La Croce Patente dei Cavalieri Templari

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È noto che durante le Crociate i soldati e i pellegrini che si recavano a Gerusalemme avessero l’usanza di cucirsi sul petto, o sul mantello, una piccola croce. Il termine stesso “crociata” iniziò ad essere usato solo molto dopo l’inizio della prima spedizione in Terrasanta, probabilmente intorno al 12501, proprio a causa di tale simbolo. La croce attestava la condizione di martirio e sacrificio dei devoti che decidevano di compiere la sancta peregrinatio verso Gerusalemme, sì da ripercorrere idealmente la vicenda evangelica del Cristo.

I Templari, fraternitas e militia

Non sorprende, pertanto, che anche gli ordini gerosolimitani sorti durante gli eventi della Prima Crociata, e tra di essi i Cavalieri Templari, recassero sul petto il medesimo simbolismo. L’Ordine del Tempio non aveva originariamente una croce prestabilita, ma assumeva tutte le varianti tipologiche comuni a quel tempo. D’altronde, per lunghi anni dopo la loro fondazione, i Templari rappresentarono una fraternitas e solo in seguito divennero militia Templi. Per tale ragione, inizialmente, non avevano distinzione alcuna nei simboli da tutti gli altri crociati.

Durante il Concilio di Parigi del 1147, tuttavia, papa Eugenio III concesse l’utilizzo di una croce particolare detta patente, sebbene di essa si faccia già menzione nella bolla pontificia Omne datum optimum del 11392:

Cum enim natura essetis filii ire et seculi voluptatibus dediti, nunc, per aspirantem gratiam, evangelii non surdi auditors effecti, relictis pompis secularibus et rebus propriis, dimissa etiam spatiosa via que ducit ad mortem, arduum iter quod ducit ad vitam, humiliter elegistis, atque ad comprobandum quod in Dei militia computemini signum vivifice cruces in vestro pectore assidue circumfertis.

Benché foste di natura figli dell’ira, dediti ai piaceri della vita, ora, per grazia ispiratrice, siete divenuti ascoltatori attenti del Vangelo, rifuggendo la vanagloria e la proprietà dei beni, anzi, abbandonando la via larga che porta alla morte, umilmente avete scelto il difficile cammino che conduce alla vita, e per dimostrare di appartenere alla milizia di Dio, portate sempre sul vostro petto il segno della croce vivificante.

Omne Datum Optimum, 1139. Traduzione a cura dell’autore

La Croce Patente, indizio templare

La Croce Patente aveva quattro bracci di uguali dimensioni, i quali si allargavano nelle estremità, giustificano l’etimologia latina patentem, participio passato di pàteo. Essa poteva possedere un bordo piatto, o più raramente convesso o concavo. La croce templare, di colore rosso, era simbolo del martirio di Cristo per la redenzione dell’umanità. Si distingueva nettamente dalla Croce di Malta dei Cavalieri Ospitalieri, le cui otto estremità biforcute rappresentavano le beatitudini

La Croce Patente è senza dubbio legata ai Cavalieri Templari, e rappresenta nell’immaginario collettivo il simbolo della militia Templi per eccellenza. Tuttavia, essa non era impiegata in maniera esclusiva dall’Ordine, né è chiaro se la concessione d’uso fosse stabilita anche per altri crociati. Il rinvenimento archeologico di una croce patente costituisce quindi un indizio, ma non necessariamente una prova, della presenza templare in un luogo.

La Croce Patente e il Beauceant

La croce rossa patente venne impiegata sul vestiario e sullo stendardo dei Templari, il Beauceant. Esso era bipartito di bianco e di nero, e richiamava il dualismo dell’essere monaci e guerrieri, nonché l’eterna lotta del bene contro il male.

Il termine beauceant aveva l’accezione etimologica di balzana, vale a dire uno stemma araldico suddiviso in fasce. Ciò nondimeno, lo stendardo assunse anche il nome di Valcento, poiché su di esso era apposta la scritta Vaucent, a indicare che ognuno dei Templari valesse come cento uomini. Così, al seguito del Beauceant, i Cavalieri recitavano il Salmo 113:

Non nobis, Domine, non nobis, sed nomini tuo da gloriam!

Non a noi, non a noi o Signore, ma al tuo nome dai gloria!

Dal prologo della Regola di san Benedetto, a partire dalla quale è redatta la Regola “primitiva” dei Templari; la citazione è presente anche nell’opera De laude novae militiae 13, 31 di san Bernardo di Chiaravalle.

Samuele Corrente Naso

Note

  1. Jean Flori, Pour une redefinition de la croisade, in Cahiers de civilisation médiévale, 47e année (n.188), 2004. ↩︎
  2. F. Cardini, I templari, Giunti, 2011. ↩︎

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