L’acropoli di Atene, sul tetto del Mondo

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Si dice non vi fu luogo più magnifico sulla terra dell’acropoli di Atene, colma di templi e statue, che simile a una dimora degli dei venne adornata d’ogni bellezza. Su questa sacra altura si percepiscono gli echi del mito e della storia, si respirano l’arte e la cultura che gettarono il seme della nostra identità. Atene non solo è patrimonio dell’umanità, ma ne fu culla e nutrice al contempo. Nell’epoca antica qui fiorirono la filosofia, la drammaturgia e le scienze più alte. E quando Solone concesse i diritti politici al popolo, nel 594-593 a.C., vi nacque la democrazia. I cittadini addestrati come militari si riunivano sulla collina della Pnice in una pubblica assemblea, l’ekklesia, per eleggere i propri strateghi, proporre le leggi e prendere le decisioni più importanti.

Così gli ateniesi, primi fra tutti, trasformarono l’idea stessa della città. Sin dai tempi micenei essa era concepita per accogliere e proteggere il palazzo del sovrano, fulcro verso cui tutto gravitava. Ma con l’avvento della democrazia il potere apparteneva ai cittadini, che dovevano potersi incontrare, discutere e confrontarsi. Il crocevia sociale della città-stato divenne la piazza, l’agorà, ampio spazio intorno a cui costruire il tessuto urbano, ove si tenevano i mercati e le assemblee politiche e religiose. Inoltre, una polis non poteva dirsi tale se non possedeva teatri, biblioteche e portici, luoghi di incontro e di condivisione pubblica. Ad Atene, grazie allo spostamento delle attività comuni nell’agorà, l’acropoli, luogo alto e sede dei più antichi insediamenti, fu adibita ad area sacra e occupata da magnifici templi. L’altura di Atene poté così divenire quello straordinario luogo d’arte e di cultura, d’irraggiungibile bellezza, ammirato dagli uomini di ogni tempo.

L’acropoli di Atene, una lunga storia

L’acropoli di Atene sorge su un’altura calcarea, stretta e allungata, dalle pareti irte e frastagliate, che raggiunge i centocinquantasei metri sul livello del mare. Il pendio degrada dolcemente soltanto a ovest, dove una monumentale scala d’accesso conduce all’area sacra. La conformazione rocciosa del rilievo, difficile da raggiungere da altri punti, rese da sempre l’acropoli un luogo sicuro in cui fondare un insediamento. Lungo le sue pendici si incontrano alcune grotte e in tempi remoti erano già note diverse sorgenti perenni, tra cui la Klepsydra sul lato settentrionale. Nel XIV secolo a.C. i Micenei vi collocarono una rocca cinta da mura fortificate (Pelargikòn) e un palazzo, con mègaron e cortile antistante. Poche tombe, a sud ovest della collina, e alcune ceramiche sul declivio nord testimoniano la continuità d’uso dell’area durante il medioevo ellenico (1200-800 a.C.)1. È in questo periodo che si sviluppò la potente città greca di Atene.

Il mito della fondazione di Atene

Col passare delle generazioni, di quei tempi lontanissimi la memoria perse ogni traccia e sfumò nella leggenda. Il mito vuole che Atene venne fondata dagli dei Poseidone e Atena. Ma la città poteva essere dedicata a uno soltanto di loro: le due divinità, ormai opposte in una disputa senza precedenti, radunarono il popolo sull’acropoli per essere acclamate, ciascuna offrendo un prezioso regalo. Poseidone donò un cavallo2, simbolo della forza in battaglia, oppure una fonte d’acqua salmastra, secondo un’altra versione3. Atena piantò un ulivo sull’acropoli e promise la pace e la saggezza. Gli ateniesi scelsero la dea, la quale diede il nome alla città e nominò il primo re dell’Attica, Cecrope, creatura leggendaria metà uomo e metà serpente, generato dalla terra Gea4. Nell’area ove sorgeva il palazzo miceneo, oggi tra il Partenone e l’Eretteo, venne impiantato il più antico culto di Atena.

Le guerre contro i Persiani

All’alba del V secolo a.C. una terribile minaccia incombeva sulla Grecia e le sue fiere poleis, Atene e Sparta su tutte. L’impero persiano di Dario I aveva preso possesso dell’Asia Minore e sottomesso le colonie della Ionia. Nel 499 a.C. queste città si rivoltarono e Atene intervenne in loro soccorso, inviando la sua flotta. Non appena la ribellione fu sedata, come ritorsione Dario I inviò un esercito in Grecia per devastare l’Attica, ma venne sconfitto dagli ateniesi nella famosa battaglia di Maratona del 490 a.C.5.

Il successore al trono dell’impero persiano, Serse I, riprese i preparativi militari per invadere la Grecia. Quindi nel 480 a.C. radunò un imponente esercito e attraversò l’Ellesponto. Dopo aver piegato l’eroica resistenza degli Spartani alle Termopili6, si diresse verso Atene. Agli abitanti non rimase che abbandonare la città e rifugiarsi sull’Isola di Salamina7. Il politico più influente, Temistocle, aveva infatti convinto gli ateniesi a investire sul potenziamento della flotta marittima a scapito della fanteria terrestre. Serse I, sconfitta un’esigua guarnizione sull’acropoli, fece radere al suolo la città. La popolazione era tuttavia in salvo e i Persiani dovevano ancora affrontare l’ostacolo maggiore: la più grande e potente flotta navale dell’intera Grecia che, sotto il comando di Temistocle, li attendeva al largo di Salamina. La battaglia si risolse con una schiacciante vittoria degli ateniesi, che poterono così riprendere possesso della loro città, mentre i Persiani furono costretti a fuggire.

La Lega delio-attica

Poiché molte città della Ionia erano sue colonie, nel 477 a.C. Atene si fece promotrice di una coalizione contro i Persiani. Sull’Isola di Delo un congresso sancì la fondazione della Lega delio-attica, alleanza in cui ogni membro versava una tassa per il mantenimento di una flotta comune8. Tutti i rematori delle navi ateniesi, in genere agili triremi armate con rostro, erano uomini liberi che possedevano il diritto di voto. Con l’espandersi della flotta ad Atene aumentò pertanto anche il peso politico del ceto popolare. Dal 460 a.C. alla guida della città si affermò Pericle, uomo vicino ai cittadini meno abbienti, che promosse la ricostruzione di Atene e dell’acropoli come ancor oggi possiamo ammirarla.

“Si chiama democrazia, poiché nell’amministrare si qualifica non rispetto ai pochi, ma alla maggioranza”.

Tucidide, Guerra del Peloponneso, II, 37.1, riporta le parole di Pericle.

L’Acropoli di Atene, luogo d’arte

Pericle aveva una grande ambizione: fare di Atene il centro più influente della Grecia. La città era chiamata a essere la sapiente guida militare e il faro culturale delle altre poleis. Per renderne manifesti supremazia e prestigio, Pericle promosse un imponente programma di ricostruzione dell’acropoli in forme monumentali, dopo che i Persiani l’avevano distrutta. Nei nuovi templi l’ordine dorico della tradizione locale venne affiancato dallo stile ionico, originato e diffuso tra le città dell’Asia Minore, espressione del ruolo politico assunto da Atene come potenza egemone della Lega delio-attica.

I progetti vennero affidati al sapiente architetto e scultore Fidia, nominato Episkopos, supervisore. Per primo fu ricostruito il maestoso Partenone (447-438 a.C.), tempio dedicato ad Atena, e negli anni successivi l’acropoli si arricchì dei Propilei (437-432 a.C.), poi del Tempio di Atena Nike (425-420 a.C.), edificato per commemorare la grande vittoria degli ateniesi sui Persiani, infine del magnifico Eretteo (421-406 a.C.), tutti realizzati con il marmo pentelico dell’Attica. In pochi decenni l’area sacra raggiunse quella maestosità che gli ha permesso di essere ammirata e descritta per tutti i secoli successivi, sino ai nostri giorni. L’acropoli conserva ancora per grandi linee il rinnovamento architettonico voluto da Pericle. Ancora nel II secolo d.C. Pausania visitò l’acropoli e nella sua Periegesi della Grecia la delineò simile a come appare oggi9.

Le pendici

Lungo il sentiero che risaliva le pendici dell’acropoli sorgevano alcuni tra i più importanti edifici pubblici di Atene. Tra questi il teatro di Dioniso, costruito tra V e IV secolo a.C. vicino al santuario dedicato al dio della natura e del vino. L’edificio ospitò le tragedie dei grandi drammaturghi del tempo, come Eschilo, Sofocle ed Euripide. Gran parte delle rovine oggi visibili sono di età romana: ben conservate sono la cavea e la pavimentazione dell’orchestra. Nelle immediate vicinanze sorgeva l’Odeon che Pericle aveva fatto costruire nel 435 a.C. per le rappresentazioni musicali delle principali feste religiose cittadine in onore di Atena, le Panatenee.

Una volta oltrepassato il teatro di Dioniso si incontrava l’Asclepieion dedicato al dio della medicina Asclepio e innalzato nel 420 a.C., quindi si imboccava la lunga Stoà di Eumene. Il passaggio coperto, voluto dal re di Pergamo Eumene Sotere nel II secolo a.C., era addossato al pendio dell’acropoli. Possedeva colonne doriche all’esterno e ioniche all’interno, con particolari capitelli a calice.

Al tempo di Pausania la Stoà collegava il Teatro di Dioniso all’Odeon di Erode Attico10. Era questo un piccolo teatro di pietra fatto costruire tra il 161 e il 174 d.C. dal filosofo ateniese in memoria della moglie Appia Annia Regilla, uccisa da un liberto. La struttura poteva contenere cinquemila spettatori ed era impiegata per le esibizioni musicali.

L’ingresso monumentale all’acropoli di Atene: i Propilei

La via sacra ascensionale conduceva sino ai Propilei, scenografico ingresso colonnato introdotto da un’ampia scalinata. I Propýlaia furono innalzati dall’architetto Mnesicle tra il 437 e il 432 a.C., quando già il Partenone ricostruito svettava su Atene dall’alto dell’acropoli. L’accesso si componeva di tre parti distinte. Un corpo centrale mimava su entrambi i prospetti, l’uno rivolto all’esterno, l’altro verso il cuore dell’area sacra, l’aspetto di un tempio dorico esastilo, senza fregi. Le due facciate erano connesse da un corridoio affiancato da tre colonne ioniche su ciascun lato, poste a differenti altezze a seconda del dislivello del terreno, e coperto da un soffitto a cassettoni.

Le due colonne centrali sui prospetti erano più distanziate delle altre in modo da aprire un varco attraverso cui il fedele poteva scorgere la colossale statua bronzea di Atena Promachos (“combattente”), alta circa otto metri, eretta al centro dell’acropoli. La scultura, opera di Fidia, era un’offerta alla divinità per la vittoria sui Persiani. Il corpo centrale dei Propilei era affiancato da due ali laterali introdotte da tre colonne doriche ciascuna: a sinistra sorgeva un vano adibito a Pinacoteca, che esponeva i quadri su tavola degli artisti più famosi di Atene, impiegato come sala per i banchetti; a destra v’era un locale di servizio.

Il Tempietto di Atena Nike

I Propilei erano preceduti sulla destra da un tempietto gentile, posto su un bastione, eretto probabilmente da Callicrate tra il 425 e il 420 a.C. L’edificio, dedicato ad Atena Nike, era anfiprostilo con quattro colonne per lato e sorgeva su un alto crepidoma. Era di ordine ionico e l’architrave ospitava un fregio con scene di battaglia contro i Persiani. Non sappiamo invece cosa fosse raffigurato sui frontoni, in quanto sono andati perduti. Il tempietto venne costruito in direzione della baia di Salamina a ricordo della decisiva battaglia che aveva consentito agli ateniesi di tornare nella loro città. Pausania rivela che la statua della dea Atena contenuta nella cella fosse di legno, senza ali così da non potere mai lasciare la città, con una melagrana tra le mani11.

L’Eretteo

Una residenza, detta Arrephorion, presso la porzione settentrionale dell’acropoli, ospitava la sacerdotessa di Atena e le arrefore, custodi degli arredi sacri. Un poco oltre, vicino a un grande altare dedicato ad Atena Poliás, “protettrice della città”, sorgeva il magnifico tempio Eretteo. L’edificio fu innalzato, forse da Filocle, tra il 421 e il 406 a.C. su un preesistente luogo dedicato alla dea. Nel momento della ricostruzione si decise di collocarvi anche i culti dei mitici Cecrope ed Eretteo, sesto re di Atene secondo i racconti leggendari12.

Un tempio con due celle

Il tempio accoglieva pertanto tre culti differenti e paralleli, cui corrispondevano altrettanti ambienti interni. Dal prospetto principale, prostilo con sei colonne, di ordine ionico, si accedeva alla cella riservata al culto di Atena Poliás. Qui era contenuta la statua lignea della dea che veniva portata in processione durante i giochi panatenaici. Il vestibolo settentrionale, composto da un colonnato tetrastilo, più snello e di ordine ionico, permetteva invece di raggiungere un vano d’accoglienza e quindi la cella dedicata al dio sincretico Eretteo-Poseidone. Esternamente, su questo lato, l’Eretteo era chiuso da una parete ingentilita da una serie di semicolonne. Accanto al vestibolo nord, un muro di cinta delimitava il Pandroséion, cortile sacro con l’albero d’ulivo donato da Atena alla città13.

A meridione, la Loggia delle Cariatidi, così detta per via delle belle statue di fanciulle che fungevano da colonne, era posta in corrispondenza della sepoltura di Cecrope. Le sculture rappresentavano delle Korai portatrici di ceste sul capo, che fungevano da capitelli, abbigliate con eleganti abiti. Non se ne conosce l’autore, sebbene sia stato suggerito che a realizzarle fu lo scultore Alcamene, allievo di Fidia. L’Eretteo era ornato lungo tutto il perimetro con un fregio ionico di raffinata policromia, in cui le sculture risaltavano su un fondo in pietra blu di Eleusi.

Il Partenone

Sulla porzione meridionale dell’acropoli si estendeva un complesso templare dedicato ad Artemide Brauronia, con tre ali porticate, la cui statua realizzò Prassitele14. Poco più avanti v’era la calcoteca, magazzino delle armi, delle corazze e dei rostri navali. Poi s’innalzava il grandioso Partenone, solenne tempio dedicato alla dea Atena. Il programma architettonico dell’acropoli voluto da Pericle era incominciato proprio dalla ricostruzione di quest’opera straordinaria, così detta poiché ospitava la statua di Atena Parthénos, ossia “vergine”. Furono gli architetti Ictino e Callicrate, tra il 447 e il 438 a.C., a realizzare l’edificio sulle rovine di un precedente tempio dorico ed esastilo, che ivi si trovava prima delle distruzioni persiane.

Il Partenone era imponente: ottastilo, con diciassette colonne per lato, in continuità con la tradizione possedeva un impianto dorico. Ictino e Callicrate previdero uno stretto deambulatorio per lasciare più spazio possibile al naos. La statua crisoelefantina di Atena Parthénos ospitata nella cella del tempio, realizzata da Fidia, era infatti gigantesca e raggiungeva i dodici metri di altezza. Sul retro venne prevista una sala del tesoro, suddivisa in tre navate da quattro colonne ioniche, accessibile dall’opistodomo, che conteneva la cassa comune della Lega delio-attica.

Il Partenone fu riconvertito in chiesa cristiana nel IV secolo a.C. e in moschea negli anni seguenti la presa turca di Costantinopoli del 1453. Nel 1687 fu bombardato dai Veneziani e, poiché era impiegato come polveriera, una potente deflagrazione danneggiò parte del suo corredo scultoreo. Ciò che resta degli splendidi marmi che ornavano i frontoni, dei fregi e delle originali decorazioni è oggi custodito in differenti musei d’Europa: presso il British Museum di Londra, il Louvre di Parigi e il Museo dell’acropoli di Atene.

I fregi e i frontoni del Partenone

Le sculture del Partenone sono riconosciute come le più importanti testimonianze artistiche dello stile classico giunte sino a noi. Fidia realizzò con allievi un fregio dorico in altorilievo, composto da novantadue metope alternate a triglifi. Le metope rappresentavano sul fianco orientale il combattimento tra i Giganti e gli dei celesti, un’Amazzonomachia su quello occidentale, su lato meridionale una Centauromachia, infine a sud raffiguravano scene dell’omerica Guerra di Troia. Ancora Fidia scolpì il fregio ionico a bassorilievo che correva per centosessanta metri lungo le pareti esterne della cella, visibile dalle colonne della peristasi. È possibile che vi fosse riprodotta la processione rituale che si teneva in onore di Atena durante le Panatenee. L’originale policromia delle decorazioni del Partenone è andata perduta, rimangono solo tracce di un bel fondo blu sotto il fregio ionico e di rosso-blu presso le metope e i triglifi.

I due frontoni, scolpiti da Fidia tra il 440 e il 432 a.C., ospitavano più di cinquanta statue e sono considerati i capolavori del grande scultore ateniese. Presso il frontone occidentale era rappresentata la mitica disputa tra Atena e Poseidone per il possesso di Atene e dell’Attica. Il frontone orientale ospitava invece la nascita di Atena. Al centro della composizione Zeus era assiso in compagnia della dea, sua figlia, affiancato dalle altre divinità dell’Olimpo. Alle estremità del frontone v’erano le quadrighe del sole che sorgeva all’alba (helios) e della luna al tramonto (selene).

Samuele Corrente Naso

Note

  1. M. Paoletti, Atene, l’Acropoli e l’Agorà, in Atlante di Archeologia, UTET, Torino, 1996. ↩︎
  2. Virgilio, Georgiche, I, 12 ss. ↩︎
  3. Apollodoro, Biblioteca, III, 14.1. ↩︎
  4. Ibidem. ↩︎
  5. Erodoto, Storie, VI. ↩︎
  6. Erodoto, Storie, VIII, 24. ↩︎
  7. Erodoto, Storie, VIII, 41. ↩︎
  8. Tucidide, Guerra del Peloponneso, I, 96. ↩︎
  9. Pausania, Periegesi della Grecia, I. ↩︎
  10. Pausania, Periegesi della Grecia, VII, 20.3. ↩︎
  11. Pausania, Periegesi della Grecia, I, 22.4. ↩︎
  12. Apollodoro, Biblioteca, III, 15.1 ↩︎
  13. Erodoto, Storie, VIII, 55 ↩︎
  14. Pausania, Periegesi della Grecia, I, 23.9. ↩︎

Autore

Samuele

Samuele è il fondatore di Indagini e Misteri, blog di antropologia, storia e arte. È laureato in biologia forense e lavora per il Ministero della Cultura. Per diletto studia cose insolite e vetuste, come incerti simbolismi o enigmatici riti apotropaici. Insegue il mistero attraverso l’avventura ma quello, inspiegabilmente, è sempre un passo più in là.

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