Il complesso templare di San Bevignate a Perugia

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Quando si giunge alla chiesa di San Bevignate, a Perugia, non si può che provare un’emozione fortissima, un sussulto dello spirito, come fosse il risvegliarsi di una nostalgia a lungo sopita. Vaga la mente a tempi mai vissuti, aneliti di gloria e gesta cavalleresche si rinfocolano nell’animo. Questo luogo, in origine impervia dimora d’eremitaggio, in pochi anni nel secolo XIII fu crocevia di storie e grandi sensibilità, ivi si rivelò l’essenza spirituale del Medioevo in un modo così affascinate che molti libri non basterebbero a raccontarlo. È sufficiente pensare che la costruzione della chiesa di San Bevignate fu patrocinata dai Cavalieri Templari, perciò rappresenta di tal Ordine una rarissima testimonianza artistica giunta sino ai nostri giorni.

Ma, insieme allo stupore, nella mente crescono molte domande, interrogativi affascinanti sospesi nella storia. Cosa condusse i Templari, ordine monastico-cavalleresco che combatté le Crociate, a edificare una propria chiesa fuori le mura di Perugia, a est dell’antica Porta Sole? Ma soprattutto, chi era tal Bevignate a cui fu intitolato l’edificio di culto?

Un intreccio di storie

Di Bevignate abbiamo pochissime notizie dalle fonti storiografiche. Si racconta che fosse uno degli eremiti qui vissuto e gli abitanti di Perugia, e soltanto loro, lo credevano santo. Appartiene, infatti, alla schiera dei santi “civici” del Medioevo, giacché non fu mai canonizzato dalla Chiesa, nonostante ripetute istanze e la volontà del popolo. Di certo non giocavano a suo favore i contrasti sociali e politici che animavano Perugia nel XIII secolo, riflesso dell’annosa disputa tra Guelfi e Ghibellini. All’ingombrante presenza dei papi – in città si svolsero ben cinque conclavi fino al 13051 – cercava di contrapporsi il Comune, espressione di un governo più vicino al popolo, nelle cui intenzioni Bevignate doveva essere una sorta di rappresentante celeste.

Tutto questo si traduceva in un’incertezza esistenziale che poteva essere convogliata nel fermento escatologico di nuove forme di spiritualità. Ancora nell’area di Porta Sole transitava Raniero Fasani, iniziatore del movimento dei Disciplinati. Da Perugia, infatti, si diffusero in Europa processioni di uomini che si flagellavano per espiare le proprie colpe, soffrendo gli stessi patimenti del Cristo. L’abate Gioacchino da Fiore (1130 circa – 1202), filosofo e promulgatore di una teologia apocalittica, aveva profetizzato l’avvento dell’età dello Spirito Santo per il 1260, momento di conversione e di rinnovamento per la Chiesa2. Non a caso, sulla scia di tale sentimento, nel medesimo anno prendeva avvio la tradizione dei Disciplinati. Raniero Fasani, laico con moglie e figli, è figura ben documentata nella storiografia. Eppure la sua vicenda si intreccia con quella, misteriosa, di Bevignate. Sarebbe stato proprio il santo perugino, secondo la tradizione, che lo avrebbe convinto a fondare il movimento dei Flagellanti.

La chiesa di San Bevignate, memoriale perugino

La chiesa di San Bevignate fu quindi il risultato della congiunzione di molteplici fattori, tra cui la volontà dei Templari di possedere un importante centro di potere a Perugia, l’aspirazione cittadina di un santo del popolo3, il sorgere di movimenti penitenziali che rispecchiavano il comune sentire apocalittico, innanzi a tempi incerti e governati da forti tensioni spirituali. Ebbene, di tutti questi aspetti l’edificio custodisce memoria non solo in senso storico, ma anche materico e figurativo. Ignoti artisti, in diversi momenti, realizzarono al suo interno mirabili cicli di affreschi con i protagonisti del luogo: i Templari in battaglia, una processione di Flagellanti e alcuni episodi della vita di San Bevignate.

La figura di San Bevignate

“Fin verso la metà del secolo XIII in erma solitudine abitò qui un santo monaco per nome Bevignate o Benevato di cui la patria s’ignora”.

Serafino Siepi, Descrizione topologico-istorica della città di Perugia esposta nell’anno M.D.CCC.XXII, Perugia, Garbinesi e Santucci, 1822

Così Serafino Siepi, storico perugino vissuto a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo presentava la figura di San Bevignate, titolare di una chiesa sita nei pressi del cimitero di Monteluce a Perugia4. Non a caso il riferimento è vago, sfumato, giacché del santo le notizie sono così scarne che solo a fatica se ne è potuta ricostruire l’esistenza. Per dover di cronaca, a lungo si è creduto che fosse vissuto un Bevignate nel V secolo, monaco tedesco5, e solo gli studi della storiografia più recente hanno permesso di collocare in modo definitivo la vicenda del Santo alla prima metà del secolo XIII. Ciò è dovuto soprattutto alla fugace apparizione nella Lezenda de fra Rainero Faxano6, testo agiografico d’ignoto autore bolognese, in cui il nostro invita il conterraneo Fra Raniero Fasani (1237-1290) a porre il fondamento del movimento penitenziale dei Disciplinati.

“Ego sum frater Benvignay. Non me cognosci? Steti enim tecum decem annis”

Dalla Lezenda de fra Rainero Faxano, a cura di G. Mazzatinti, in “Bollettino della società umbra di storia patria” II, 1896

La presunta legenda di San Bevignate

Appare chiaro, tuttavia, che i Perugini non potevano sostenere la santità di Bevignate sulla base dell’agiografia del Fasani, che fu redatta alla fine del XIV secolo. Doveva pur esistere una tradizione popolare che, messa per iscritto, tramandasse vita e i miracoli dell’eremita, e da cui trassero ispirazione i pittori che affrescarono la chiesa a lui intitolata. Di tale legenda di San Bevignate non ci è pervenuta alcuna versione documentaria, ragion per cui la vita del santo può essere dedotta solo a partire dai cicli iconografici che lo raffigurano. Tra questi, particolare rilevanza dovevano avere gli affreschi della cappella edificata, su richiesta del cappellano Pietro di Nicolò il 20 marzo 1455, sul fianco sinistro della chiesa, ma di cui oggi non rimane traccia7. Per fortuna alcuni autori, tra cui Ferrario8 e Jacobilli9, ebbero l’occasione di visitarla e misero per iscritto il contenuto dei dipinti.

Si apprende dunque che Bevignate, prima di darsi all’eremitaggio nella selva perugina che sorgeva fuori Porta Sole, fosse un agricoltore. Ciò dà ragione anche di alcuni miracoli a lui riconosciuti, come la maturazione precoce di grano e olive per sfamare alcuni poveri. Ancora all’intercessione del santo si attribuiscono la resurrezione di un fanciullo sbranato da un lupo e la liberazione di due uomini condannati a morte per errore. Non è chiaro se Bevignate avesse infine aderito a un ordine religioso, quali ad esempio i monaci camaldolesi10 oppure, come ipotizzato più di recente, fosse stato egli stesso un membro dei Templari11.

Una chiesa templare

Non dissimile dall’oggi doveva essere l’impatto visivo che la chiesa di San Bevignate suscitava nel Medioevo. I visitatori vi giungevano percorrendo i sentieri collinari, selvaggi e boschivi, che s’inerpicavano a est della città, fuori dalla cinta muraria. Il tempio si materializzava con prepotenza, sobrio e possente, simile a una rocca militare. D’altronde era stato voluto dai Templari, Ordine combattente di Cavalieri fondato da Hugues de Payns nel 1118 nel corso delle Crociate. Ma i Templari erano prima di tutto monaci e l’area di Porta Sole costituiva il perfetto éremos per il ritiro contemplativo fuori dalla città. Con il suo carattere agreste, che un po’ sopravvive negli ulivi coltivati lungo le pendici collinari e nei viali alberati, era il luogo ideale per stabilirvi un insediamento monastico alla maniera di San Bernardo di Chiaravalle. I Templari dovevano tanto a Bernard de Clairveaux, a cominciare dalla stesura della primitiva Regola, e questi raccomandava:

“Lasciamo stare l’altezza smisurata delle chiese, la loro esagerata lunghezza, la larghezza assolutamente superflua, gli ornamenti sontuosi, le pitture ricercate; cose tutte che, attirando l’attenzione di chi prega, ne impediscono il fervore […] accettiamo pure che ci siano nella chiesa tutte queste cose, perché, se sono nocive alle persone vane ed avare non lo sono per quelle semplici e devote. Ma nei chiostri, davanti agli occhi dei frati che leggono i sacri testi, che cosa stanno a fare quelle ridicole mostruosità, quella bellezza per dire così deforme e quella bella deformità?”

Bernardo di Chiaravalle, Apologia ad Guillelmum Abbatem, 1225

Furono questi i dettami che i Templari misero in pratica nella realizzazione della chiesa di San Bevignate, che molto rammenta nella struttura modulare l’architettura cistercense.

La presenza templare a Perugia

Un documento datato al 18 maggio 1256 riporta la trascrizione della seduta con cui il consiglio del Comune di Perugia esaminava la lettera del templare Bonvicino, figura di spicco e cubicularius del papa sin dai tempi di Gregorio IX12, con la quale si chiedeva la “super edificatione ecclesie Sancti Benvegnatis” nel contado di Porta Sole13. Ora, i Templari possedevano già una chiesetta in quel luogo, lungo la via Spargente, dedicata a San Girolamo e posta sotto le dipendenze dell’abbazia di San Giustino d’Arno14. Sappiamo, infatti, dai registri di Gregorio IX che tale pontefice aveva permesso, sin dal 24 aprile 1238, l’istituzione di una precettoria dei “fratres domus militie Templi Ierosolymitani” a cui appartenevano entrambi gli edifici di culto15.

È possibile che nella piccola chiesa di San Girolamo si conservassero le spoglie di Bevignate16, e ciò spiegherebbe in parte il motivo dell’intitolazione del nascente tempio che andava a sostituire il vecchio oratorio, oltre alla volontà di assecondare l’aspirazione cittadina di un santo umile e popolare, in contrasto con l’opulenza ostentata da certi ambienti ecclesiastici dell’epoca. Sappiamo che i lavori di edificazione della chiesa procedettero speditamente, tanto che già nel 1262 l’aula di culto era stata completata nelle sue componenti fondamentali17. Non avveniva ciò senza interesse da parte dell’Ordine gerusalemita. La possibilità di edificare una nuova, imponente, costruzione nella ricca Perugia era un fatto di prestigio. E soprattutto poneva le basi per la raccolta di offerte monetarie, rivolte alle reliquie dell’eremita perugino, da inviare in Terra Santa per il sustentamento della missio. Per tutte queste ragioni la chiesa di San Bevignate sorse monumentale.

Il complesso di San Bevignate

Un piccolo rosone circolare e un gentile portale in pietra bianca, con arco a tutto sesto, rappresentano gli unici elementi di rottura compositiva della sobria monotonia della facciata a doppio spiovente. L’ingresso, strombato e con capitelli à crochets, vanta pochi ma significativi motivi simbolici: oltre alle figurazioni zoomorfe si possono riconoscere due pregevoli fiori della vita. Non si tratta dell’unico accesso alla chiesa in quanto un altro portale, questa volta sormontato da un elegante arco gotico, è collocato sul fianco sinistro.

La mole dell’edificio è ritmata da contrafforti aggettanti, che si ergono per ciascuno dei fianchi in numero di tre, sì da incorniciare anche la facciata. Si tratta di una soluzione architettonica di tradizione locale già sperimentata a Perugia presso la chiesa di San Francesco al Prato. Tra i possenti contrafforti, slanciate finestre ad ogiva consentono alla luce, in maniera assai gentile, di penetrare all’interno dell’edificio e proiettarsi nell’aula ad unica navata.

L’aula è suddivisa in due campate con volte a crociera costolonate ed è contraddistinta da uno spiccato verticalismo delle forme. Il limitare tra le campate è segnalato da semicolonne addossate alle pareti laterali, i cui capitelli ospitano a destra un simbolo solare, e una semiluna sul lato opposto. La porzione absidale, di forma quadrata e a cui si accede traversando uno scenografico arco trionfale, è rialzata rispetto al resto della chiesa e si apre all’esterno per mezzo di una bifora in travertino. È probabile che al di sotto di essa, in una cripta angusta, fossero conservate le spoglie di Bevignate18.

Le fasi della costruzione

Dopo le primissime fasi della costruzione (1256 – 1262) San Bevignate fu soggetta a differenti rimaneggiamenti. Quando nell’ultimo quarto del XIII secolo confluirono qui i monaci della domus di San Giustino d’Arno, a causa di dissidi con la cittadinanza del luogo, si rese necessario realizzare le strutture conventuali, le cui rovine appartengono oggi a un’abitazione privata. Venne inoltre innalzata presso la porzione absidale una torre campanaria a quattro livelli, di stile romanico. Ancora a questa fase costruttiva, che nel 1285 poteva dirsi completata, appartengono le volte a crociera degli interni, che sostituirono la precedente copertura a capriate lignee, e il portale gotico laterale.

In seguito allo scioglimento dell’Ordine del Tempio, la domus di San Bevignate fu ereditata dagli Ospitalieri (1324), conseguenza della bolla Ad providam Christi vicarii di Clemente V, datata 2 maggio 1312. Infine giunse alle monache Giovannite19, che provvedettero all’aggiunta di un chiostro e del campanile a vela sulla torre preesistente.

Gli affreschi di San Bevignate

Di grandissimo interesse storico e artistico sono i cicli pittorici di San Bevignate, realizzati da differenti artisti in vari momenti, e vero “punto d’arrivo nella galassia della pittura riferibile ai Templari”20. Numerosissimi, infatti, sono i riferimenti simbolici della Militia Templi disseminati lungo le pareti della chiesa. Tra questi vi sono croci patenti, fiori a otto petali, stelle e non ultima la rara raffigurazione del beauceant, lo stendardo bipartito dell’Ordine. V’è poi un ciclo pittorico sulla controfacciata con chiaro intento autocelebrativo dell’Ordine, che vuole sottolineare l’importanza della missio svolta in Terra Santa.

La decorazione pittorica di San Bevigante prese avvio negli anni immediatamente successivi all’edificazione. Tra il 1260 e il 1270 furono realizzati gli affreschi della cella absidale, dell’arco trionfale e della controfacciata, in accordo al gusto stilistico della coeva pittura perugina.

I dipinti della cella absidale

Presso il coro la decorazione pittorica fu realizzata su registri sovrapposti, separati da cornici ornamentali. Sulla fascia superiore si osservano una Vergine in trono con Bambino e gli arcangeli Gabriele e Michele, e la raffigurazione di tre apostoli, parte del grande Giudizio universale che orna la parete destra; intorno alla bifora absidale si dispongono i simboli del Tetramorfo, entro clipei, e inferiormente, piuttosto consunti, ecco una Crocifissione tra Maria e San Giovanni e soprattutto due episodi della vita di San Bevignate.

L’affresco di destra è di particolare rilievo poiché ospita un ritratto del santo quasi contemporaneo agli eventi narrati, e permette di osservarne il colore dell’abito. Bevignate sta ricevendo la benedizione dal vescovo di Perugia; su un leggio che separa le due figure campeggia la scritta “frat / Bevegnate i / suo reclusorio”21.

La lunetta absidale è infine decorata con un finto paramento murario, motivo che ricorre lungo le pareti laterali della chiesa, a imitazione delle semplici e spoglie architetture dei Templari in Terra Santa. Il paramento ospita tre croci patenti di cui quella centrale, più grande, è attorniata da nove stelle a otto e sei punte, possibile rimando ai nove mitici fondatori dell’Ordine Templare.

La parete di destra accoglie, dal registro superiore a quello inferiore: un’Ultima Cena e una Maddalena penitente; i santi Stefano e Lorenzo, molto cari ai Templari. Sulla parete opposta un Cristo in trono rappresenta il centro figurativo del Giudizio universale, in cui si dispongono con sapienza le schiere degli eletti e dei dannati che fuoriescono da sepolcri. La fascia inferiore è dominata da una processione di flagellanti, riflesso artistico del tumulto che aveva ingenerato a Perugia il movimento fondato da Raniero Fasani. Egli viene identificato nel capofila che guida il corteo22.

L’arco trionfale

L’arco trionfale conclude la navata e introduce al coro. La struttura è affrescata per mezzo di una decorazione a tratti geometrici con fiori, cerchi e losanghe su un finto paramento murario. Si può intravedere in alcuni disegni una figurazione simbolica dell’analogia tra microcosmo e macrocosmo, alla maniera di quanto aveva descritto nei suoi testi il già citato Gioacchino da Fiore23. La decorazione dell’arco è completata da due fiere selvatiche d’incerta tassonomia.

Gli affreschi della controfacciata

Il ciclo pittorico sulla controfacciata è un unicum, in quanto costituisce una rarissima espressione di arte connessa ai Cavalieri Templari e pervenutaci in discreto stato di conservazione. L’Ordine del Tempio lasciò qui una sorta di testimonianza celebrativa delle proprie imprese eroiche in Terra Santa e del ruolo di difensori della cristianità. Si fecero quindi immortalare in uno scontro armato contro i musulmani, riferimento forse alla vittoriosa battaglia di Nablus del 124224, mentre issano a cavallo il Beauceant.

Proprio tale raffigurazione ha permesso di ricostruire le fattezze dello stendardo bipartito dei Cavalieri, tanto decantato nella letteratura. La fascia superiore era bianca mentre quella inferiore nera, simbolismo della luce che sovrasta le tenebre, del bene che sconfigge il male. La croce patente, apposta sulla bianca metà, serviva a rammentare il martirio di Cristo e le ragioni della peregrinatio in Terra Santa.

Ancora i Templari venivano raffigurati sulla controfacciata di San Bevigante mentre navigano verso le terre d’Outremer e Gerusalemme, in un mare colmo di pesci. Dall’interno di una torre paiono poi affrontare un leone, ed è chiaro il rimando all’episodio in cui Girolamo toglie la spina dalla zampa di tale animale, santo di cui la chiesa conservava ancora la denominazione insieme a quella di Bevignate25. Sul registro più alto della controfacciata è raffigurato infine un libro chiuso, stretto tra gli artigli di un’aquila.

I dodici apostoli e la pala d’altare

In una seconda fase decorativa, successiva al 1280, si può ascrivere invece la teoria dei dodici Apostoli dipinta lungo le pareti della navata. Le figure, che reggono cerchi crucisignati, sono attorniate da fregi fitomorfi. È probabile che tale ciclo pittorico venne realizzato in concomitanza con l’arrivo dei monaci Templari dall’abbazia di San Giustino d’Arno26 e corrispose a una nuova consacrazione dell’edificio perugino.

Fu realizzata in questi anni la pala d’altare nota come trittico Marzolini, oggi conservata alla Galleria Nazionale dell’Umbria che, stante la presenza di una croce patente sulla Presentazione al Tempio dello sportello sinistro, è stato ipotizzato fosse in origine collocata a San Bevignate27.

La canonizzazione laica di San Bevignate

Non tardò molto, dopo la costruzione della chiesa, che i cittadini di Perugia chiedessero a Roma la canonizzazione di Bevignate. Su invito del vescovo Bernardo Corio, già nel 1260 il Comune decideva di inviare quattro ambasciatori dal papa per ottenere una “inquisitio super vita et meritis beati Bevignatis”28. Evidentemente il tentativo non andò a buon fine giacché nel settembre del 1266 si inviava una delegazione per sollecitare la canonizzazione di Bevignate presso il nuovo pontefice Clemente IV, eletto a Perugia l’anno addietro29, e così un’altra nel 126730. Ancora nel 1277, a Viterbo, il Comune promuoveva la sua istanza davanti a Giovanni XXI, poiché si trovava in città anche il Maestro templare Guillaume de Beaujeu31.

Fu tutto vano. Nonostante le ripetute richieste, infatti, Bevignate non fu mai dichiarato santo dalla Chiesa. Tuttavia, per far fronte all’ormai annosa questione e per esaudire la spinta popolare, il Comune di Perugia procedette in autonomia. Il 22 aprile del 1453 il Consiglio dei Dieci priori delle arti deliberò la cosiddetta “canonizzazione laica”32 e stabilì al 14 maggio la festa di Bevignate, santo civico.

All’ombra della sera l’eredità di San Bevignate

All’avanzare delle ombre al vespero, a San Bevignate s’odono gli echi di cavalli al trotto. Sfuggenti sagome di cavalieri armati si proiettano sui contrafforti aggettanti, sulla facciata in pietra d’arenaria priva di orpelli decorativi, e poi lungo le pareti della navata. Spazio austero, irrelato alla realtà che fuori da quelle mura è ormai dimentica del trascendente e dello spirituale, la chiesa perugina è luogo sospeso dal fluire storico, dove la fantasia può evocare immagini e pensieri.

San Bevignate rassomiglia a un libro consunto dalla scarna copertina, dacché nulla o quasi lascia trapelare alla ragione se non sfogliandone con attenzione le pagine ingiallite. E si scopre così un racconto affascinante dalle molte storie intrecciate, in cui verità e immaginazione non sono state mai così prossime. Artisti di secoli or sono impressero sull’intonaco il fluire della narrazione, non a parole, ma personaggi, vicende ed epiche gesta vivono nelle pitture parietali; storie di avventure, di un santo che santo non fu, di flagellanti in quel di Perugia, e di Cavalieri Templari.

Samuele Corrente Naso

Mappa dei luoghi

Note

  1. I papi eletti furono: Onorio III (1216), Clemente IV (1265), Onorio IV (1285), Celestino V (1294) e Clemente V (1305). ↩︎
  2. Gioacchino da Fiore, Concordia Novi et Veteris testamenti; Psalterium decem cordarum; Expositio in Apocalypsim. ↩︎
  3. A. Bartoli Langeli, La situazione politica in Umbria e a Perugia, in settimo centenario della morte di Raniero Fasani, Atti del convegno storico. Perugia 7-8 dicembre 1981, Perugia 1984. ↩︎
  4. Serafino Siepi, Descrizione topologico-istorica della città di Perugia esposta nell’anno M.D.CCC.XXII, Perugia, Garbinesi e Santucci, 1822. ↩︎
  5. Ciatti, Delle memorie, annali et istoriche delle cose perugine, 1638. ↩︎
  6. La Lezenda de fra Rainero Faxano, a cura di G. Mazzatinti, in “Bollettino della società umbra di storia patria” II, 1896. ↩︎
  7. Archivio storico del Comune di Perugia, Consigli e riformanze del Comune in data 20 marzo 1455. ↩︎
  8. F. Ferrari, Catalogus sanctorum Italiae in menses duodecim distributus. In quo vitae illorum ex particularium ecclesiarum monumentis compendio describuntur, adiectis vbique scholijs, 1613. ↩︎
  9. L. Jacobilli, Vite de’ santi e beati dell’Umbria, e di quelli i corpi de’ quali riposano in essa provincia, I, 1647. ↩︎
  10. G. Casagrande, San Bevignate. Una chiesa per la città, in “Milites templi. Il patrimonio monumentale e artistico dei Templari in Europa”, 2008. ↩︎
  11. C. Frugoni, In margine a Templari e Flagellanti, in “Milites templi. Il patrimonio monumentale e artistico dei Templari in Europa”, 2008. ↩︎
  12. S. Cerrini, L’Apocalisse dei Templari, Edizioni Mondadori, 2012. ↩︎
  13. V. Ansidei, Regestum reformationum Comunis Perusii ab anno MCCLVI ad annum MCCC, Perugia, 1935. ↩︎
  14. M. Santanicchia, San Bevignate di Perugia. Storia e iconografia. Lo Statuto degli Ortolani alla Biblioteca Vaticana e gli anni di Gian Galeazzo Visconti, Studi di Storia dell’Arte, 2016. ↩︎
  15. S. Merli, L’insediamento dei templari a Perugia da san Giustino d’arna a san Bevignate, in Commilitones christi. Miscellanea di studi per il centro di Documentazione sull’ordine del tempio, 2011-2016, a cura di S. Sammarco, Perugia, 2016. ↩︎
  16. Ibidem nota 14. ↩︎
  17. F. Tommasi, L’Ordine dei Templari a Perugia, in “Bollettino della Deputazione di storia patria per l’Umbria”, LXXVIII, Perugia, 1981. ↩︎
  18. Ibidem nota 15. ↩︎
  19. F. Tommasi, Il monastero femminile di San Bevignate dell’ordine di San Giovanni Gerosolimitano (secoli XIV-XVI), in M. Roncetti, P. Scarpellini, F. Tommasi, Templari e Ospitalieri in Italia. La chiesa di San Bevignate a Perugia, Milano, 1987. Nel registro delle lettere di papa Giovanni XXII si riferisce della concessione da parte del maestro dell’Ordine di Malta Hélion de Villeneuve alla famiglia di Rico di Corbolo, affinché vi fondasse un convento femminile giovannita. ↩︎
  20. G. Curzi, I Templari e la pittura monumentale: vecchi problemi e nuove considerazioni. In S. Merli, Milites Templi. Il patrimonio monumentale e artistico dei Templari in Europa, 2008. ↩︎
  21. Ibidem nota 14. ↩︎
  22. P. Scarpellini, La chiesa di San Bevignate, i Templari e la pittura perugina del Duecento, in M. Roncetti, P. Scarpellini, F. Tommasi, Templari e Ospitalieri in Italia. La chiesa di San Bevignate a Perugia, Milano, 1987. ↩︎
  23. G. Curzi, La pittura dei Templari, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, 2002. ↩︎
  24. Ibidem nota 17. ↩︎
  25. Ibidem nota 22. ↩︎
  26. Ibidem nota 20. ↩︎
  27. Ibidem nota 22. ↩︎
  28. Ibidem nota 13. ↩︎
  29. Archivio storico del Comune di Perugia, Consigli e Riformanze del Comune in data 10 settembre 1266. ↩︎
  30. Dall’Archivio storico del Comune di Perugia, Consigli e Riformanze del Comune in data 14 febbraio 1267. ↩︎
  31. Archivio storico del Comune di Perugia, Consigli e Riformanze del Comune in data 2 aprile 1277. ↩︎
  32. Archivio storico del Comune di Perugia, Consigli e Riformanze del Comune in data 22 aprile 1453. Si veda anche L. Kern, A propos du mouvement des flagellants de 1260. S. Bevignate, de Pérouse, in studien aus dem Gebiete von Kirche und Kultur, Festschrift Gustav Schnürer zum 70. Geburtstag, Gewidmet von Freunden und Schülern, Paderborn 1930. ↩︎

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