I rituali di guarigione nel santuario di Asclepio a Epidauro

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Nel mondo antico il più importante santuario terapeutico si trovava in Argolide, a Epidauro. Questa località del Peloponneso meridionale era meta di migliaia di pellegrini che ogni anno vi si recavano per chiedere la guarigione fisica ad Asclepio, principale divinità greca delle arti mediche. Il mito vuole che egli fosse un semidio nato da una relazione tra Apollo e una donna mortale, Caronide secondo il poeta Pindaro (518 – 438 a.C.)1. Il dio amava Caronide alla follia ma ella di nascosto decise di sposare Ischi. Quando Apollo venne a sapere di essere stato tradito, chiese ad Artemide di aiutarlo nella vendetta. E la dea della caccia scagliò una freccia mortifera contro Caronide, mentre Asclepio le veniva strappato dalle braccia. Il bambino venne affidato al centauro Chirone, che gli insegnò la scienza della medicina.

“Apollo rapì dal morto alvo materno il bambino, e lo affidò a Chirone, che lo rendesse sperto nell’arte medica. E Asclepio divenne il più grande dei medici”.

Pindaro, Le odi siciliane, Ode Pitia III.

Un giorno Asclepio resuscitò un morto, violando le leggi di natura e attirandosi l’ira di Zeus, che lo incenerì con una folgore. Il signore dell’Olimpo temeva che gli uomini avrebbero perso la fede negli dei se fossero diventati immortali come loro. Ecco che Apollo si impietosì per la fine del suo povero figlio e uccise per vendetta i Ciclopi che forgiavano le saette di Zeus. Per placare la contesa, questi tramutò Asclepio nella costellazione di Ofiuco, in modo che divenisse un dio minore2.

I primi culti a Epidauro

Ben prima che Epidauro divenisse famosa per il santuario dedicato al guaritore Asclepio, in questi luoghi già si svolgevano riti e antichissime pratiche religiose. Sin dall’età micenea è attestato infatti il culto del dio Meleàtas, cui era dedicato uno spazio sacro sul monte Kynortion3. Intorno alla metà del VII secolo a.C. si diffuse poi la devozione al greco Apollo che, per mezzo di un sincretismo con la divinità preesistente, acquisì l’epiteto di Meleàtas. Un tempio in suo onore sorse sull’altura più orientale del monte Kynortion; di esso rimangono alcune tracce poche visibili.

Verso la fine del V secolo a.C. a Epidauro si affermò infine Asclepio, dio delle arti mediche, come attesta una dedica risalente a quel periodo4. L’area santuariale venne spostata a nord-ovest, presso una pianura ai piedi dell’Arachnaion, ove era già tributato un culto ad Apollo Pythios5. Pertanto, in un primo momento la figura di Asclepio affiancò quella di suo padre. Poi col tempo divenne predominante. Una risposta alla crescente popolarità di Asclepio può essere individuata nella terribile epidemia di peste che flagellò la Grecia attorno al 430 a.C. L’affermazione del dio guaritore a Epidauro rispondeva al bisogno di esorcizzare la paura e debellare quel male invisibile che rischiava di destabilizzare l’ordine sociale.

L’Asklepieion

I pellegrinaggi di infermi a Epidauro andarono aumentando in maniera considerevole, portando ricchi introiti all’economia locale. Proprio grazie a questi proventi tra il IV e il III secolo a.C. si poté realizzare un grande complesso di edifici santuariali, l’Asklepieion. Del fiorente centro di culto oggi rimangono importanti testimonianze archeologiche e i racconti di chi vi si recò in visita. Tra di essi vi fu lo storico Pausania; nella sua Periegesi della Grecia troviamo un importante resoconto degli edifici e dell’area santuariale di Epidauro6.

Il temenos era circondato da un peribolo e accessibile da due varchi, a nord e a sud, introdotti da propilei monumentali. Pausania rivela che al suo interno non fosse lecito né nascere e né morire. A settentrione era delimitato da un edificio oblungo con colonnato, la Stoà di Kotys, che ospitava le attività commerciali rivolte ai fedeli dell’Asklepieion.

Il rituale di guarigione e l’Abaton

La richiesta di guarigione ad Asclepio si svolgeva attraverso un rituale particolare. Gli infermi in processione percorrevano la Via Sacra lungo il santuario. Superavano l’ingresso principale, a settentrione, e la Stoà, quindi si recavano presso una struttura porticata chiamata Enkoimeterion o Abaton, ambiente “impenetrabile” ad altri che non fossero i supplici. L’Abaton era costruito su due livelli con colonnati sovrapposti di ordine ionico e dorico, si estendeva per circa settanta metri di lunghezza. L’edificio aveva inglobato la prima fonte sacra del complesso, utilizzata sin dal VI secolo a.C., quando il culto era ancora tributato ad Apollo, giacché alle sue acque venivano riconosciute particolari virtù terapeutiche.

Il rito di guarigione degli infermi prevedeva un’offerta per Asclepio, che in genere consisteva nel sacrificio di un gallo, animale che canta all’alba e pertanto figurazione della rinascita dalle tenebre del male e dell’infermità. Il fedele era poi sottoposto a una cerimonia di lustrazione, scandita da abluzioni sacre: i sacerdoti del santuario lo purificavano con acqua e alloro, chiedendo ad Asclepio di sanificarlo e di prolungare la sua vita. Infine, la persona inferma trascorreva la notte sotto il portico dell’Abaton per l’incubatio. Nel sonno attendeva di essere guarito o che il dio gli parlasse per rivelare il trattamento curativo. Il rito di guarigione di Asclepio era dunque una divinazione medica, ossia di tipo iatromantico. Iatromante era lo stesso dio, guaritore (iatros) e veggente (manticos).

I racconti dei miracoli compiuti da Asclepio erano trascritti su alcune tavolette d’argilla (anathemata) apposte presso l’Abaton. Queste iscrizioni rivelano chi fossero i supplici che si recavano a Epidauro. Si trattava di uomini e donne indistintamente, senza differenze di ceto sociale, affetti ad esempio da cecità, paralisi, parassitosi o malattie infettive7.

“Cleò portò avanti una gravidanza per cinque anni. Costei siccome era già incinta da cinque anni, giunse come supplice dal dio e si coricava nellʼAbaton. Se ne andò da lì il più velocemente possibile e come fu fuori dal santuario, partorì un bambino, che appena nato si lavava da sé alla fontana e andava in giro con la madre”.

G. Gregis, Guarigioni di Asclepio a Epidauro, in Axon, Edizioni Ca’ Foscari, dicembre 2017.

Il Tempio di Asclepio

Innanzi all’Abaton sorgeva il tempio dedicato ad Asclepio. L’edificio, dorico e periptero con sei colonne per undici, fu progettato nel 380-375 a.C. circa dall’architetto Theodotos. Le decorazioni esterne, tra cui le sculture marmoree dei frontoni, vennero realizzate da Timotheos ed Hektoridas8. I rilievi sono oggi conservati al Museo Archeologico di Atene. Dai frammenti residui possiamo dedurre che sul frontone occidentale vi fosse rappresentata un’amazzonomachia. Non è chiaro invece quale fosse il tema iconografico di quello orientale: forse un combattimento fra Centauri e Lapiti, forse una raffigurazione della guerra di Troia. Splendidi gli acroteri, decorati da figure della Nike e Nereidi a cavallo.

La statua crisoelefantina di Asklepios, contenuta nella cella templare, fu invece opera di Thrasymedes di Paros9. È ancora Pausania a fornirci la memoria di questa scultura. Il dio era assiso su un trono, accompagnato da un cane, mentre con la mano destra accarezzava la testa di un serpente.

“Siede il Nume sopra un seggio appoggiandosi con una mano a un bastone, e tenendo l’altra sopra la testa del dragone; ai suoi piedi poi giace un cane”.

Pausania, Periegesi della Grecia, II, 27, 2.

La Tholos di Epidauro

Il complesso santuariale includeva un grande edificio circolare a tholos, datato tra il 360 e il 320 a.C. Il tempio era composto da un peristilio di ventisei colonne doriche e un porticato più interno di quattordici colonne corinzie. Pausania attribuiva l’opera all’architetto Policleto il Giovane di Argo10. La Tholos di Epidauro era considerata l’edificio circolare più perfetto in tutta la Grecia. Eppure di essa si ignora quale fosse la funzione. Si trattava della dimora del dio all’interno dell’area sacra? Oppure di tomba monumentale a lui dedicata? Sotto il crepidoma un intricato sistema di cunicoli e pareti concentriche (thymele) evocava le spire di un serpente, animale sacro ad Asclepio. Il serpente, capace di mutare la propria pelle, era simbolo di rigenerazione.

Gli altri edifici del santuario

Accanto ai principali edifici di culto, appena fuori il confine del temenos, sorgevano numerose altre costruzioni. Annesse al santuario dell’Asklepieion v’erano ad esempio delle strutture d’accoglienza per i pellegrini, edificate nel IV secolo a.C. Una foresteria (katagoghion) era adibita per ospitare i sofferenti, che spesso provenivano da regioni lontane. Gli infermi potevano poi utilizzare i bagni termali, a due piani e pianta quadrata.

Un edificio di culto per Artemide, prostilo con sei colonne doriche, possedeva una cella unica con porticato interno. Altri due templi si rivolgevano ad Afrodite e Themis11. Tutt’intorno all’area si incontravano esedre, altari e piccoli thesauroi per le offerte votive.

A sud un grande complesso con cortile a peristilio dorico, noto come “ginnasio” e accessibile dal propileo meridionale, con ogni probabilità era invece impiegato per i banchetti rituali (hestiatorion). Nel II secolo il pròpylon venne trasformato in un tempio dedicato a Igea, personificazione della Salute, e nel cortile del “ginnasio” fu costruito un odeion.

Di un altro tempio, definito Π e collocabile nel III sec. a.C., con portico dorico a quattro colonne in antis e corte interna, è ignota la dedicazione. L’edificio è stato variamente interpretato come rivolto alle divinità Apollo, Asclepio ed Igea, “egizi” sulla base di quanto riferisce Pausania12, oppure ai Dioscuri (Anakeion)13. Ancora fuori dal temenos era situato uno stadio con una grande pista di centottanta metri circa, eretto tra il V e il III secolo a.C., ove si svolgevano giochi in onore del dio della medicina.

Il teatro di Epidauro

Un grandioso teatro venne costruito sul versante nord-occidentale del monte Kynortion su progetto di Policleto il Giovane nel 350 a.C.14. L’edificio era celebre per la sua perfetta estetica, con elegante cavea, orchestra circolare provvista di altare centrale e palcoscenico. Il teatro di Epidauro possiede ancora oggi un’acustica eccezionale che permette di udire distintamente finanche il tintinnio di una moneta dalla sua sommità. I principali elementi strutturali vennero eretti alla fine del IV secolo a.C. Il palcoscenico, a due livelli, un tempo provvisto di proscenio con quattordici semicolonne ioniche, e la cavea furono completati nel II secolo a.C. Trentaquattro file di sedili in calcare erano sormontate da un epitheatron, per una capienza complessiva di circa quattordicimila spettatori. L’edificio ospitava musica e spettacoli rivolti ad Asclepio, che si credeva avessero un potere lenitivo sul dolore e sulla malattia.

La fine delle attività santuariali e l’abbandono

Il santuario di Asclepio visse un momento di crisi dopo che venne depredato dal generale romano Silla negli anni della prima guerra contro Mitridate VI, re del Ponto (89-85 a.C.). Solo in epoca imperiale, nel II secolo d.C., quando la Grecia era sotto il dominio dei Romani, gli edifici dell’Asklepieion vennero ricostruiti attraverso il reimpiego degli elementi antichi. Ma nel 395 i templi di Epidauro vennero di nuovo saccheggiati dai Visigoti di Alarico. Era questo preludio al tramonto definitivo, sancito dal divieto di culto dell’Imperatore d’Oriente Teodosio II nel 426. Nel corso del VI secolo due grandi terremoti devastarono le strutture superstiti, da quel momento non vi fu che l’abbandono. E nondimeno la memoria di Asclepio, dei miracoli di guarigione e dei suoi templi grandiosi si è conservata vivida sino ai nostri giorni.

Samuele Corrente Naso

Note

  1. Pindaro, Le odi siciliane, Ode Pitia III, in Le odi e i frammenti (518 a.C. / 438 a.C.), traduzione di Ettore Romagnoli, Zanichelli, Bologna, 1927. ↩︎
  2. Igino, Astronomica, 2, 14. ↩︎
  3. R. A. Tomlinson, Epidauros, Granada, Londra, 1983. ↩︎
  4. Ibidem. La dedica è stata rinvenuta entro l’edificio E dell’area archeologica di Epidauro. ↩︎
  5. A. Burford, The greek temple builders at Epidauros, 1969. ↩︎
  6. Pausania, Periegesi della Grecia, II, 27. ↩︎
  7. M. Melfi, Il luogo della cura. Il ruolo dello spazio nei rituali di guarigione della Grecia antica, atti del convegno “Le culture della cura”, Palermo, 12-15 dicembre 2022. ↩︎
  8. Dalle Inscriptiones Grecae, IG, IV2, 1, 102. Per approfondire: J. Crome, Die Skulpturen des Asklepiostempels von Epidauros, Berlino, 1951. ↩︎
  9. Pausania, Periegesi della Grecia, II, 27, 2. ↩︎
  10. Pausania, Periegesi della Grecia, II, 27, 5. ↩︎
  11. Ibidem nota 5. ↩︎
  12. Pausania, Periegesi della Grecia, II, 27, 7. ↩︎
  13. G. Roux, L’architecture de l’Argolìde, Parigi, 1961. ↩︎
  14. Ibidem nota 10. ↩︎

Autore

Samuele

Samuele è il fondatore di Indagini e Misteri, blog di antropologia, storia e arte. È laureato in biologia forense e lavora per il Ministero della Cultura. Per diletto studia cose insolite e vetuste, come incerti simbolismi o enigmatici riti apotropaici. Insegue il mistero attraverso l’avventura ma quello, inspiegabilmente, è sempre un passo più in là.

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