalena, la quale vi giunse dopo aver vissuto per trent’anni nella grotta della Sainte-Baume come eremita8. Le spoglie di Marta riposerebbero invece a Tarascona9, quelle di San Trofimo ad Arles e così via. Secondo la tradizione, tuttavia, non tutti i discepoli giunti dalla Betania lasciarono Saintes-Maries-de-la-Mer. Maria Jacobè e Maria Salome decisero di fermarsi e predicare in quel luogo.
Questa sorta di Translatio Terrae Sanctae in Provenza ebbe un impulso decisivo con la caduta del regno crociato di Gerusalemme nel 1187, per mano di Saladino. La volontà di creare sul piano cultuale una Terra Santa parallela, animata cioè dagli stessi protagonisti evangelici, rispondeva al bisogno di tutti coloro ch’erano ormai impossibilitati a raggiungere i luoghi di Cristo. In Provenza il pellegrino poteva così seguire le orme dei primi discepoli, recandosi presso le loro tombe e venerandone le reliquie.

La diffusione del culto di Saintes-Maries-de-la-Mer
A Saintes-Maries-de-la-Mer la presenza di alcune sepolture dei santi di Betania, tra cui Maria Jacobè e Maria Salome, era stata assicurata da Gervasio di Tilbury. Così pure aveva confermato Guillaume Durand, vescovo di Mende, nel Rationale divinorum officiorum del 1280 circa10. La diffusione del culto delle Marie, tuttavia, era soltanto all’inizio. Nel 1315 veniva fondata una Confrérie des Saintes Maries con il compito di ospitare i pellegrini diretti verso la Spagna e il Cammino di Santiago di Compostela11. Nel 1342 il papa Benedetto XII istituiva la festa delle Saintes Maries, da celebrarsi il 25 maggio di ogni anno, e nel 1357 il cronista carmelitano Jean de Venette scriveva l’Historie des Trois Maries sulla base delle leggende provenzali12.
L’inventio delle reliquie delle Saintes Maries
Alla completa definizione di questa leggenda locale mancava soltanto un elemento, seppur imprescindibile, ossia l’inventio delle reliquie. In altri luoghi le autorità, religiose o nobiliari, si erano prodigate alla ricerca delle spoglie mortali dei santi nei luoghi di culto indicati dalla tradizione. Ad esempio, nel 1279 Carlo II d’Angiò aveva ordinato di scavare presso la basilica di Saint-Maximin-la-Sainte-Baume. Il 9 dicembre i lavori riportarono alla luce quattro sarcofagi attribuiti a Maria Maddalena, Massimino, Cedonio e Marcella. La finalità di tali ricerche non era solo cultuale bensì anche economica: il possesso di una reliquia permetteva di orientare il flusso dei pellegrini e quindi ottenere i ricchi indotti che ciò comportava.

L’inventio a Saintes-Maries-de-la-Mer avvenne in età più tarda che negli altri luoghi di culto provenzali. Un primo tentativo da parte dello stesso Carlo II d’Angiò era stato infruttuoso. Per riscoprire le reliquie delle Marie si dovette attendere l’intervento del Conte di Provenza Renato d’Angiò nel 1448. Il Conte ottenne da papa Niccolò V il permesso di scavare lungo la navata centrale della piccola chiesa di Notre-Dame-de-la-Mer13. Alla presenza del legato pontificio Pierre de Foix, l’arcivescovo d’Aix Robert Damiani e il vescovo di Marsiglia Nicolas de Brancas, gli scavi riportarono alla luce sotto il presbiterio le rimanenze di un ambiente ipogeico. Ivi si trovavano un altare di marmo e soprattutto due corpi, che furono prelevati ed esposti nella cappella superiore della chiesa14. A chi davvero appartenessero quelle spoglie è difficile dirlo, ma tanto bastava alla tradizione locale: l’inventio era compiuta e Saintes-Maries-de-la-Mer poteva vantare le sue reliquie.
Il culto di Sara
Ma a Saintes-Maries-de-la-Mer quello delle Marie non è l’unico culto popolare. Se l’aula della chiesa è dedicata alla venerazione delle reliquie di tali sante, la cripta ospita le spoglie di un’altra importante donna della tradizione locale. Il più grande mistero di Saintes-Maries-de-la-Mer riguarda infatti la figura di Sara, appellata come santa patrona dalle comunità gitane d’Europa. Il folklore del luogo vuole che Sara fosse una serva delle Marie proveniente dall’Egitto e per questo è raffigurata con la pelle bruna.

Non è chiaro da dove si sia originata la devozione popolare dei gitani per Sara la Nera, sviluppatasi solo nell’Ottocento sulla scia del culto delle tre Marie. La prima menzione della serva nelle fonti agiografiche è, in effetti, molto tarda: bisogna attendere la stesura de La Légende des Saintes-Maries di Vincent Philippon, datata 1521, per incontrare la sua misteriosa figura. Secondo l’autore, le spoglie di Sara furono rinvenute insieme a quelle delle donne di Betania durante gli scavi del 1448. Quindi vennero conservate nella cripta di Notre-Dame.
La statua della santa, riccamente vestita, il 24 maggio di ogni anno è portata in processione dai gitani radunati per l’occasione. Il corteo procede dal mare verso la riva, sì da rievocare lo sbarco miracoloso delle Marie e della loro serva Sara, accompagnato da una gran folla e dai Gardians in sella agli eleganti cavalli bianchi della Camargue. E socchiudendo gli occhi pare di scorgere in lontananza una barca senza remi che, docile in mezzo alle acque, ondeggia verso le solitarie spiaggie di Saintes-Maries-de-la-Mer.
Samuele Corrente Naso
Note
- La prima menzione dello sbarco di Maria Maddalena in Provenza è contenuta nel testo Omnipotentis dei clementia del secolo XI, realizzato da un anonimo ispirandosi all’omelia Sermo in solemnitate sanctae Mariae Magdalenae attribuita a Oddone di Cluny (878 circa – 942). Si veda D. Iogna-Prat, La Madeleine du Sermo in veneratione sanctae Mariae Magdalenae attribué à Odon de Cluny, in Mélanges de l’École française de Rome. Moyen-Age, 104, 1992. ↩︎
- Jacopo da Varazze, Legenda Aurea, 1260-1298. ↩︎
- Gervasio di Tilbury, Otia Imperialia, 1210-1214. ↩︎
- Rufus Festus Avienus, Ora maritima, IV secolo. ↩︎
- Anche detta al tempo Notre-Dame-de-la-Barque. ↩︎
- Jean-Maurice Rouquette, Provence Romane 1, vol. 1, Zodiaque, coll. La Nuit des Temps, 40, 1974. ↩︎
- Ibidem nota 1. ↩︎
- Vita eremetica beatae Mariae Magdalenae, 1173 circa. ↩︎
- Pseudo Mauro-Rabano, Vie de sainte Marie-Madeleine et de sa sœur sainte Marthe, fine XII secolo. ↩︎
- Guillelmus Durantus, Rationale divinorum officiorum, 1280 circa. Si veda F. Reynaud, La tradition des Saintes-Maries, Dumoulin-Marius Lebon, Paris, 1874. ↩︎
- A. Rucquoi, Maria y Iacobus en los Caminos Jacobeos, Santiago de Compostela 21-24 ottobre 2015, Xunta de Galicia, 2017. ↩︎
- M. T. Driscoll, L’histoire des Trois Maries by Jean de Venette, Cahiers de Joséphologie, 23, 1975. ↩︎
- C. M. Girlderstone, The Tradition of the Maries in Provence, New Blackfriars, 32, 379, 1951. ↩︎
- Jean-Paul Clébert, Guide de la Provence mystérieuse, Paris, Tchou, 1972. ↩︎