La piramide nella storia, architettura e simbologia

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L’impiego della piramide nella storia, in quanto costruzione monumentale e simbolica, appare con una sorprendente frequenza in parti del globo tra loro molto lontane. Gli archeologi hanno rinvenuto piramidi appartenenti a differenti civiltà del Vecchio Mondo e dell’America, in luoghi insospettabili e risalenti a epoche differenti. Si tratta di edifici imponenti ancora oggi ammantati da un fascino particolare e che costituiscono vere e proprie icone di popoli e culture.

Dalla penisola dello Yucatán alla piana di Giza in Egitto sino alla Mezzaluna Fertile, la piramide rappresenta un’architettura ricorrente e misteriosa. È sufficiente citare la famosa costruzione di Kukulkan a Chichén Itzá in Messico, le ziqqurat mesopotamiche e i mausolei egizi di Chefren, Cheope e Micerino per richiamare alla memoria straordinari enigmi e ineluttabili interrogativi. Come è possibile che la stessa tipologia di edificio si sia imposta in culture e in tempi così diversi tra loro?

La piramide presso gli Egizi

I primi a edificare alcune sepolture a forma di piramide furono gli Egizi. La più antica costruzione conosciuta è quella a gradoni del faraone Djoser, situata a Saqqara e databile al XXVII secolo a.C. Opera del geniale architetto Imhotep, essa si sviluppò in altezza a partire da un particolare tipo di tomba monumentale chiamato mastaba. Da quel momento la piramide si diffuse in tutto l’Egitto come sepoltura reale. Ad oggi gli archeologi ne hanno individuate almeno 138. Le più note sono le costruzioni delle Piana di Giza del XXV secolo a.C., soprattutto quelle dei faraoni Cheope, Chefren e Micerino.

Per gli antichi Egizi le piramidi possedevano una valenza non solo architettonica, ma anche fortemente simbolica. A cominciare dalla struttura a gradoni di Djoser, esse figuravano la scala attraverso cui il defunto poteva raggiungere l’aldilà. Per tale ragione in cima alle piramidi veniva posto un vertice d’oro, il pyramidion, che gli Egizi credevano composto della stessa sostanza di Ra. Il dio guidando la sua barca solare traversava il giorno e la notte e accompagnava i defunti nell’Oltretomba. Nella cosmogonia di Eliopoli si professava che Atum-Ra si fosse originato dalla collina primordiale Benben: la forma piramidale costituiva un rimando a tale sacro rilievo primigenio e alla genesi del dio solare, di cui il faraone era figlio in terra.

Il culto dei morti era invece affidato al dio Osiride, custode delle mummie e del regno dei morti. Osiride era associato alla figura celeste di Orione e si credeva che dimorasse presso l’omonima costellazione.

La ziqqurat

Altrettanta maestosità esprimevano le ziqqurat, torri adibite a tempio sacro dai Sumeri, dagli Assiri e dai Babilonesi nell’antica Mesopotamia. La struttura di tali edifici era costituita da una piramide a gradoni con rampa e ampia terrazza superiore, sulla quale sorgeva il sacello della divinità. Le ziqqurat venivano costruite con mattoni in fango, bitume e fasci di canne.

Una delle ziggurat più importanti sorgeva a Babilonia ed era chiamata Etemenanki, che in lingua sumera significava “pietra angolare del cielo e della terra”. La torre, fatta edificare dal sovrano Hammurabi nel II millennio a.C. e distrutta dall’assiro Sennacherib nel 689 a.C., è probabilmente quella di cui si narra nel Libro della Genesi:

“Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra”. Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo. Il Signore disse: “Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l’inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l’uno la lingua dell’altro”. Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra”.

Libro della Genesi 11, 1-9.

La ziqqurat di Ur

È invece giunta sino ai nostri giorni la ziqqurat di Ur, certamente la costruzione più nota e meglio conservata. Essa fu fatta erigere dal re Ur-Nammu nel XXI secolo a.C. in onore di Nanna, divinità della fecondità e della luna. Composta internamente di mattoni crudi ed esternamente di mattoni cotti, si articolava su tre piani connessi da rampe di scale di cento gradini ciascuna. Si trattava di un palazzo-tempio in cui ognuno dei livelli aveva una specifica funzione. I piani bassi erano occupati da botteghe e magazzini. Nel piano intermedio erano collocati gli appartamenti reali, le sale di rappresentanza e quelle di riunione. Infine, la sommità della torre ospitava il santuario dove i sacerdoti svolgevano i riti e nel quale era custodito il simulacro della divinità. È stato ipotizzato che dalla cima della ziqqurat venissero condotte osservazioni astronomiche a scopo cultuale.

Il significato simbolico della ziqqurat

L’architettura della ziqqurat, oltre ad avere un’importante funzione sociale e religiosa, possedeva un significato simbolico sacro. L’etimologia del termine rivela la radice linguistica semitica zqr, ossia “costruire alto”, “elevare”. Il palazzo-tempio costituiva la riproduzione di un monte cosmico, in cui i tre livelli che lo componevano rappresentavano il mondo sotterraneo, la terra e il firmamento1. Il richiamo alla montagna simboleggiava dunque la vicinanza al cielo, nonché al monte quale “autentico trono […] in cui regna il dio creatore e signore dell’Universo”, come affermò Mircea Eliade2.

Le civiltà mesoamericane e il simbolismo della piramide

Anche le più lontane civiltà mesoamericane, in maniera del tutto indipendente dai popoli del Vecchio Mondo, costruirono piramidi impiegandole come templi sacri. Così fecero ad esempio gli Aztechi e i Maya.

Gli Aztechi

La capitale dell’impero atzeco Tenochtitlán, oggi nell’area di Città del Messico, ospitava il cosiddetto Templo Mayor, una piramide costruita tra XIV e XV secolo e più volte ampliata. La struttura si componeva di quattro livelli sovrapposti e si ergeva per ben 60 metri in altezza. La piramide di Tenochtitlán serviva da supporto a due templi gemelli posti sulla sua sommità. Un santuario era dipinto di blu e rivolgeva il culto al dio della pioggia Ttaloc mentre l’altro, di colore rosso, era dedicato al dio della guerra Huitzilopochtli.

Il rito officiato presso i due templi prevedeva dei sacrifici di sangue: alcuni studiosi sostengono che in occasione di una riconsacrazione nel 1487 furono uccise decine di migliaia di persone3. La compresenza dei due templi simbolicamente raffigurava anche l’alleanza politica tra i sacerdoti e i guerrieri, i cui poteri erano riuniti nella figura del tlatoani, il sommo sacerdote e capo militare.

Secondo la visione cosmogonica degli Atzechi, la Grande Piramide si trovava al centro della terra e le quattro parti di cui essa si componeva erano orientate verso i punti cardinali. Sopra la costruzione si estendevano tredici cieli, dei quali il più elevato era chiamato Omeyocan. Sotto la piramide si avvicendavano invece i nove livelli del mondo sotterraneo denominato Mictlán, ossia il regno dei morti

I Teotihuacanos

In realtà non furono gli Atzechi i primi a costruire le piramidi in America. Essi ne copiarono l’uso da una precedente civiltà andata perduta, di cui rinvennero le tracce. I cosiddetti Teotihuacanos avevano abitato i medesimi luoghi qualche secolo prima e avevano edificato a Teotihuacan, ai piedi del monte Cerro Gordo, un importante complesso sacro. All’interno di tale sito, giunto sino ai nostri giorni, si possono ancora ammirare le piramidi del Sole e della Luna, grandi costruzioni tronche a base quadrangolare. Dei Teotihuacanos si conosce molto poco ma è probabile che essi avessero fondato Teotihuacan presso la Valle del Messico intorno al 100 a.C. La loro civiltà scomparve poi misteriosamente all’incirca nel VII- VIII secolo d.C.

La Piramide del Sole, quella della Luna e il Tempio del Serpente Piumato costituiscono le testimonianze architettoniche più importanti della civiltà di Teotihuacan. L’area sacra in cui furono innalzate trasmette ancor oggi grande fascino e mistero.

La Piramide del Sole

La Piramide del Sole domina Teotihuacan dal lato est della Via dei Morti, il principale asse della città. La struttura fu completata con mattoni cotti al sole, argilla e pietre intorno al II-III secolo d.C. Di dimensioni maestose – l’edificio si estende per 225 metri di lato e 66 di altezza su cinque livelli – costituisce la terza piramide più grande del mondo. Un tempo era impreziosita da pitture parietali raffiguranti simboli della cosmologia mesoamericana quali giaguari, serpenti a sonagli e stelle. La terrazza sommitale ospitava un altare dedicato a una divinità che gli scavi archeologici hanno identificato forse in Huehueteotl, dio della vita dopo la morte.

È stata anche rilevata la presenza di cavità sottostanti la struttura, interpretate come grotte santuariali in parte scavate dalle culture che precedettero i Teotihuacanos4. Inoltre, una camera di età più tarda, rinvenuta ai piedi della scalinata principale della piramide, funse probabilmente da tomba reale5. Quando gli Aztechi giunsero a Teotihuacan, innanzi a quel complesso sistema di tunnel e vani sotterranei, credettero così di aver scoperto il sito di Chicomoztoc, il mitico luogo da cui si sarebbe originata l’umanità. La piramide fu costruita in modo da essere allineata con l’orizzonte; fungeva pertanto da indicatore della posizione del sole.

La Piramide della Luna

La Piramide della Luna fu eretta tra il II e il V secolo d.C. in un’area già adibita a uso cultuale. L’edificio, al termine della Via dei Morti, fu soggetto a sei ampliamenti attraverso l’aggiunta progressiva di strati murari che coprivano i precedenti. Come da ultimo rifacimento la piramide presenta oggi una grande scalinata che conduce a una terrazza apicale. Ivi era collocato un altare dedicato alla Grande dea di Teotihuacan, divinità della terra e della fertilità.

La struttura era infatti utilizzata per le offerte sacrificali di uomini e animali. Gli scavi archeologici hanno dimostrato che un gran numero di sacrifici servisse a legittimare la costruzione di ogni nuovo strato della piramide. Le vittime erano condotte attraverso la Via dei Morti, salivano la rampa lungo il pendio, quindi raggiungevano l’altare dove si compiva il rito, infine erano sepolti in una camera dello stesso edificio. Gli Atzechi, nel momento in cui rinvennero la piramide, posero sulla sommità una grande pietra circolare raffigurante la luna6.

Il Tempio del Serpente Piumato

Sul lato sud della Via dei Morti, all’interno della Cittadella, sorge invece il Tempio del Serpente Piumato. Si tratta di una piramide con un’architettura di tipo talud-tablero, ossia contraddistinta in facciata dall’alternanza di pendenze e brevi piattaforme litiche, su sei livelli. Il nome del tempio deriva dalla decorazione che orna ogni sporgenza. Ivi si avvicendano le protomi del mitico serpente piumato delle civiltà mesoamericana, chiamato in seguito Quetzalcoatl dagli Aztechi, e forse di Tlaloc, rispettivamente divinità dell’agricoltura e della pioggia. La piramide era in origine decorata con motivi acquatici e conchiglie, evidenza che ha fatto pensare a una connessione con le cosmogonie e i miti della creazione.

I Maya e la piramide

L’antico tempio maya di Kukulkan, in Messico, costituisce uno dei più importanti esempi di costruzione piramidale delle civiltà mesoamericane. Situato al centro del complesso di Chichén Itza nello Yucatan, fu realizzato a strati in un periodo compreso tra l’VIII e il XII secolo.

Anche questa struttura, a gradoni, era rivolta alla divinità del serpente piumato, che presso i Maya veniva chiamata Kukulkan. Il tempio è costituito da una serie di terrazze quadrangolari connesse da rampe di scale che corrono nel mezzo di ognuno dei quattro lati. Poiché ciascuno scalone possiede 91 gradini, in totale la piramide di Chichén Itza ne possiede 365, contando anche la terrazza superiore. È lo stesso numero dei giorni che formava l’Haabʼ, uno dei cicli del calendario maya, evidenza che rivela come l’architettura dell’edificio fosse connessa a precisi rituali del tempo e della rigenerazione7. Sotto la piramide gli scavi archeologici hanno portato alla luce un cenote, ossia una caverna sotterranea con acqua dolce. È possibile dunque che il tempio fosse nel suo insieme una rappresentazione del cosmo e dei suoi elementi.

La piramide in Cina

In Cina è stata scoperta un’imponente città circondata da mura in pietra risalente al Neolitico e datata agli ultimi secoli del III millennio a.C. Secondo le ricostruzioni degli archeologi, nel cuore di questo sito, collocato nella provincia dello Shaanxi e chiamato Shimao, v’era una enorme piramide a gradoni. La struttura fungeva da piattaforma fortificata e su di essa sorgevano gli edifici destinati ai sovrani. Aveva una base di 24 ettari e si componeva di undici terrazzamenti, raggiungendo circa 70 metri di altezza. Ogni livello era rivestito di pietra e decorato con sculture che rappresentavano occhi e figure antropomorfe.

I palazzi che sorgevano sulla piramide erano costruiti in pietra, terra battuta e pilastri di legno. Intorno a essi e nei gradoni immediatamente sottostanti venivano svolte attività legate alla produzione artigianale, come dimostrano alcuni dei reperti rinvenuti. Il ritrovamento di numerosi resti umani, invece, testimonia l’usanza di sacrifici rituali.

Le piramidi cinesi a uso funerario

Oltre alla piramide di Shimao, in Cina si trovano circa una quarantina di piramidi a uso funerario, non ancora esplorate, appartenenti al periodo della dinastia Han (II secolo a.C. – I secolo d.C.). Alcune di esse sono caratterizzate da un preciso orientamento ai punti cardinali, altre deviano di 10-12 gradi rispetto al nord geografico, in corrispondenza della stella polare come appariva duemila anni fa8.

È necessario citare, inoltre, la piramide di Xi’an costruita come mausoleo durante il breve periodo dell’Imperatore Qin Shi Huang (221-206 a.C). La struttura a prima vista sembra una collina naturale; fu invece realizzata con blocchi di terra compattati e impiegati come mattoni. Il complesso funerario è noto soprattutto per aver restituito il ricchissimo corredo dell’Imperatore e i circa ottomila guerrieri dell’Esercito di terracotta, soldati immortali che avevano il compito di servire il sovrano nell’aldilà.

Le piramidi nubiane

Una particolare attenzione meritano infine le più di 250 piramidi nubiane rinvenute in Sudan, fatte costruire tra l’VIII secolo a.C e il IV secolo d.C. dai sovrani di Kush. Anche in questo caso si trattava di sepolture destinate ai membri della famiglia reale, concepite sotto l’influenza culturale del vicino Egitto. La gran parte di queste strutture sorsero all’interno delle necropoli nelle antiche città di Napata e di Meroe.

Diversamente dalle piramidi di Giza, quelle nubiane si caratterizzano per l’utilizzo di pietre più ruvide, dimensioni ridotte e ripide scalinate. Tali strutture non superano infatti i 30 metri di altezza e hanno un’inclinazione che può raggiungere i 70 gradi. Una porta monumentale conduceva a un vano d’accesso antistante la piramide, a base quadrata, impreziosito da bassorilievi con le gesta del defunto. La camera funeraria veniva invece ricavata nelle parti interrate.

Conclusioni

Lo studio affrontato sinora ha voluto mettere in evidenza i tratti distintivi della piramide, concepita come spazio architettonico e cultuale, in differenti civiltà del globo. Sebbene con molte differenze dovute alle singole culture, nel corso della storia tale tipologia monumentale fu adottata da popoli che ebbero uno sviluppo indipendente tra loro. Si può dunque affermare che la piramide costituì un archetipo appartenente a tutta l’umanità, adatto per racchiudere e manifestare il trascendente. Ogni piramide marcava un confine sacro e vi si svolgeva un rituale di passaggio tra la vita e la morte: così in quelle egizie, nubiane e cinesi a uso funerario; così nei templi sacrificali mesoamericani. La piramide connetteva la terra al cielo, la materia allo spirituale, consentiva il transito verso ciò che è altrove. Non a caso essa riproduceva nelle forme il monte, l’axis mundi, luogo alto e sede della divinità.

Samuele Corrente Naso

Note

  1. M. Eliade, Cosmologia e alchimia babilonesi, Sansoni, Firenze, 1992. ↩︎
  2. Ibidem. ↩︎
  3. R. Hassig, El sacrificio y las guerras floridas, in Arqueología mexicana, XI, 2003. ↩︎
  4. R. Millon, The Pyramid of the Sun at Teotihuacán: 1959 Investigations, in Transactions of the American Philosophical Society 55, 1965. ↩︎
  5. D. Heyden, An Interpretation of the Cave underneath the Pyramid of the Sun in Teotihuacan, Mexico, in American Antiquity 40, 1975. ↩︎
  6. C. Walker, Wonders of the Ancient World, 1980. ↩︎
  7. S. Milbrath, Star Gods of the Maya: Astronomy in Art, Folklore, and Calendars, in The Linda Schele series in Maya and pre-Columbian studies, University of Texas Press, Austin, 1999. ↩︎
  8. Giulio Magli, Royal mausoleums of the western Han and of the Song Chinese dynasties: A satellite imagery analysis, Archaeological Research in Asia, Volume 15, 2018. ↩︎
  9. Di Nina R from Africa – Sudan, Nubian pyramids, CC BY 2.0, immagine. ↩︎

Autore

Samuele

Samuele è il fondatore di Indagini e Misteri, blog di antropologia, storia e arte. È laureato in biologia forense e lavora per il Ministero della Cultura. Per diletto studia cose insolite e vetuste, come incerti simbolismi o enigmatici riti apotropaici. Insegue il mistero attraverso l’avventura ma quello, inspiegabilmente, è sempre un passo più in là.

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