San Pietro di Sorres, capolavoro romanico in Sardegna

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Nel cuore del Meilogu in Sardegna, su un poggio gentile dell’agro di Borutta, si innalza la chiesa romanica di San Pietro di Sorres. L’edificio sorse come cattedrale al tempo dei Giudicati, quando il piccolo borgo di Sorres era sede vescovile. Fu il giudice di Torres Barisone II a dare il beneplacito ai lavori di edificazione, iniziati tra il 1170 e il 1180 sotto gli auspici del vescovo Goffredo di Meleduno1, forse sulla base di una costruzione già abbozzata nel secolo precedente2. Oggi la chiesa ospita i monaci benedettini e non ha più il titolo di cattedrale, ma conserva ancora l’ineguagliabile fascino delle origini.

San Pietro di Sorres, cattedrale cistercense

L’architettura di San Pietro di Sorres è elegante e si ispira alle raffinate chiese pisane e pistoiesi della Toscana dell’XI-XII secolo. Fu opera di tale Mariane maistro, il cui nome compare su un gradino che sorregge il portale ovest della facciata3

“+ Mariane maistro me fecit, 1221″.

L’iscrizione riporta anche la data di consacrazione dell’altare maggiore e pertanto di ultimazione dei lavori: il 1221. È ragionevole supporre che la guida del cantiere di edificazione di San Pietro fu cistercense, come d’altronde avveniva nella vicina Sant’Antioco di Bisarcio negli stessi anni. Cistercense era il vescovo Goffredo (1171-1178) e così pure i suoi successori Augerio (1181-1200) e Pietro (1205-1211).

L’architettura romanica di San Pietro di Sorres

San Pietro di Sorres è caratterizzata da alcune peculiarità architettoniche che non hanno uguali nel resto della Sardegna. Così ad esempio le volte a crociera cupoliformi, realizzate da maestranze francesi con conci in pietra a vista, o la raffinata bicromia in arenaria bianca e basalto nero che scandisce le tre navate della pianta basilicale, di cui quelle laterali molto strette. La divisione interna degli spazi è scandita attraverso grandi arcate a tutto sesto sostenute da pilastri cruciformi.

Il grande pulpito collocato lungo la navata centrale è di età gotica, come si deduce dalle decorazioni e gli archi a sesto acuto. La Madonna delle Grazie con Bambino in legno dorato, addossata alla parete sinistra, risale al XV secolo. L’area absidale, con nicchia semicircolare e presbiterio sopraelevato, è orientata a est.

L’alternanza cromatica caratterizza anche gli esterni, con paramento liscio coronato da archetti pensili e decorazioni a tarsie, fiori, scacchiere e croci patenti, tra le altre cose.

Prospetto principale e influssi stilistici

Il prospetto principale, a salienti, è ornato con una finta loggia disposta su tre livelli, le cui arcate sormontano oculi e losanghe. Si tratta di una scelta stilistica che prende le mosse dal cantiere romanico della cattedrale di Santa Maria Assunta a Pisa del magister Buscheto. Nello spazio geometrico tra gli archi della loggia si possono riconoscere finissimi motivi decorativi, tra i quali la ripetizione del fiore della vita.

Tanta è la simbologia di questo luogo che è difficile non immaginare il passaggio dei Templari da Sorres e la sua importante diocesi. La presenza dei sacri cavalieri è ben attestata in Sardegna, isola collocata sulle principali rotte marittime verso Gerusalemme, i cui porti erano utilizzati per gli scali dalla Francia e dalla Spagna. Sappiamo dalle fonti scritte della tradizione che il giudice di Torres Gonario II, padre di Barisone II, avesse conosciuto personalmente Bernardo di Chiaravalle, fondatore dei monaci Cistercensi e guida spirituale dei Templari, durante un viaggio in Terrasanta4. Giunto all’età di quarant’anni Gonario decise di prendere l’abito cistercense e visse il resto della sua vita nell’abbazia di Clairvaux, morendo in odore di santità. 

La facciata della chiesa si apre all’esterno per mezzo di uno stretto e sobrio portale, sulla cui lunetta campeggia una croce latina. L’ingresso è sovrastato da una finestra bifora con archi a ferro di cavallo, ornata da una minuziosa composizione geometrica. Si tratta di dettagli che tradiscono influssi artistici d’oriente di derivazione omayyade. Il vescovo Goffredo di Meleduno, giunto dalla casa madre cistercense di Clairvaux, favorì inoltre l’ingaggio di quelle abili maestranze francesi che realizzarono le volte di copertura sulle navate, rendendo così possibile a Sorres una rara commistione di stili e influenze differenti.

Samuele Corrente Naso

Note

  1. R. Coroneo, R. Serra, Architettura preromanica e romanica, Milano, 2004. ↩︎
  2. R. Coroneo, Architettura romanica da metà del Mille al primo Trecento, Nuoro, 1993. ↩︎
  3. R. Delogu, Il romanico pistoiese nei suoi rapporti con l’arte romanica dell’occidente, in Atti del I Convegno internazionale di studi medievali di storia e d’arte, Pistoia-Montecatini Terme, 27 settembre-3 ottobre 1964, Pistoia, 1966. ↩︎
  4. Libellus Judicum Turritanorum, XIII secolo circa, in A. Sanna, A. Boscolo, Libellus Judicum Turritanorum, Cagliari, 1957. ↩︎

Autore

Samuele

Samuele è il fondatore di Indagini e Misteri, blog di antropologia, storia e arte. È laureato in biologia forense e lavora per il Ministero della Cultura. Per diletto studia cose insolite e vetuste, come incerti simbolismi o enigmatici riti apotropaici. Insegue il mistero attraverso l’avventura ma quello, inspiegabilmente, è sempre un passo più in là.

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