I 5 misteri di Venezia

in , aggiornato il

La città di Venezia vanta origini antichissime e gloriosi fasti. Il nucleo più antico del capoluogo veneto corrisponde certamente a quello di Riva Alta, o Rialto, presso il quale si attesta un insediamento urbano a partire dalla metà del quinto secolo. Ducato sin dal 697, Venezia ebbe a manifestare lungo i secoli un’accesa vocazione per il mare, la navigazione e il commercio in genere. Assurse al ruolo di uno dei più importanti porti di scambio tra l’Occidente e il ricco e vasto Oriente, tanto da essere dichiarata Repubblica Marinara. 

Nel cuore del tredicesimo secolo Venezia fu all’apice della gloria: il suo impero si estendeva dal Veneto all’Istria, dalle isole dell’Egeo a Creta e Cipro. Sapientemente governata da scaltri Dogi e un complesso sistema di potere, fu una temibile potenza militare. Furono celebri gli scontri che videro i Veneziani fermamente opporsi al dominio di Genova e di Costantinopoli, tra le mille battaglie vissute a cavallo tra galee e terraferma.

Oltre alla Venezia storica e immaginifica, radicata nella fantasie recondite di ogni inguaribile romantico, essa è tuttavia una città dall’irresistibile e misterioso fascino. Enigmatiche e inquietanti leggende, palazzi maledetti, discusse vicende storiche e gli immancabili Cavalieri Templari. Siamo pronti per uno straordinario viaggio alla scoperta di una Venezia poco conosciuta, ma straordinariamente ammaliante. 

1. Le misteriose sepolture della Basilica di Venezia: san Marco e… Alessandro Magno?

Anticamente lo stemma della città di Venezia era assai diverso da quello attuale. Fino al 1261, infatti, sul gonfalone del capoluogo veneto figurava semplicemente la croce d’oro dell’Impero Bizantino su campo azzurro.

Il Leone di San Marco fu adottato soltanto dopo la traslazione in città del corpo dell’Evangelista. La raffigurazione di Marco in forma di Leone è tipica della tradizione cristiana e segue l’iconografia descritta nell’Apocalisse di san Giovanni e il libro del profeta Ezechiele. 

La leggenda di San Marco

La leggenda vuole che l’apostolo ed evangelista san Marco fosse vittima di un naufragio proprio in prossimità della laguna veneziana. Ecco dunque apparirgli un terribile angelo, nelle sembianze di un possente leone alato e rivolgergli le profetiche parole:

“Pax tibi Marce, evangelista meus. Hic requiescet corpus tuum” . [“Pace a te, Marco, mio evangelista. In questo luogo riposerà il tuo corpo”].

Lo stemma della città di Venezia è oggi un leone alato, esso sorregge un libro con impresse le parole dell’angelo.  

Le spoglie di San Marco

Al di là del mito e della leggenda, esiste un interessante substrato storico e letterario che mette in relazione la Serenissima Repubblica di Venezia con l’evangelista Marco, o quantomeno con le sue spoglie. Alcune fonti [1] paiono attestare che due astuti mercanti veneziani Rustico da Torcello e Bono da Malamocco, siano riusciti a trafugare le reliquie mortali del Santo ad Alessandria d’Egitto. Le spoglie di Marco sarebbero state trasportate all’interno di una cesta contenente carne di maiale. Una trovata geniale se si pensa che l’animale appena menzionato è, nella cultura islamica, quello impuro per eccellenza; i furbi mercanti avrebbero sfruttato questa credenza religiosa per eludere i controlli sulle merci da trasportare. Correva l’anno 828  e, negli anni successivi, i Veneziani cominciarono a edificare una straordinaria basilica volta ad ospitare i resti di San Marco. Si tratta chiaramente dell’imponente Basilica di San Marco, posta nell’omonima piazza, il cui stile romanico-bizantino è celebre in tutto il mondo. 

La scomparsa delle spoglie di San Marco

La Basilica fu consacrata soltanto nel 1098 e non senza curiosi accadimenti, i quali meritano di essere menzionati poiché hanno contribuito nel tempo a gettare un alone di mistero sulla devozione popolare della città verso il Santo. Qualche anno addietro, durante alcuni lavori di restauro, infatti, la teca che ospitava i resti di San Marco scomparve da un giorno all’altro (è probabile che fu conservata in un luogo sicuro e quindi dimenticata), con grandissima disperazione della cittadinanza intera. Venezia era ormai rassegnata a consacrare il suo edificio più importante senza la reliquia che avrebbe dovuto ospitare, una situazione paradossale se si pensa all’investimento economico e in termini di prestigio. Ebbene, durante il giorno della consacrazione, il 25 giugno 1098, ecco il miracolo: Giacomo Casanova racconta che un leone alato apparve improvvisamente all’interno della Basilica e indicò una precisa colonna dell’edificio. All’interno di quella colonna si trovavano i perduti resti di san Marco.

Il mistero dei due corpi

Molti secoli dopo, a circa mille anni dal trasporto delle spoglie dell’evangelista a Venezia (1811), si decise di traslare la preziosa reliquia sotto l’altare maggiore della Basilica. Le motivazioni erano sostanzialmente volte ad evitare che un’inondazione (la famigerata “acqua alta” della città) potesse metterne a rischio la conservazione. Non appena l’ispettore addetto alla traslazione [2] andò per riesumare il corpo, si trovò di fronte a un incredibile enigma: i cadaveri erano due

Fin dai giorni successivi a quel curioso ritrovamento gli studiosi cominciarono ad analizzare l’apparato storico-interpretativo sul quale è poggiata l’intera vicenda. Chi è sepolto con san Marco all’interno della Basilica di Venezia

Per molti anni questo mistero ha affascinato e messo in crisi ogni possibile risoluzione, e solo recentemente alcuni studi sembrano finalmente poter gettare luce sull’identità dello “sconosciuto” sepolto a fianco all’evangelista Marco. Fautore di una rivoluzionaria ipotesi è Andrew Michael Chugg [3]. Chugg ipotizza che i due mercanti veneziani Rustico da Torcello e Bono da Malamocco, all’atto di trafugare le spoglie di san Marco in una chiesetta nei pressi dell’antica Porta della Rosetta di Alessandria, si siano giustappunto trovati di fronte ai due suddetti cadaveri. Non essendo in grado di distinguere quale dei due fosse l’Evangelista biblico, avrebbero deciso di trasportare a Venezia entrambe i corpi. Ciò nondimeno, la domanda originale resta intatta, sebbene ora traslata spazialmente ad un luogo ben definito: Alessandria d’Egitto.

L’ipotesi di Andrew Michael Chugg

Chi era sepolto insieme a san Marco all’interno di una chiesetta della città Egiziana? Vista la rilevanza del compagno di sepoltura, doveva trattarsi di una personalità quantomeno nota, se non di fondamentale importanza storica. Chugg, attraverso un’attenta analisi storiografica, ipotizza che potrebbe trattarsi, infatti, del condottiero macedone Alessandro Magno. Diverse fonti scritte, attribuite a Strabone, Diodoro, Svetonio e altri, attestano con certezza che le spoglie di Alessandro si trovassero ad Alessandria d’Egitto almeno sino al 391 [4]. Erano collocate all’interno  di un mausoleo appositamente costruito che, tuttavia, in quell’anno andò distrutto per mano dell’imperatore Teodosio. Da quel momento se ne persero totalmente le tracce, almeno fino ad oggi, a quanto pare. A sostegno della sua tesi, Chugg riferisce del ritrovamento di una lapide funeraria macedone recante l’insegna di Filippo II, padre di Alessandro, oggi conservata presso il Museo Diocesano d’Arte Sacra di Venezia.  

Si tratta soltanto di congetture o l’analisi di Chugg corrisponde a verità? L’uomo sepolto presso la Basilica di San Marco a Venezia è davvero Alessandro Magno?

2. La misteriosa Ca’ Dario di Venezia

Numerose sono le leggende, le storie di fantasmi e di maledizioni legate alla città lagunare. Alcune assumono un aspetto marchiano e fanno parte della tradizione orale e culturale di Venezia, altre paiono essere confermate da fatti incontestabili, anch’essi garantiti da veritieri racconti popolari, ovviamente! Certo è che tutto ciò conferisce a Venezia un’aurea di fitto mistero; la città stessa, maniacalmente perfetta in ogni dettaglio, pare aleggiare come uno spettro ai giorni nostri. Un luogo dal passato potente e dai gloriosi fasti, resa immutabile e immutata nel tempo. Oggi, tuttavia, bellissima e triste come una regina che si specchia eternamente nella laguna, col suo lento incedere sempre uguale a se stesso. 

Particolare e piuttosto nota è la vicenda di un palazzo storico della città lagunare [5], o quantomeno maledetta pare essere la sorte di chi ne suole diventare il proprietario. La famigerata Ca’ Dario fu voluta costruire da Giovanni Dario nel 1479, a quel tempo segretario del Senato della Serenissima Repubblica. Il Palazzo, di chiara impronta rinascimentale, si affaccia sul Canal Grande e rappresenta un fiore all’occhiello architettonico del sestiere Dorsoduro.

La maledizione di Ca’ Dario

Dal momento della sua edificazione, tuttavia, una triste fine sembrerebbe spettare a coloro cui il palazzo, a mo’ di una costosa patata bollente, finisce per appartenere. Suicidi, omicidi, morti accidentali e violente si sono susseguite senza sosta. La figlia di Giovanni Dario, Marietta, si suicidò in seguito alla morte violenta del marito Vincenzo Barbaro, che fu accoltellato. Il successivo erede, Giacomo, morì in un agguato. Da allora sono state accertate almeno altre 10 morti violente tra il finire del 1700 ai nostri giorni [6].

Ad oggi non è chiaro se l’edificio abbia o meno un proprietario, poiché dal 2006 è affidato ad una agenzia immobiliare americana che, in buona sostanza, non riesce più a venderlo a nessuno.

La fama di palazzo maledetto è ormai entrata nell’immaginario collettivo e il solo nominarlo causa un brivido lungo la schiena degli abitanti di Venezia. C’è persino chi si è dilettato ad anagrammare l’innocuo saluto di benvenuto dell’edificio, “urbis genio ioannes Darius”, nel più terrificante “sub ruina insidiosa genero (creo pericoli a chi vi abita)”. 

Si tratta di un messaggio di avvertimento per i posteri o soltanto di una suggestione? Nel dubbio i Veneziani preferiscono girare alla larga dalla maledetta Ca’ Dario. 

3. I Cavalieri Templari a Venezia

 La presenza, sin dal 1187, dei Cavalieri Templari a Venezia è storicamente accertata attraverso un atto di donazione a nome dell’Arcivescovo ravennate Gerardo, il quale concedeva all’Ordine alcuni terreni per la costruzione di una chiesa. E’ innegabile, infatti, come i Templari possano aver avuto un ruolo di rilievo all’interno delle politiche economiche e militari della città veneta, la quale possedeva alcuni tra gli scali marittimi più importanti del Mediterraneo. I Veneziani, in buona sostanza, controllavano alcune delle tratte marittime da cui era possibile giungere a Gerusalemme; i Templari, dal canto loro, avevano la missione di rendere sicure queste rotte. E’ evidente come questo si sia storicamente tradotto in una forte presenza dell’Ordine del Tempio di Gerusalemme presso la città della laguna. 

Simbolismi templari a Venezia

Ancora oggi, visitando Venezia con un occhio attento e allenato alla simbologia, è possibile trovare numerosissime testimonianze di questo antico e duraturo connubio. 

Ad esempio, una colonna con una croce patente spicca al limitare di uno dei ponti del sestiere Santa Croce. In questo luogo avveniva parte di un complesso e lugubre rituale processionale di pena capitale, che si concludeva in Piazza San Marco. Non a caso, come si vedrà più avanti nell’articolo, il simbolismo presente sul capitello della colonna (parte esposta) richiama quelli dei Pilastri Acritani della Basilica. 

Presso il sestiere San Marco, non lontano dal Ponte di Rialto, è situato uno dei palazzi più antichi e famosi di Venezia. Si tratta del Fondego dei Tedeschi,  così chiamato poiché accoglieva i commercianti provenienti da tutta la Germania.

Le triplici cinte

Il palazzo presenta un grazioso cortile interno, sul quale si affaccia una graziosa balconata disposta su più livelli. In alcun punti della balaustra, del primo e secondo piano, è possibile notare come vi siano diligentemente incise alcune Triplici Cinte. E’ noto dalla letteratura del settore, come tali simbologie siano perlopiù collegate alla presenza dei Cavalieri Templari, i quali potrebbero esserne i fautori. 

Sono inoltre presenti alcune raffigurazioni del Centro Sacro o Alquerque. Per approfondire rimando alla apposita sezione del sito.

Tuttavia, il Fondego dei Tedeschi non è l’unico posto dove ritrovare tali simbologie a Venezia. Abbiamo, infatti, rinvenuto altri esemplari della Triplice Cinta presso un sedile esterno della Scuola di San Rocco.

ll Sottoportego della Madonna

Non lontano dalla Chiesa di Sant’Aponal, in campo San Polo, è presente inoltre un luogo che richiama e celebra indefinitamente la presenza dei Cavalieri Templari a Venezia. Si tratta del Sottoportego della Madonna, uno stretto portico, il quale dà accesso a un vico, intriso di simbolismi legati all’Ordine del Tempio di Gerusalemme.

Per cominciare lateralmente all’ingresso campeggia una simil-Croce Patente. 

All’ingresso del sottoportego è presente poi una piccola edicola, dedicata alla Vergine Maria, la quale richiama un famoso fatto storico risalente al 1177. In quell’anno, infatti, il papa Alessandro III, incalzato dalle truppe di Federico Babarossa, fu costretto a rifugiarsi a Venezia in gran segreto… tanto da essere costretto la prima notte a dormire per strada. L’edicola vuole rappresentare questo curioso episodio, sebbene non è chiaro se si tratti soltanto di una leggenda, ricordato nell’immaginario collettivo attraverso l’iconografia del “papa che dorme”. 

Sul soffitto della volta, e sparsi qua e là, vi sono numerosi richiami ai Cavalieri Templari; opere moderne, tuttavia, di qualcuno che pare averne raccolto l’eredità. 

 L’incantevole Venezia e i Cavalieri Templari: segreti e simbolismi di una città ancora tutta da scoprire!

4. La Donna Onesta di Venezia

La leggenda della Donna Onesta

Una curiosa leggenda, raccontata da secoli tra i sobborghi dell’incantevole Venezia, ci ha condotto verso il sestiere San Polo. Qui è presente un luogo assai particolare, definito le Fondamenta di Donna Onesta, situato in prossimità di un omonimo ponte in ferro battuto. Quest’ultima struttura è certamente il rifacimento di un attraversamento assai più antico, ma non è chiaro se sia crollato da sé o sia stato distrutto da mano d’uomo.

Tale particolare è affatto banale, anzi costituisce preludio necessario per ricostruire il mito della Donna Onesta veneziana. Pare, infatti, che due amici stessero dibattendo sulle virtù femminili, quando uno improvvisamente chiese all’altro: “sai qual è la donna più onesta tra tutte quelle che ho conosciuto?”. E con grande amarezza prese a indicare il volto di una donna scolpito in pietra, che si trovava incastonato nel muro dell’edificio dirimpetto. Da allora si cominciò a vociferare che quel ponte sarebbe crollato soltanto il giorno che una donna onesta lo avesse attraversato.

La leggenda di Santina

Una leggenda parallela, ma non necessariamente alternativa, vuole che in quel luogo abitasse davvero una donna veneziana dalle grandi virtù di onestà e fedeltà. Secondo la tradizione, Santina era la moglie dello spadaio Battista. Dopo che Marchetto Rizzo, un nobile della città, si introdusse nella bottega del marito per violentarla, ella per la vergogna si pugnalò a morte. 

E’ possibile che il volto scolpito della Donna Onesta, che tutt’oggi campeggia nei pressi delle Fondamenta, sia un memoriale proprio della fedeltà di Santina, la moglie dello spadaio? 

5. Le colonne di Piazza San Marco

La colonna è spesso un elemento decorativo, altre volte un importante caposaldo strutturale. Venezia ha un rapporto assai particolare, e davvero innegabile, con questo specifico oggetto architettonico. Miti, leggende, verità storiche si intrecciano verso il cielo della laguna, innalzati dal passo spiraliforme delle colonne veneziane. 

In primis, lateralmente alla Basilica di San Marco, sono erette un paio di colonne; la tradizione afferma che siano provenienti da San Giovanni d’Acri, snodo portuale importantissimo della Terra Santa e ultima roccaforte dei Cavalieri Templari in Medio Oriente. 

Le Colonne Acritane

Le Colonne Acritane sarebbero pertanto giunte a Venezia in seguito alla conquista di San Giovanni d’Acri, nel 1266. Si narra che esse fossero gli stipiti di una chiesa, il tempio di San Saba, la quale era stata concessa ad esclusivo uso dei commercianti genovesi che transitavano in città. Allo scoppiare dei primi tafferugli tra Venezia e la città ligure, la chiesa sarebbe stata rasa al suolo e le colonne imbarcate verso la laguna. Recenti studi [7], nonché importanti ritrovamenti archeologici,  hanno messo in forte crisi tale apparato storico, facendo propendere gli studiosi verso la quasi certezza che le colonne provengano invece dall’area dell’antica Costantinopoli. Esse sono state pertanto trasportate a Venezia in seguito al 1204, data della conquista della città turca, ed erano originariamente collocate presso la basilica di San Polieucto.   

Le Colonne di Palazzo Ducale

Appena due passi più in là, presso il primo loggione di Palazzo Ducale, sono visibili due colonne di porfido, dal colore diverso dalle altre e molto facilmente individuabili. 

Qui, secondo la tradizione veneziana, erano proclamate le sentenze di morte ai condannati aristocratici, i quali venivano appesi a vista della folla sottostante. Ciò nondimeno, si dice che agli sventurati fosse data un’ultima possibilità: se fossero riusciti a fare il giro di una colonna posta al limitare del mare, senza cadere in acqua, veniva loro concessa la grazia. 

Le Colonne di San Marco e San Teodoro

Discorso a parte meritano le due gigantesche colonne di San Marco e San Teodoro, in marmo e granito, poste sul limitare della Piazza. Una di esse erge il leone alato, simbolo della Città e di San Marco, mentre l’altra raffigura il bizantino San Teodoro di Amasea.

Ebbene, pare che in principio gli alti fusti dovessero essere tre. La terza colonna, tuttavia, non giunse mai a Venezia poiché si inabissò nel 1172, precipitando dall’imbarcazione che la trasportava. Nel 2017 è stata lanciata, con la collaborazione del Comune di Venezia, una complessa indagine tomografica del sottosuolo marino volta a verificare la presenza del reperto nelle acque della laguna. La ricerca ha preso il nome di “Progetto Aurora”. 

 Samuele Corrente Naso

Note

[1] Giovambattista Contarini, Spiegazione della Basilica metropolitana di S.Marco Evangelista.

[2] Conte Manin

[3] Andrew Michael Chugg, The lost tomb of  Alexander the great, 2004; The quest for the tomb of Alexander the great, 2007.

[4] Il corpo di Alessandro era stato mummificato durante il periodo tolemaico in Egitto; trasferito ad Alessandria era stato posto in un gigantesco mausoleo egittizante all’incrocio di due arterie principali della città.

[5] Sestiere Dorsoduro, numero civico 353, quasi al termine del Canal Grande.

[6] Per approfondire: https://it.wikipedia.org/wiki/Ca%27_Dario

[7] TIGLER G., I pilastri «acritani». Genesi dell’equivoco, in Florilegium artium.

Autore

Avatar Samuele
error: Eh no!