Il nodo di Salomone, simbolo di eterna unione

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Due anelli intrecciati tra loro, metafora di un legame eterno dinanzi al mutare di tutte le cose. È questo il significato del nodo di Salomone, simbolo dalla grande forza espressiva e dalle origini antichissime. Lo ritroviamo come motivo decorativo in contesti culturali differenti, in mondi tra loro lontani ma idealmente connessi dalla sua presenza. Il nodo di Salomone possiede un nome sacro ed evocativo, tra le sue inestricabili pieghe di significazione esso tramanda messaggi, pensieri e verità ancora attuali.

nodo di Salomone
Rappresentazione di un nodo di Salomone presso la Domus dell’Ortaglia, Museo di Santa Giulia a Brescia

Il nodo di Salomone si riveste, elegante, di molteplici forme: talvolta i nastri appaiono morbidi, come curve d’infinita ricercatezza; altre volte si snodano in spigoli quadratici; altre ancora si intrecciano in forme complesse e più massicce. Qualunque sia la sua raffigurazione, il nodo di Salomone suscita nell’osservatore un fremito di stupore, quasi fosse l’improvvisa manifestazione di un mistero sino ad allora celato. I nastri annodati rievocano interrogativi della coscienza mai davvero sopiti, sospiri d’intelletto sul destino e sulla libertà, sul rapporto tra l’uomo e la vita a cui egli è legato in modo indissolubile. Il simbolo custodisce significati profondi, interrogativi universali al di sopra di ogni cultura, persino al di là del tempo e dello spazio.

Differenti tipologie di nodi di Salomone, Basilica di Sant’Eufemia a Grado

L’origine celtica del simbolo

Alcuni rinvenimenti nella Val Camonica attestano che il nodo di Salomone fosse già in uso presso i Celti, popolo che amava le decorazioni a nodi e intrecci1. Il suo primo significato simbolico indicava il continuo divenire degli elementi naturali. Gli antichi osservavano il ripetersi dei cicli della vita, come l’alternarsi del giorno e della notte, della morte e della rinascita, del bene e del male. I Celti concepivano l’esistenza al pari della natura che costantemente si rigenera.

Il nodo di Salomone in epoca romana

Dai Celti il simbolo si dovette poi diffondere in tutta Europa grazie agli scambi di merci e alle contaminazioni culturali con gli altri popoli. Dopo la conquista romana della Gallia il nodo di Salomone cominciò a essere utilizzato anche presso i Romani. Numerose sono le raffigurazioni del simbolo in pavimenti musivi a partire dal I secolo d.C. Ne abbiamo testimonianza, ad esempio, nel Santuario della Minerva a Breno in provincia di Brescia, di età Flavia. Si rintraccia il nodo di Salomone anche presso le Domus dell’Ortaglia di Brescia, a Pompei e ad Ostia antica. Per i Romani il simbolo possedeva un valore apotropaico e di buon auspicio. La sua presenza all’interno di abitazioni o luoghi di culto assicurava la continuazione dell’esistenza.

Il significato del nodo di Salomone nel Cristianesimo

Il nodo di Salomone fu poi adottato dal Cristianesimo già nei primi secoli, come presso la Basilica di San Vitale, la Chiesa di San Giovanni Evangelista a Ravenna, la Basilica patriarcale di Aquileia. Divenne quindi significazione dell’unione indissolubile tra la sfera del divino e quella della terra, dell’incontro tra Dio e l’uomo. Nella teologia cristiana nessun vivente può sottrarsi al disegno di Dio, vincolo d’amore per la salvezza dell’umanità intera. Creatore e creatura sono legati in modo inscindibile per tutta l’eternità. Il nodo di Salomone ricorda inoltre la forma della Croce: il sacrificio di Cristo permette all’uomo di ritornare al Padre.

Nodo di Salomone
Nodi di Salomone presso la Chiesa di San Giovanni Evangelista a Ravenna

Il nodo di Salomone nel Medioevo

La massima diffusione del nodo di Salomone si ebbe nel Medioevo, quando fu adottato da alcuni importanti ordini religiosi sorti in Francia tra la fine dell’XI secolo e la prima metà di quello successivo. Così, i monaci Cistercensi e i Cavalieri Templari ebbero un ruolo di prim’ordine nella trasmissione dei valori cristiani del simbolo, che cominciò a essere raffigurato su colonne e codici miniati in ogni parte d’Europa. Parimenti, esso fece la sua comparsa nel Medio Oriente, diffuso proprio dai Crociati che ivi giungevano per la riconquista della Terra Santa.

Il nodo di Salomone presso la Rotonda di San Tomè (XII secolo) ad Almenno San Salvatore (Bergamo)

Circa la denominazione del nodo di Salomone

Salomone fu il terzo re d’Israele secondo le Sacre Scritture2, che di lui narrano imprese grandiose, come la costruzione del Tempio a Gerusalemme3. Qui, all’interno del Sancta Sanctorum, era collocata l’Arca dell’Alleanza, sacro contenitore e reliquia straordinaria dell’ebraismo, simbolo assoluto del legame tra Jahvè e il suo popolo. In essa, infatti, erano custodite le Tavole della Legge ricevute da Mosè sul Monte Sinai.

La saggezza di Salomone

Le Sacre Scritture riferiscono anche della grande saggezza di Salomone. Il racconto biblico narra di due fanciulle che disputavano su chi fosse la madre di uno stesso infante. Le donne erano divenute genitrici quasi in contemporanea, ma una di esse aveva per errore soffocato suo figlio e si era appropriata con l’inganno dell’altro bambino. Giacché nessuno riusciva più a capire dove fosse la verità, erano state condotte dinanzi al re. Salomone decretò allora di dividere l’infante a metà e dare alle fanciulle una parte ciascuna. In quel momento una delle donne iniziò a piangere, rinunciando a tenere il bambino. Così facendo Salomone aveva svelato l’identità della vera madre: si trattava di colei che, pur di salvare la vita del figlio, aveva preferito distaccarsi da esso.

Il nodo di Salomone della sala capitolare dell’Abbazia di Fossanova

Il mito di Salomone nel Medioevo

Tutto ciò contribuì alla mitizzazione della figura di Salomone e durante il Medioevo si ebbe la massima espressione di questo epos. Ai racconti biblici si aggiunse la circostanza che i Cavalieri Templari fossero stanziati a Gerusalemme non lontano dall’originaria collocazione del Tempio di Salomone. L’edificio era stato distrutto in momenti differenti, l’ultima volta dal generale romano Tito nel 70 d.C, e a quel tempo era ormai un mito al pari del suo costruttore. Salomone era dunque il protagonista di molti racconti popolari che gli attribuivano tra le altre cose poteri magici illimitati4.

La figura dell’antico re ebraico cominciò nel Medioevo a essere impiegata come amuleto con funzione apotropaica. Nella credenza popolare bastava infatti nominarlo per scacciare i malefizi e garantire la giustizia. Il nodo di Salomone era già impiegato dall’antichità per fini propiziatori e apotropaici, fu perciò naturale associarlo alla figura del re. In tal senso si trattava di un sigillum, suggello e garanzia per la buona continuazione della vita.

Samuele Corrente Naso

Note

  1. U. Sansoni, Il nodo di Salomone: simbolo e archetipo d’alleanza, Mondadori Electa, 1998. ↩︎
  2. Molti studiosi dubitano che sia mai esistito davvero un regno di Salomone, che viene collocato intorno al X secolo a.C., dovendosi ritenere le vicende del re piuttosto come il racconto di un’età dell’oro, ideale. ↩︎
  3. Si veda il Primo libro dei Re. ↩︎
  4. Gregorio di Tours, Historia Francorum. ↩︎
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