A Larchant, cittadina del dipartimento Seine-et-Marne, nell’Île-de-France, la verità storica è quasi inafferrabile, sfuggente come il vento che scivola tra le mura diroccate della chiesa di Saint-Mathurin. Sibila tra le arcate gotiche vuote, tra sussurri e racconti dondolanti nell’incerto, appesi a contrafforti che sostengono il vuoto. Queste rovine, silenti e spettrali, appartengono alla leggenda, a un destino cui nessuno può strapparle. Un tempo esse formavano le architetture di una maestosa chiesa che dipendeva dal Capitolo di Notre-Dame di Parigi. Ma oggi sono avvolte dall’ombra, lo splendore del passato è perduto e la memoria di molti eventi è confusa. Tra di esse albergano ipotesi affascinanti e misteri da meditare.

Le origini del toponimo di Larchant
Non è chiaro perché il borgo di Larchant, a circa 75 km a sud di Parigi, si chiami in questo modo. Le fonti storiche menzionano la cittadina per la prima volta nell’XI secolo e poco si sa della sua storia precedente. Nel Medioevo Larchant fece parte della Diocesi di Sens finché il vescovo di Parigi, Renaud (992-1016), che ne possedeva le terre, la donò al capitolo di Notre-Dame “pro obtinenda delictorum venia genitorum meorum“1. Da quel momento il borgo con la chiesa locale, intitolata a San Maturino, passarono sotto il controllo della potente Cattedrale parigina, che li affidò a un prevosto. Nella carta di donazione, datata 2 dicembre 1006 e conservata nell’Archivio Nazionale di Parigi, Larchant è nominata come Largus Campus2. Un documento del vescovo di Sens, Gelduin (1032-1049), datato 1049, conferma la donazione a Notre-Dame di Parigi della chiesa situata “in villa quae dicitur Liricantus, sive quidem Largus Campus“3.
L’attendibilità delle fonti storiche citate è ancora dibattuta, sappiamo che furono redatte solo nel XII secolo. Eppure, tali documenti hanno il merito di rivelare che i nomi di Largus Campus e Liricantus erano certamente in uso nel periodo cui si riferiscono. Infatti, una Vita sancti Maturini del X secolo, custodita nella Biblioteca Nazionale di Francia, riporta di San Maturino “natus in vico cuius vocabulum est Liricantus“4. La denominazione di Liricantus ha indotto gli storici a ipotizzare che nei tempi antichi qui potesse sorgere un santuario pagano dedicato al culto delle acque. Il toponimo sembra infatti derivare da Lir, il dio celtico del mare, e la radice cant che indicava il fianco di una collina5. Non a caso gli abitanti di Larchant sono chiamati Lyricantoises6. È possibile così che il toponimo fosse derivato dalla presenza di una fonte sacra posta sul pendio di una collina.

Il santuario gallico
Ancora nei primi secoli dopo Cristo, il culto delle acque, possibile eredità del dio acquatico Lir della tradizione celtica, veniva officiato a Larchant in un santuario gallico. Tale centro di culto era frequentato da molti viandanti che ivi si recavano in cerca di guarigione dalle infermità fisiche e da quelle spirituali. La funzione terapeutica delle acque si realizzava attraverso un rito di purificazione con abluzioni sacre.
Il santuario gallico venne distrutto da un incendio probabilmente tra il 350 e il 378. Così sembrano suggerire i resti di ceramiche e di porzioni murarie ricoperti di cenere, rinvenute in loco nei pressi di una palude. D’altronde, nel medesimo periodo la stessa sorte toccò ai vicini centri di culto di Sceaux du Gâtinais e Châteaubleau, segno della cristianizzazione dell’area7. Il villaggio cristiano si spostò sull’area collinare ove oggi sorge la chiesa di Saint-Mathurin, a mezzo chilometro di distanza.
Maturino, santo dalle origini misteriose
È interessante notare come le caratteristiche terapeutiche del luogo, sino ad allora espressione di culti pagani, confluirono nella figura di Maturino, santo del III-IV secolo dalle origini misteriose e titolare della chiesa di Larchant. La prima menzione storica di San Maturino risale soltanto alla metà del IX secolo ed è contenuta nel Martyrologium redatto da Usuardo, un monaco benedettino dell’Abbazia di Saint-Germain-des-Prés8. In data primo novembre Usuardo riporta: “In pago Wastinensi, sancti Maturini confessoris“. Per avere una vera e propria agiografia del santo bisognerà invece attendere la già citata Vita sancti Maturini del X secolo9.
Secondo i racconti agiografici Maturino nacque a Liricantus da genitori pagani, Marino ed Eufemia. Il padre era stato incaricato di sterminare i cristiani dall’imperatore romano Massimiano (250 circa – 310), “persecutore scilicet christianorum atrocissimo“. Maturino si fece battezzare in segreto all’età di dodici anni e presto incominciò a compiere miracoli, guarendo gli indemoniati e i folli, tanto da riuscire a convertire anche i suoi genitori. Divenuto sacerdote a vent’anni, la sua fama di esorcista era ormai così grande che venne convocato da Massimiano in persona affinché liberasse dai demoni la figlia Teodora. Maturino morì a Roma tre anni dopo e fu lì sepolto, ma il suo corpo sbucò dalla terra, rendendo a tutti chiara la volontà di essere tumulato a Larchant. Secondo la tradizione medievale, presso la sorgente sacra dei culti antichi, nella foresta di Larchant, il santo battezzò l’imperatore Costanzo I, padre di Costantino.

Larchant meta di pellegrini
Da luogo di culto pagano qual era, Larchant divenne gradualmente un centro di spiritualità cristiana. I pellegrinaggi sulla tomba del santo sono documentati sin dal IX secolo: i fedeli si recavano a pregare presso le reliquie di Maturino chiedendo di essere liberati da mali fisici, dalla pazzia e dalle possessioni demoniache. Sappiamo che le spoglie del santo furono disperse durante le Guerre di religione del XVI secolo. Un tempo esse risiedevano in una cappella posta in prossimità della Rue du Pont, non lontano dal tracciato dell’antica Route du Midi10.
Nel Medioevo Larchant costituiva una tappa importante di differenti cammini che attraversavano l’Europa11. Fino al XV secolo dalla cittadina transitavano i pellegrini sul Grand Chemin de Lyon e quelli diretti a Santiago di Compostela. Un altro importante tracciato, denominato Chemin de Saint-Mathurin, collegava Larchant alla cattedrale di Santa Maria di Chartres. Non a caso è ben attestata su questi sentieri la presenza dei Cavalieri Templari, i quali offrivano servizi di assistenza e ospitalità ai viandanti. Alla fine del XII secolo i Templari possedevano una commanderia nella vicina Beauvais-en-Gâtinais12.

Il capitolo di Notre-Dame, il collegio di canonici che assisteva il vescovo di Parigi, non esitò a incentivare i pellegrinaggi a Larchant. Essi costituivano infatti un’importante fonte di ricchezza anche per la stessa Cattedrale sulla Senna. L’economia cittadina di Larchant, basata principalmente sulle attività di botteghe e luoghi di ristoro, divenne fiorente. Proprio a causa del grande afflusso di fedeli, i canonici decisero di edificare un grande santuario per ospitare le funzioni liturgiche. Sorse così la maestosa basilica gotica di Saint-Mathurin.

La chiesa di Saint-Mathurin a Larchant
I lavori di costruzione della chiesa di Saint-Mathurin incominciarono dunque alla fine del XII secolo e si protrassero per circa tre secoli. In origine l’edificio sacro possedeva una pianta a croce latina con abside semicircolare rivolta a est. Sappiamo che il transetto e la navata principale furono completati tra il 1195 e il 1220 circa. Un imponente campanile a tre piani fu innalzato sul fianco nord al principio del secolo XIII. La torre si apriva a pianterreno con un ampio portico voltato, poggiante su possenti pilastri.
Nel complesso la chiesa possedeva dimensioni notevoli per l’epoca, vantando 57 metri di lunghezza e 18 di altezza, mentre il campanile s’innalzava per 50 metri. La chiesa di Saint-Mathurin era illuminata per mezzo di una sessantina di grandi monofore lanceolate lungo la navata e la porzione absidale. Intorno al 1300 tra il transetto nord e il coro venne aggiunta un’elegante cappella dedicata alla Vergine Maria, a pianta poligonale. Il capolavoro indiscusso della basilica è tuttavia il portale del Giudizio Universale, collocato sotto il portico della torre.

Il portale del Giudizio Universale
Di grande pregio sono infatti le sculture del Giudizio Universale che ornano il portale laterale della chiesa. L’opera venne completata nel 1555, come attesta un’iscrizione sulla chiave di volta di un’arcata del portico. Il portale è dominato dalla figura di Cristo giudice, assiso su un trono al centro della lunetta. Il Salvatore è circondato da angeli che reggono il sole e la luna, due turiboli e gli strumenti della passione. Ai suoi lati, inginocchiati, vi sono Maria e San Giovanni. Tutt’intorno si svolgono le scene del Giudizio Universale. Presso l’architrave i morti resuscitano fuoriuscendo dai sepolcri e due angeli indicano loro la via per il paradiso o per la dannazione eterna.
Sull’archivolto, con tripla ghiera, ancora degli angeli reggono la corona della salvezza nella cornice più interna. Alla base delle cornici più esterne ecco la rappresentazione di un crogiolo sul fuoco e del Leviatano, simboli infernali. Lungo l’archivolto si riconoscono i profeti Aronne, che indossa una mitra, Abramo, Mosè con le tavole della Legge e San Giovanni Battista.

Erano invece figure di santi le grandi statue lungo gli stipiti, ormai quasi irriconoscibili. La tradizione vuole che si tratti di San Giacomo, che porta una cesta con le conchiglie del pellegrino, Sant’Andrea e San Pietro, sulla sinistra. A destra del portale sopravvivono solo due sculture, forse di San Paolo e Santo Stefano.
La rovina e lo stato attuale
Abbiamo notizia che una solenne cerimonia di traslazione delle reliquie di Maturino fu officiata il 15 ottobre del 1504, alla presenza della regina Anna di Bretagna, segno che la chiesa fosse stato completata. Tuttavia, appena pochi decenni dopo incominciò già la sua inarrestabile rovina. Su di essa si abbatté la grande sciagura delle Guerre di religione (1562-1598). Nel 1567 un ugonotto “chevalier du Boulay” trafugò le reliquie di Saint Mathurin e l’anno successivo il Conte di Pembroke diede alle fiamme l’intero villaggio di Larchant, compresa la chiesa gotica.

Come se non bastasse, l’espansione della cittadina reale di Fontainebleau nel XVI secolo provocò una deviazione dei sentieri che intercettavano la Via Turonensis per Santiago13. Progressivamente si ridusse il numero di pellegrini diretti a Larchant e di conseguenza il borgo andò incontrò a un’irreparabile crisi economica. Nel 1675, quando ormai la chiesa di Saint-Mathurin era in stato di abbandono, uno dei pilastri della torre crollò, trascinando al suolo parte della navata meridionale.

Negli anni recenti, a partire dal 1983, ben sei campagne di restauro hanno permesso di salvare le strutture superstiti dell’edificio. Così, oggigiorno i visitatori possono ancora ammirare ciò che resta della navata con il coro, a unica campata, e la splendida Cappella della Vergine Maria, ornata nel XX secolo con vetrate policrome, opera di Sylvie Gaudin nel 1989, pinnacoli e doccioni. Seppur rimaneggiata, la chiesa di Saint-Mathurin a Larchant è dunque ancor oggi casa di pellegrini e di appassionati d’arte, santuario di fede e di misteri.
Samuele Corrente Naso
Note
- B. Guérard, Cartulaire de l’église Notre-Dame de Paris, volume 4, Parigi, 1850. ↩︎
- Archivio Nazionale di Parigi, S 305 B no 1. – Artem 2909. ↩︎
- Archivio Nazionale di Parigi, K 19no 2/7. – Artem 2078. ↩︎
- Biblioteca nazionale di Francia, Parigi, lat. 5568, fol. 71-80. In M.-J. Gasse-Grandjean, La Pancarte de Saint-Mathurin de Larchant (vers 1075 ?), 2006. ↩︎
- J.-P. Lelu, Deux navigateurs celtiques trop peu connus: saint Mathurin de Larchant et le roi Baco de Nantes, Mythologie Française, 173, 1994. ↩︎
- A. Dauzat, C. Rostaing, Dictionnaire étymologique des noms de lieux en France, Guénégaud, Paris, 1989. ↩︎
- A. Rousselle, Croire et guérir. La foi en Gaule dans l’Antiquité tardive, Fayard, 1990. ↩︎
- Biblioteca nazionale di Francia, Parigi, ms. lat. 12584; ms. lat. 13745. ↩︎
- Ibidem nota 4; Acta sanctorum, Nov. I, Paris, 1887, BHL 5720. ↩︎
- M. Verdier, L’église Saint-Mathurin de Larchant, Amis des Monuments et Sites de Seine-et-Marne, 1969. ↩︎
- P. Dulin, Le pèlerinage de saint Mathurin de Larchant: aspects spirituels et matériels, mémoire de maîtrise d’histoire, Université Paris X-Nanterre, 1995. ↩︎
- M. Verdier, Le temporel de la Commanderie de Beauvais (près de Nemours en Seine-et-Marne), Mémoires, 48, Fédération des sociétés historiques et archéologiques de Paris et Île-de-France, 1997. ↩︎
- Liber Sancti Jacobi o Codex Calixtinus, libro V: Iter pro peregrinis ad Compostellam, Aimery Picaud ascriptum (“Guida del pellegrino di san Giacomo”), 1139-1173. ↩︎