Il misterioso Cristo nel labirinto di Alatri

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Alatri, 1997. Durante dei lavori di restauro, presso uno dei locali attigui al chiostro della chiesa di San Francesco, alcuni colori consunti dal tempo fanno capolino da una stretta intercapedine. Ben presto si rivela l’esistenza di un angusto cunicolo, ricavato da chissà chi nel corso della storia. La chiesa di San Francesco fu edificata a partire dal 1220 e l’annesso convento risale al 13591. Certamente l’inaspettato locale, quasi cancellato dall’oblio del tempo, doveva far parte di un preesistente edificio di culto, forse una chiesa ancor più antica con volte a tutto sesto e facciata orientata a ovest2. Ma perché preservare, e al contempo nascondere alla vista, quello spazio così ristretto, che appare a noi oggi come una vivida contraddizione di senso?

La risposta comincia lentamente ad apparire in quei colori sorprendenti, che piano prendono forma sotto l’avanzare timido della luce. Le pareti del cunicolo sono affrescate, magnificamente decorate da mano d’uomo di secoli addietro. Ecco apparire in un intreccio di gioiosa armonia nodi e simboli di vitalità, immersi in un sottobosco di sfumature appena soffuse tra il diradarsi delle tenebre. Tra i motivi decorativi, talvolta simili a tendaggi, appaiono di variegate tonalità alcuni fiori della vita, segno di resurrezione, al pari del narciso che in primavera annuncia il risveglio della natura. Ciò nondimeno, è al momento di volgere gli occhi verso l’alto che la meraviglia prende forma. Lì, sulla porzione superiore di una parete consumata dal tempo, impera un Cristo Pantocratore, e tutt’intorno un labirinto d’inestricabile mistero.

Il Cristo nel labirinto di Alatri

L’opera, sebbene incompleta in una sua parte, e a tratti quasi illeggibile a causa del precario stato di conservazione, mostra subito d’essere un enorme capolavoro. Il labirinto è circolare e ad andamento unicursale lungo le sue undici spire, che si rincorrono per un metro e quaranta nel punto più ampio. Il percorso è dunque unico e conduce con fermezza dall’esterno dell’opera sino al cuore più intimo, dove si rinviene maestosa la figura del Cristo. Secondo un’iconografia abbastanza diffusa nel Medioevo, il Salvatore è raffigurato con barba e aureola, tunica e mantello dalle dorate tonalità. Egli regge con la mano sinistra il libro delle Sacre Scritture, mentre indica con l’altra la direzione del periglioso labirinto. Il volto ha tratti distesi, orientali nella sua fisionomia.

Il labirinto di Alatri non è l’unico al mondo, tra i rinvenimenti medioevali, a rappresentare questa disposizione a undici spire e a tragitto unicursale. Se ne rilevano, infatti, identici manufatti a Lucca, presso la Cattedrale di San Martino, e sul pavimento della cattedrale di Chartres, in Francia. Ciò nondimeno, soltanto qui ad Alatri è presente la figura del Cristo Pantocratore, unicum nel suo genere. Tale opera è stata attribuita a un periodo che oscilla tra il XIII secolo e quello successivo; un’interessante analisi al radiocarbonio, condotta sulla parete in cui è posto il labirinto, ha fornito una stima temporale risalente circa al XIV secolo3.

Il significato simbolico del Cristo nel labirinto

Per comprendere appieno quale sia la valenza simbolica del Cristo nel labirinto di Alatri è necessario soffermarci sui principi della teologia cristiana medioevale. In particolare, esso è da intendersi come un percorso di conversione, attraverso cui l’uomo rinuncia alle sue bramosie e passioni per raggiungere la salvezza. Si noti che il percorso è unico, in quanto vi è solo una via della redenzione: essa è Cristo stesso, in accordo alle parole del Salvatore che nei vangeli afferma “Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”4.

Un’opera dei Cavalieri Templari?

Il labirinto di Alatri rappresenta un grande mistero, di esso non è noto autore, né è citato da fonti storiografiche alcune. Perché poi sia stato celato dentro un’intercapedine, e allo stesso tempo preservato dalla distruzione, è un enigma che merita di essere approfondito. In considerazione del possibile periodo di realizzazione e del contesto storico in cui si inserisce, l’opera potrebbe essere stata realizzata su commissione dei Cavalieri Templari. In effetti, in seguito alle controversie tra Clemente V e Filippo il Bello, l’Ordine del Tempio di Gerusalemme era stato sospeso nel 1312 per volontà del Papa. È possibile, pertanto, che qualcuno abbia voluto cancellarne le tracce ad Alatri, nascondendo il labirinto in un anfratto? A sostegno dell’ipotesi templare del labirinto, Giancarlo Pavat fa notare la presenza di croci patenti sulla controfacciata della medesima chiesa di San Francesco, dove l’opera è ubicata, e presso la chiesa di San Silvestro5.

La presenza dei Cavalieri Templari ad Alatri, cittadina della provincia di Frosinone e importante centro culturale della cristianità lungo i secoli, è confermata da altri piccoli indizi che ci sono giunti sino ad oggi. Sulla scalinata d’accesso della chiesa di San Francesco, forse su materiale di reimpiego, sono incise due Triplici Cinte. Si tratta di un simbolo dall’importante significato storico che, secondo alcune ipotesi, rappresenta proprio l’architettura dell’antico Tempio di Salomone a Gerusalemme, da cui il nome dell’ordine dei Templari.

Samuele Corrente Naso

Mappa dei luoghi

Note

  1. A. Frusone e G. Zomparelli, Alatri, tipografia Strambi, 1986. ↩︎
  2. G. Manchia, Antichita Alatrensi, 2002. ↩︎
  3. G. Manchia, Cristo nel Labirinto, 2011. ↩︎
  4. Giovanni 14,6. ↩︎
  5. G. Pavat, Il Cristo nel Labirinto. Il mistero dell’affresco, Città di Alatri, Nuova Stampa, Frosinone 2009; Valcento. Gli Ordini monastico-cavallereschi nel Lazio meridionale, Belvedere edizioni, 2007. ↩︎

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