Pieni d’attesa e di mistero sono i passi che conducono al Mont Saint-Michel. Sono quelli del viaggiatore che ha lasciato il mondo alle sue spalle, che ha abbandonato i sentieri sicuri della ragione per seguire il fascino dell’ignoto. Con pienezza di spirito egli s’incammina verso la dimora dell’Arcangelo, monte che sorge dal mare, sacro baluardo della divinità in cui realtà, storia e leggenda si confondono. Lievi sono le orme sulla sabbia della Normandia, passeggere come la vita, ché l’alta marea presto dolcemente le cancellerà. Il viso è scalfito dalla brezza marina che spira da nord, lo sguardo si volge sopra l’orizzonte.
In lontananza tra la foschia, come una celeste visione sospesa su nuvole leggiadre, s’intravede l’Abbazia. E oltre la distesa marina d’incanto si rivelano guglie e pinnacoli, poi mura e bastioni in un intricato labirinto architettonico. Pian piano, accompagnato dal dolce rumore ondoso delle acque, appare il borgo di Mont-Saint-Michel, uno dei più belli e meglio conservati dell’Europa medievale. A quella vista l’animo del pellegrino sussulta come al risveglio da un lungo sonno, una voce interiore lo guida sino alla cima del mistico monte. È il richiamo dell’Arcangelo, sacro e potente signore di questa terra leggendaria.

Il Mont Saint-Michel
Lungo la costa settentrionale della Francia, nella Bassa Normandia, si eleva sull’oceano un isolotto granitico alto novantadue metri. Su quest’altura si trova uno dei luoghi più incredibili al mondo, una cittadella affascinante dominata da un’abbazia secolare: Mont-Saint-Michel. Il santuario costituisce il vertice d’una piramide verso cui confluiscono tutte le vie medievali del borgo, svetta su una radura sabbiosa dove il confine tra mare e cielo sfuma nell’infinito. Mont-Saint-Michel ha l’aspetto di un castello inespugnabile, circondato da mura e torri. S’innalza su un’ampia baia, teatro sublime di grandi maree che possono raggiungere i quattordici metri di dislivello. Quando il livello delle acque è basso vi si può arrivare a piedi, come umili pellegrini. Ma con l’alta marea diviene un’isola, si trasforma in una meta inaccessibile e lontana, quasi irreale. L’oceano abbraccia il monte che, si dice, fu scelto dall’Arcangelo Michele come luogo per la sua devozione.
Sin dall’VIII secolo, qui alcuni pii uomini edificarono in suo onore un monastero, destinato a divenire uno dei più celebri e potenti durante tutto il Medioevo. Nel corso della sua storia Mont Saint-Michel fu un illuminante faro culturale, soprattutto per il suo Scriptorium e la paziente opera dei monaci copisti, grazie ai quali oggi possediamo codici e testi dei grandi autori antichi come Aristotele. Ma fu anche un inespugnabile baluardo per tutti coloro che vi cercavano rifugio da guerre e pestilenze, protetta dal mare e dalle sue mura impenetrabili. Ai molti viandanti e pellegrini che vi si recavano, Mont Saint-Michel doveva sembrare il posto più bello e sicuro del mondo. Non poteva essere altrimenti: il borgo godeva della protezione del sommo guerriero di Dio, Michele Arcangelo, comandante delle milizie del cielo.

Il culto di Michele Arcangelo, protettore di Mont-Saint-Michel
Nella tradizione cristiana Michele è una figura potente, un guerriero celeste inviato da Dio per sconfiggere il male e vigilare sull’umanità. Se nel Vecchio Testamento egli appare come il protettore del popolo ebraico contro i Persiani1, dopo l’avvento di Cristo acquisisce nelle fonti bibliche lo status di arcangelo. Michele diviene dunque il comandante delle milizie celesti2, colui che sconfigge il drago-serpente, simbolo del diavolo3.
Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli.
Libro dell’Apocalisse, 12, 7-9

Nell’iconografia cristiana occidentale Michele è raffigurato proprio come un guerriero. Egli è descritto mentre confina il diavolo negli inferi con una spada, sospesa a mezz’aria per il colpo fatale. Lungo tale terribile fendente, narra una credenza popolare, sarebbero allineati i principali santuari micaelici del mondo. I più antichi, la Grotta sul Gargano, la Sacra in Val di Susa e Mont Saint-Michel sono disposti sulla stessa Linea sacra di San Michele. La direttrice si prolunga a nord verso il monastero irlandese di Skelling Michael, dove l’Arcangelo apparve a San Patrizio, e a sud sino al Monastero del Monte Carmelo in Terra Santa, passando da Saint Micheal’s Mount in Cornovaglia e da Symi in Grecia. Ognuno di questi edifici sacri è contraddistinto da una ierofania di Michele, che si sarebbe manifestato per essere venerato in quella località particolare4. Tra queste occupa un posto di assoluta importanza l’affascinante isola di Mont Saint-Michel.

Il racconto agiografico del Mont Saint-Michel
Luogo impervio, fuori dal mondo ordinario, la leggenda vuole che questa altura, un tempo chiamata Mont-Tombe, venne scelta da Michele in persona per ospitare un santuario in suo onore. Il sacro racconto di fondazione è contenuto nella Revelatio Ecclesiae sancti Michaelis in monte Tumba, di un anonimo autore che scrisse intorno alla metà del IX secolo e di cui ci sono giunte una trentina di copie5. La più antica è un manoscritto oggi conservato nella Biblioteca Comunale di Avranches, ma proveniente dall’abbazia di Mont-Saint-Michel dove fu copiata da un monaco di nome Hervard alla fine del X secolo6. Il testo agiografico narra che l’Arcangelo, in origine custode del popolo ebraico, dopo la morte di Cristo fu incaricato da Dio di proteggere i cristiani. E poiché il suo culto era diffuso solo in Oriente, Michele si manifestò per chiedere di essere venerato anche in Occidente.
Apparve dunque sul Monte Gargano in Puglia, come era stato narrato nell’Apparitio Sancti Michaelis in Monte Gargano del VI-VIII secolo7, testo da cui con ogni evidenza la Revelatio ricalca narrazione e struttura simbolica. A Monte Sant’Angelo il comandante delle milizie celesti consacrò la Grotta ove sorge il celebre Santuario, spelonca solitaria e inospitale, difficile da raggiungere, dalle cui pareti si racconta trasudasse un’acqua miracolosa chiamata stilla. La chiesa di Michele sul Gargano era segnata da una natura incontaminata e aspra, posta in cima a un rilievo, centro sacro eletto per l’incontro tra l’uomo e il trascendente. L’Arcangelo, narra la Revelatio, scelse il Mont-Tombe poiché possedeva gli stessi, imprescindibili, elementi naturali. In un tempo lontano l’altura non era ancora un’isola ma, secondo il racconto, era circondata da una fitta foresta abitata da bestie selvatiche.

Michele appare in sogno al vescovo Aubert
“Un giorno, mentre il religiosissimo e amante di Dio vescovo di Avranches, Aubert, si era abbandonato al sonno, gli fu consigliato da una rivelazione angelica di costruire un tempio in onore dell’Arcangelo sulla sommità di quel sacro luogo, affinché la sua venerazione sul monte Gargano potesse essere celebrata con non meno gioia anche in mare”
Revelatio Ecclesiae sancti Michaelis in monte Tumba, III, IX secolo.
L’Arcangelo Michele apparve per tre volte in sogno al vescovo d’Avranches, Aubert, ordinandogli di fondare sul rilievo granitico un santuario a immagine, ad instar di quello garganico. Il punto esatto in cui edificare la chiesa sarebbe stato indicato da un toro rubato che aveva calpestato quel terreno. Quando Aubert si recò sul posto vide che due grosse pietre impedivano di gettare le fondamenta giacché nessuno riusciva a rimuoverle. Allora Michele apparve in sogno a un uomo di nome Bain che, con l’aiuto dei suoi dodici figli, riuscì a spostare i massi. È evidente il contenuto simbolico della narrazione: l’animale è metafora dei culti pagani che il cristianesimo aveva soppiantato, nonostante fossero difficili da eradicare come le pietre conficcate nel terreno.

La consacrazione della chiesa di Mont Saint-Michel
Bonificata l’area, nel 708 il vescovo Aubert diede avvio ai lavori di costruzione di una chiesa in modum cryptae rotundam8, una cripta circolare com’era quella sul Gargano. Quindi inviò a Monte Sant’Angelo due chierici per prelevare dei pignora, piccoli elementi naturali che potessero garantire un transfert di sacralità. Affinché la consacrazione dell’edificio avesse effetto bisognava possedere qualcosa di autenticamente micaelico. Ma di Michele, angelo incorporeo, non esistevano reliquie da traslare sull’altare. L’unica soluzione era reperire alcuni oggetti dal primigenio santuario che egli aveva consacrato di persona. Secondo il racconto di fondazione, sul Mont-Tombe giunsero un lembo del drappo che l’Arcangelo aveva posato sull’altare e un frammento di roccia su cui si era adagiato, ottenuti col permesso del vescovo di Siponto.

All’arrivo delle reliquie molti miracoli prodigiosi si verificarono sull’isola e proprio quel giorno venne completata la costruzione della chiesa. Aubert vi stabilì una comunità monastica con un capitolo di dodici chierici e la consacrò a San Michele il 16 ottobre del 709. Per consentire ai religiosi di vivere sull’impervia montagna, il santo vescovo, consigliato dall’Arcangelo, scoprì una sorgente la cui acqua, al pari della stilla garganica, era benefica per i malati di febbre. Il luogo sacro dedicato a Michele non era facile da raggiungere e il rischio di rimanere travolti dalle maree era concreto. Così, dopo la fondazione santuariale, il Mont-Tombe perse la sua denominazione e divenne il Mons Sancti Michaeli in periculo maris, da cui l’odierno nome di Mont Saint-Michel9.

I contorni politici della Revelatio
Non sappiamo chi fu l’autore della Revelatio Ecclesiae sancti Michaelis in monte Tumba. Di certo era qualcuno che conosceva molto bene il contesto storico e geografico in cui sorse il monastero del Mont Saint-Michel, forse un canonico dello stesso cenobio o forse della vicina cattedrale di Avranches. È possibile che il racconto leggendario della fondazione monastica avesse una finalità politica, oltre che liturgica. Ad esempio, la Revelatio potrebbe essere stata composta per giustificare le pretese del vescovo di Avranches sul monastero del Mont Saint-Michel, all’epoca situato vicino al confine tra la Neustria e la Bretagna, forse proprio per volontà dello stesso prelato10. Ciò spiegherebbe perché la fondazione del cenobio micaelico sul Mont-Tombe venne ricondotta all’opera di Aubert, vescovo d’Avranches. In ogni caso, questa è l’unica versione documentale che ci è giunta, peraltro in molteplici copie, e pertanto non v’è motivo di dubitare della sua veridicità.
La leggenda godette di una discreta fortuna e con il passare del tempo incominciò ad attirare al Mont Saint-Michel pellegrini da tutta Europa. Qui i fedeli si recavano in cerca di guarigione e di liberazione da ogni tormento: Michele veniva invocato al bisogno in quanto sauroctono, colui che aveva sconfitto il serpente, significazione del diavolo e di ogni male.

La nascita dell’Abbazia benedettina
Negli anni successivi alla fondazione del cenobio di Mont Saint-Michel i canonici rimasero fedeli alla loro vocazione e il centro religioso divenne un faro culturale, di studio e di preghiera per tutto l’Occidente cristiano. Nell’813 Carlo Magno istituì la festa di San Michele Arcangelo in tutti gli stati dell’Impero carolingio, ricorrenza che segnò un momento di grande prestigio per il monastero. Nell’arco di un secolo esso divenne ricco a tal punto che i canonici non si occupavano più delle questioni religiose. Nel 965-966 il duca di Normandia Riccardo I, ivi giunto in pellegrinaggio, li accusò di avidità, di ateismo e di crogiolarsi nei piaceri della carne. Il sovrano temeva forse che l’Abbazia potesse divenire troppo potente, ma non si può dubitare che fosse davvero animato da pie intenzioni. Quindi ordinò che il cenobio venisse occupato da monaci Benedettini, mentre molti dei religiosi già presenti lasciarono per sempre il Mont Saint-Michel.
La nuova fondazione è narrata in un altro manoscritto, conservato in più copie, della Biblioteca Comunale di Avranches, l’Introductio monachorum redatta tra il 1055 e il 106011. Riccardo I chiese ai Benedettini di espandere il più possibile l’Abbazia sull’isolotto, in modo da accogliere un numero sempre maggiore di pellegrini.

Il complesso architettonico di Mont Saint-Michel
Fu solo l’inizio dei lavori che si succedettero a Mont Saint-Michel per i successivi quattrocento anni, durante i quali gli edifici furono costantemente ricostruiti e ne sorsero di nuovi. Il primo intervento edile benedettino fu la riedificazione della chiesa in stile preromanico, che venne dedicata a Notre-Dame-sous-Terre già nel X secolo. Tra il 1009 e il 1020 Mont Saint-Michel divenne territorio della Normandia poiché Riccardo II lo strappò ai Bretoni. I nuovi signori promossero l’edificazione di una chiesa più grande, a tre navate con transetto, costruita a partire dal 1060. Le strutture si innalzarono verso il cielo, non potendosi espandere in larghezza data l’esiguità dell’isola. L’Abbazia divenne sempre più complessa e stratificata. Furono costruite in gran numero celle per i monaci e vani per l’ospitalità ai viandanti, come dormitori, ospedali e refettori.

La Merveille e la Belle-Chaise
Con il tempo i vari edifici abbaziali furono tra loro collegati a formare un unico, grande e articolato complesso architettonico, disposto su tre livelli. Alle più antiche e possenti strutture romaniche si affiancarono le eleganti e vertiginose linee del gotico. Al principio del XIII secolo il re Filippo II diede alle fiamme parte del monastero mentre conquistava la Normandia. I lavori di riparazione previdero nei decenni successivi l’aggiunta a nord della chiesa del complesso detto la Merveille. Esso comprende una grande Sala degli ospiti con due navate e volta a crociera, un chiostro con doppio ordine di arcate sfalsate, il Refettorio per gli ospiti e il rinomato Scriptorium detto Sala dei cavalieri. La Sala delle guardie e la Sala di giustizia andarono a costituire gli edifici amministrativi della Belle-Chaise.

Il borgo fortificato di Mont-Saint-Michel
Nello stesso secolo gli abati fecero circondare il Mont Saint-Michel da una prima cinta muraria. Tuttavia molte fortificazioni, che oggi rendono l’isola simile a un castello inespugnabile, vennero approntate dopo lo scoppio della guerra dei cent’anni nel 1337. L’abbazia si trovava infatti in una posizione geografica molto scomoda, affacciata sul canale della Manica in una baia facilmente raggiungibile dal nemico che stava di fronte, l’Inghilterra di Edoardo III. La costante minaccia, culminata in un assedio nel 1356, costrinse gli abati di Mont Saint-Michel a erigere le torri dello Châtelet, la Tour Perrine e la Tour Bailliverie, nonché una seconda cerchia di mura.

Nel 1421 collassò il coro della chiesa abbaziale romanica e venne presto ricostruito in stile gotico fiammeggiante, con deambulatorio e cappelle radiali. La facciata dell’edificio venne invece rinnovata nel 1780 a causa di un incendio. Dal 1896 una vertiginosa guglia sovrasta l’Abbazia, elevandosi per centosettanta metri sul livello del mare. Sulla sua cima svetta imperiosa una statua dorata di Michele Arcangelo, fiero guerriero che da lassù protegge la baia di Mont Saint-Michel e il mondo intero.
Samuele Corrente Naso
Note
- Libro del profeta Daniele 10, 13 e 21; 12, 1. ↩︎
- Lettera di Giuda 9. ↩︎
- Libro dell’Apocalisse 12, 7. ↩︎
- Kether, La linea del Drago tracciata da San Michele Arcangelo, in L’Archetipo, n. 3, marzo 2018. ↩︎
- P. Bouet, Revelatio et les origines du culte à Saint Michel sur le Mont Tombe, in Culte et pèlerinages, 2003. ↩︎
- MS 211, Bibliothèque municipale d’Avranches, fol. 180v-188v, fine X secolo. ↩︎
- G. Waitz, Monumenta Germaniae historica, Scriptores rerum Langobardicarum et Italicarum saec. VI – IX, 1878. L’Apparitio Sancti Michaelis in Monte Gargano è qui ripreso dal Codice Coloniensis 19. Link al documento. ↩︎
- Ibidem nota 6. ↩︎
- R. de Laroche, Baie du Mont-Saint-Michel, Renaissance Du Livre, Cancale, Granville, 2000. ↩︎
- M. Déceneux, Le Mont-Saint-Michel, histoire d’un mythe, Rennes, 1997. ↩︎
- MS 210, Bibliothèque municipale d’Avranches, fol. 10r-19r., 1055-1060. ↩︎