Le incisioni rupestri della Val Camonica

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Una delle più vaste e dettagliate collezioni di arte rupestre al mondo si trova in Italia, nella Val Camonica1. Qui, in questa terra adagiata ai piedi delle Alpi, cullata dalle acque del fiume Oglio, sin dalla Preistoria molti uomini lasciarono testimonianze del loro passaggio. Sulle rocce della Valle, composte da un’arenaria col tempo levigata dai ghiacciai quaternari, furono incisi più di trecentomila petroglifi tramite picchiettatura, utilizzando strumenti appuntiti in pietra o in metallo. I segni vennero realizzati in epoche differenti, ma si devono in gran parte all’opera dei Camuni, popolo che abitò la regione nel corso dell’Età del ferro. Le incisioni rupestri della Val Camonica esprimono un ampio corpus di rappresentazioni figurative e simboliche connesse a culti sacri e riti ancestrali.

I primi petroglifi

I primi petroglifi rinvenuti in Val Camonica possono essere datati tra la fine del Paleolitico e il Mesolitico, tra il XII e l’VIII millennio a.C.3. Tali graffiti raffigurano sagome di animali, tra cui l’equide della roccia 34 del Parco Comunale delle Incisioni Rupestri di Luine a Darfo Boario Terme4, e trovano similitudini con le coeve rappresentazioni europee di tipo animalistico. Le incisioni rupestri della Val Camonica, tuttavia, sono soprattutto espressione dell’arte dei Camuni, la quale si sviluppa in un momento successivo, sul declinare del Neolitico nel IV millennio a.C. I Camuni, popolo di lingua preindoeuropea5, si insediano nella Valle già sul finire del VI secolo a.C., acquisendo la stanzialità. Sono a noi noti soprattutto dalle fonti classiche: Strabone, ad esempio, li descrive come appartenenti ai Reti6. Per Plinio il Vecchio, invece, i Camuni erano una delle tribù euganee7.

I petroglifi camuni riflettono l’evoluzione culturale di un popolo che acquisisce e affina, nell’arco di centinaia di anni, nuove usanze come l’allevamento, l’agricoltura, le arti della lavorazione della pietra e della ceramica, infine la metallurgia. Così, in principio le figure di oranti riflettono le arcaiche forme di culto e le schematizzazioni geometriche la disposizione di luoghi sacri. La rappresentazione di campi agricoli sulla roccia è il rito che, in accordo al binomio maschile-femminile, propizia la fecondazione del suolo e quindi la fertilità della terra. Il sopraggiungere dell’Età del rame al III millennio a.C. si rivela invece attraverso le figure dell’aratro e del carro.

Le stele camune

Si ascrivono al medesimo periodo le numerose statue stele rinvenute nell’area, più di centinaio, apposte in filari per rappresentare divinità8 o per rendere culto agli antenati-eroi9. I monoliti sono caratterizzati da elementi simbolici e figurativi: pugnali a lama triangolare, monili e gioielli, animali e sagome umane. Le statue stele della Val Camonica non sono un fenomeno isolato ma trovano ampi parallelismi in varie parti d’Europa. In Italia, in particolare, le statue stele sono diffuse in Sardegna, in Lunigiana e a Saint-Martin-de-Corléans ad Aosta.

Simili raffigurazioni delle armi e pugnali, già scolpite nelle statue stele, iniziano a comparire anche nelle incisioni rupestri camune a partire dall’Età del Bronzo (II millennio a. C.). Sul finire della stessa era, sulle rocce della Val Camonica assumono particolare rilevanza i disegni stilizzati di guerrieri. È il preludio di quella rivoluzione tecnologica e artistica che si concretizza nell’Età del ferro.

Le incisioni rupestri in Val Camonica dell’Età del ferro

Di tutte le raffigurazioni rinvenute nei rilievi rocciosi della Val Camonica almeno tre su quattro appartengono all’Età del ferro. È questo il momento di apogeo della civiltà dei Camuni. Si giunge ora a un più raffinato livello di espressività delle figure, che comprendono uomini, edifici, carri, bestiame, oltre a uno sterminato corpus di segni dal valore simbolico. Non è chiaro quale sia il motivo che ha spinto i Camuni a lasciarci un sì imponente campionario di figure incise nella roccia. Un’ipotesi concreta è che i petroglifi siano stati realizzati in aree sacre destinate alla rievocazione mitica o al culto dei defunti10. In ogni caso, si osserva un certo grado di di codifica e ripetizione dei soggetti rappresentati, spesso associati ad elementi geometrici non figurativi, evidenza che fa pensare a una sorta di primitivi ideogrammi.

A partire dall’Età del ferro le incisioni vengono tra loro combinate a formare degli schemi descrittivi. Si possono così individuare delle scene agricole, di caccia, di combattimenti rituali tra uomini armati. Le figure di guerrieri sono molto diffuse, a testimonianza di una loro centralità nella trasmissione dei valori della società camuna. L’uomo armato di ascia o pugnale è legato all’idea di forza, possanza e regalità. È stato ipotizzato che i combattimenti tra uomini armati, in genere disposti a coppia, possano raffigurare una sorta di rito di passaggio per giovani aristocratici verso l’età adulta11. Ciò nondimeno, non è da escludere che la ripetitività di alcune scene, come la caccia al cervo, sia un aspetto rituale collegato all’atto stesso dell’incidere. La realizzazione dei petroglifi potrebbe essere il modo scelto per riattualizzare eventi cosmogonici o della mitologia necessari alla rigenerazione della natura o dei defunti nell’aldilà.

Simboli, divinità e grafemi tra le incisioni rupestri della Val Camonica

Non mancano le incisioni connesse agli eroi e alla sfera del divino. A quest’ultima categoria si deve attribuire l’immagine del dio dei Celti Cernunnos, signore della caccia e della fertilità, riflesso delle contaminazioni culturali che provengono dalla Gallia Cisalpina. Di Cernunnos ci è pervenuta la grande incisione della roccia 70 di Naquane a Capo di Ponte: la divinità è stante, con le braccia sollevate e le tipiche corna da cervo. Sul braccio destro indossa una torque mentre la mano regge un pugnale. Il corpo del dio è affiancato a una barca con la polena a forma di uccello.

Di valore simbolico è invece la raffigurazione rupestre più famosa della Val Camonica, la Rosa Camuna, di cui sono note novantadue ripetizioni in tutti i parchi della zona14. Non è certo quale sia il significato di tale incisione. Un’ipotesi accreditata è che la Rosa Camuna possa essere la schematizzazione del movimento del sole ai solstizi e agli equinozi. Il simbolo avrebbe pertanto un valore propiziatorio per la fertilità della terra e la rigenerazione della vita15.

Le contaminazioni culturali e il declino dei Camuni

Sulle rocce della Val Camonica non mancano incisioni di grafemi. Una variante locale della scrittura etrusca viene utilizzata per lasciare ai posteri brevi iscrizioni accanto ai petroglifi figurativi. Di questo alfabeto camuno abbiamo riscontro parimenti in alcuni reperti fittili, perlopiù vasellame, rinvenuti in località Dos dell’Arca a Capo di Ponte16. Dopo la conquista romana della regione nel 16 a.C. sotto Augusto iniziano a essere impiegati anche i caratteri latini. È il segno di un rinnovamento culturale che, tuttavia, mantiene ancora gli elementi espressivi della tradizione locale dei secoli precedenti. Soltanto con la cristianizzazione della regione nel IV-V secolo il fenomeno dell’arte rupestre camuna può dirsi definitivamente estinto.

Samuele Corrente Naso

Mappa dei luoghi

Note

  1. I parchi della Val Camonica che ospitano incisioni rupestri sono otto: il Parco di Interesse Sovracomunale del Lago Moro, Luine e Monticolo a Darfo Boario Terme; il Parco archeologico di Asinino-Anvòia a Ossimo; il Percorso pluritematico del Coren delle Fate a Sonico; il Parco comunale archeologico-minerario di Sellero; la Riserva naturale Incisioni rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo; il Parco archeologico nazionale dei Massi di Cemmo, il Parco archeologico comunale di Seradina-Bedolina e il Parco nazionale delle incisioni rupestri di Naquane a Capo di Ponte. ↩︎
  2. Di Bramfab – Opera propria, CC BY-SA 4.0, immagine. ↩︎
  3. A. Marretta, M. G. Ruggiero, L’arte rupestre camuna, in M. A. Crippa, S. De Francesco, P. M. De Marchi, L. Erba, P. Grillo, A. Marretta, S. Muzzin, E. Roffla, M.G. Ruggiero, S. Solano, F. Zanzottera, Milano e Lombardia dall’alto, Editoriale Jaca Book SpA, Milano, 2015. ↩︎
  4. F. Martini, L. Baglioni, R. Pogguiani Keller, Le incisioni rupestri “protocamune” di Darfo-Boario Terme: revisione e ipotesi di
    una cronologia paleolitica della figura zoomorfa sulla roccia n. 34 di Luine
    , in Preistoria Alpina, 44, Museo Tridentino di Scienze Naturali, Trento, 2009. ↩︎
  5. S. Marchesini, Le lingue frammentarie dell’Italia antica, Milano, Hoepli, 2009. ↩︎
  6. Strabone, Geografia, IV, 6.8. ↩︎
  7. Plinio il Vecchio, Naturalis historia, III, 133-134. ↩︎
  8. R. C. De Marinis, Le manifestazioni del sacro e l’età del Rame nella regione alpina e nella pianura padana. Studi in memoria di Angelo Rampinelli Rota, Atti del Convegno, Brescia, palazzo Broletto, 23-24 maggio 2014. ↩︎
  9. F. Fedele, Asinino-Anvòia: il parco archeologico, Cerveno 2006. ↩︎
  10. Ibidem nota 3. ↩︎
  11. A. E. Fossati, L’età del Ferro nelle incisioni rupestri della Valcamonica, in R. La Guardia, Immagini di un’aristocrazia dell’età del Ferro nell’arte rupestre camuna, contributi in occasione della mostra al Castello Sforzesco a Milano, 1991. ↩︎
  12. Di Bramfab – Opera propria, CC BY-SA 4.0, immagine. ↩︎
  13. Di Luca Giarelli – Opera propria, CC BY-SA 4.0, immagine. ↩︎
  14. Fonte Unesco, https://whc.unesco.org/en/list/94. ↩︎
  15. V. Fusco, Su alcuni nuovi aspetti di incisioni rupestri camune scoperte ad alta quota, in Sibrium, XI, 1972. ↩︎
  16. P. Rondini, A. Marretta, Il sito protostorico di Dos dell’Arca (BS): la campagna di scavo e documentazione 2018 dell’Università di Pavia, The Journal of Fasti Online, 2018. ↩︎

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