Com’era Firenze nei primi secoli

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Si possono rintracciare i primi albori della città di Firenze in quel guado, cullato dal silenzioso incedere dell’Arno, che gli Etruschi collocarono nel punto più vicino tra le sponde del fiume. Si trattava, con ogni probabilità, di una semplice passerella in legno, che poggiava su pile di pietra. Il guado sorgeva non lontano dall’attuale Ponte Vecchio e permetteva il collegamento tra la città di Vipsul, l’antica Fiesole, posta presso le più salubri colline a nord della piana, e il resto dell’Etruria. Non si conosce il toponimo etrusco dell’insediamento; ci viene tramandato, invece, il nome latino di Florentia. E tra gli echi della storia ha trovato compimento tale buon auspicio: che tu sia florida per sempre, Firenze!

Le origini romane della città di Firenze

Allorché i Romani iniziarono a espandersi verso la Pianura Padana, sugli stessi passi del guado antico fecero transitare la via Cassia Nova. Era il segno dell’accresciuta importanza dell’abitato. Non deve sorprendere, pertanto, che proprio a Florentia i Romani decisero di edificare una colonia posta a controllo della piana. Si dovette dapprima bonificare la zona, piuttosto paludosa a quel tempo, forse per impulso di Giulio Cesare. Sorse così un insediamento, secondo una comprovata tradizione nel 59 a.C., come retribuzione per i veterani dell’esercito. In effetti, è il Liber Coloniarum a informarci di una lex Iulia agris limitandis metiundis, voluta da Cesare, con la quale si manifestava l’intenzione di stabilire presso l’Arno un nuovo impianto urbano1. Il villaggio crebbe rapidamente e, in onore alle sue origini militari, i Romani lo dedicarono al dio Marte.

La colonia fu costituita seguendo il canonico orientamento lungo gli assi cardinali: il decumano massimo decorreva da est a ovest, il cardo massimo da nord a sud. Presso l’area dell’attuale Piazza della Repubblica le due direttive principali si incrociavano, laddove v’era il foro cittadino. Gli scavi archeologici condotti alla metà del secolo scorso hanno rintracciato la primitiva cinta muraria in laterizio. Essa era dotata di numerose torri fortificate, la quale racchiudeva il nucleo quadrangolare della città e si apriva su quattro porte d’ingresso. A partire dall’età adrianea sorsero poi le edificazioni tipiche della vita cittadina romana: le terme, l’acquedotto, il teatro e l’anfiteatro.

Firenze sotterranea

Sebbene Florentia abbia rappresentato un avamposto cruciale per i Romani, le testimonianze visibili del suo passato sono oggi piuttosto scarne. La rapida espansione medioevale della città ha portato, infatti, alla perdita quasi totale degli edifici antichi, pur conservandosi l’originale impianto urbanistico.

I pochi reperti architettonici rimasti, sui quali è in atto un lento lavoro di scavo e riscoperta, sono oggi conosciuti come Firenze sotterranea, poiché situati perlopiù sotto il livello del suolo. Tra di essi, i resti dell’antico teatro (I-II secolo d.C.), a circa quattro metri di profondità, sono stati rinvenuti sotto Piazza della Signoria.

L’asse sacro: il complesso di Santa Reparata e San Giovanni

Sant’Ambrogio, vescovo di Milano, si recò a Firenze nel 393 per fondare e consacrare la Basilica di San Lorenzo. È questo l’evento che, più di ogni altro, testimonia l’inizio dell’era paleocristiana fiorentina. Certo, la città vantava già il culto dei suoi martiri, come Miniato, che sarebbe stato decollato durante la persecuzione di Decio (250), ma l’avvento di Ambrogio segnò l’inizio di una grandiosa stagione architettonica.

L’archeologia attesta, infatti, la presenza di un centro di culto, a partire dall’età paleocristiana, nell’area dove oggi sorge Santa Maria del Fiore. Esso si è sviluppato nel corso dei secoli lungo la direttrice di un asse sacro, a ridosso della primitiva cerchia di mura romane a settentrione. Al suo apice, nel corso del XIII secolo, l’asse comprendeva la cattedrale di Santa Reparata, il Battistero di San Giovanni, il Palazzo vescovile e lo spedale di San Giovanni Evangelista. La disposizione spaziale dell’area era certamente più intima, raccolta, meno monumentale di quella odierna. E mentre il Battistero è nel tempo sopravvissuto, di Santa Reparata non rimangono che poche tracce. L’antica chiesa fu abbattuta a partire dal 1296 per far posto proprio a Santa Maria del Fiore.

La cattedrale di Santa Reparata

Gli scavi condotti da Guido Morozzi a partire dal 1965, e completati da Franklin Toker2, hanno rintracciato l’esistenza di Santa Reparata sotto l’attuale cattedrale di Santa Maria del Fiore. I numerosi resti architettonici rinvenuti nell’area hanno permesso di accertarne le origini paleocristiane, nonché l’evoluzione dell’edificio lungo i secoli attraverso differenti fasi costruttive.

La chiesa è attestata sin dal V secolo ma la datazione è invero dibattuta, e taluni storici propendono per quello successivo3. La tradizione, certo non comprovata da fonti storiografiche inappuntabili, ne fa risalire la fondazione agli anni successivi allo scontro con gli Ostrogoti e gli Eruli di Radagaiso, che avevano invaso la piana di Florentia alla fine del 4054. Durante la battaglia di Fiesole, i barbari furono respinti dagli eserciti romani di Stilicone e ciò diede avvio a un periodo di rinnovamento della città. Si dovette, pertanto, costruire una nuova cattedrale anche come ringraziamento dello scampato pericolo, sebbene il motivo della dedicazione a Santa Reparata resti controverso.

La santa, infatti, è ricordata nel calendario liturgico l’otto di ottobre, ma la battaglia contro Radagaiso avvenne in agosto. È assai probabile che l’originale dedicazione dell’edificio fosse per il Salvatore, com’era d’uso al tempo paleocristiano, e solo nel X secolo, il titolo della Cattedrale fu cambiato in Santa Reparata5, seguendo l’esempio della vicina Lucca che deteneva le reliquie della martire di Cesarea.

La prima chiesa

In ogni caso, è la datazione dei resti archeologici più antichi, nell’area oggi definita cripta di Santa Maria del Fiore, a fornire un quadro verosimile delle origini di Santa Reparata. Il piano di calpestio della chiesa è stratificato sopra alcuni edifici romani antecedenti, come comprovato dal rinvenimento di monetazione, tra cui del conio dell’imperatore Onorio (395-423). Inoltre, in una tomba della chiesa, scavata in rottura, è stato rinvenuto un calice di vetro, risalente al più al VII secolo, e pertanto un’origine al V o il VI secolo è verosimile per l’edificio6.

Dagli scavi si è evince che la cattedrale paleocristiana di Santa Reparata possedesse un impianto a tre navate con quattordici coppie di colonne, un abside semicircolare e un ampio pavimento musivo. L’edificio aveva forse una lunghezza complessiva di circa 60 metri. Si tratta, questa, di una stima ancora da verificare in quanto le prime campate di Santa Reparata non son ancora state scavate. Esse giacciono sotto il sagrato e la scala d’accesso a Santa Maria del Fiore. Alcune porzioni musive sono ancora oggi ben conservate e vi si può discernere una ricca simbologia paleocristiana (il pavone, il calice) e romano-imperiale (il nodo di Salomone).

Le fasi costruttive successive

Una prima ricostruzione di Santa Reparata avvenne già in epoca carolingia-ottomana. Gli scavi hanno rilevato un generale riarrangiamento degli spazi, pur mantenendo la preesistente definizione perimetrale. In particolare, si sostituirono le colonne con sette coppie di pilastri e fu aggiunta la cripta. È qui che furono traslate le spoglie di San Zanobi dalla vicina Basilica di San Lorenzo, forse durante la cattedra del vescovo Andrea (869-898). Ancora, la chiesa vide l’aggiunta di due torri campanarie presso l’abside nel X secolo e altri lavori furono avviati in vista del Concilio di Firenze del 1055. A questo periodo risale il portico, addossato alla facciata, le cui fondamenta sono state ritrovate nello spazio antistante il sagrato di Santa Maria del Fiore.

All’interno di Santa Reparata è stata rinvenuta la tomba di Filippo Brunelleschi. La tradizione vuole che qui siano altresì sepolti i corpi di Giotto, Arnolfo di Cambio e Nicola Pisano, sebbene gli studiosi non ne abbiano ancora rinvenuto i sepolcri.

Il Battistero di San Giovanni

Le origini del Battistero di San Giovanni, oggi a pochi metri dalla facciata di Santa Maria del Fiore, costituiscono un tema controverso tra gli archeologi contemporanei.

Fino al Millecinquecento, soprattutto sulla base di quanto scritto da Giovanni Villani (1280-1348) nella Nuova Cronica, si credeva che il Battistero fosse in principio un tempio di Marte, poi convertito in edificio di culto cristiano. Questa tesi, secondo il cronista fiorentino, era comprovata dalla presenza di una statuetta del dio a cavallo proveniente dalla sommità del tempio, sul quale anticamente si sarebbe trovata. Alla scultura, in marmo, collocata poi in prossimità di Ponte Vecchio, venivano attribuiti poteri soprannaturali. Prima ancora del Villani, era stato Dante a farne menzione nella Commedia:

Ma conveniesi, a quella pietra scema che guarda ’l ponte, che Fiorenza fesse vittima ne la sua pace postrema.

Dante Alighieri, Commedia, canto XVI del Paradiso

Oggi gli studiosi tendono a valutare in modo critico questa visione storica. La statuetta, presunta di Marte, è andata perduta durante l’alluvione di Firenze del 1333. Inoltre, gli scavi condotti nell’area del Battistero non hanno rilevato le fondazioni di un tempio, ma di preesistenti abitazioni romane del I secolo.

Un equivoco storiografico

Le ricostruzioni stratigrafiche, peraltro, non hanno rivelato la presenza di rimanenze paleocristiane, come dai più creduto. Tra le ipotesi, ad esempio, v’era quella che il Battistero fosse stato costruito in seguito alla cacciata degli Ostrogoti del 405. In tal senso, esso sarebbe da considerarsi consacrato a Marte, in quanto celebrativo di una vittoria militare. Tale equivoco storico scaturisce dal fatto che, nei documenti canonicali, a partire dal IX secolo, i fiorentini si riferiscono alla Cattedrale indifferentemente con il titolo di San Giovanni e Santa Reparata, segno questo di una doppia dedicazione, e non di due differenti edifici7!

Pertanto, quando la Notitia iudicati dell’897 rivela che il messo imperiale Adalberto svolgeva le funzioni giurisdizionali innanzi alla “basilica di San Giovanni Battista”, “in atrio contra ecclesia sancti Iohanni Battiste, domus“, è da intendersi riferita alla stessa Cattedrale. E così pure la consacrazione del 6 novembre 1059, per mano di Papa Niccolò II.

L’origine medioevale

Sulla base di quanto esposto, appare chiaro che le origini del Battistero fiorentino siano medioevali, considerazione che dà ragione della sua forma ottagonale. Esso nacque, dunque, già con funzione sacramentale poiché nella tradizione cristiana l’ottavo giorno identifica la vita eterna, il tempo dell’uomo che rinasce con il battesimo. In effetti, i Libri di Calimala attestano che nel 1128 il fonte battesimale venne traslato da Santa Reparata a San Giovanni. Si tratta di un indizio fondamentale che permette di attestare la presenza del Battistero di Firenze in quella data, verosimilmente prossima alla sua edificazione.

San Giovanni venne quindi rivestito di marmo bianco di Carrara e serpentino di Prato. L’apposizione della lanterna, su commissione dell’Arte di Calimala nel 1150, segnò la conclusione dei lavori.

Il Battistero e i primi gemiti del Rinascimento

Si accede al Battistero attraverso tre porte bronzee, scolpite in differenti momenti tra il 1329 e il 1452. Esse delimitano un confine, un limen in senso spaziale, ma anche un momento di passaggio storico e artistico. Se la Porta Sud di Andrea Pisano, con le storie del Battista (1329-1336), nasceva in un contesto di consolidata tradizione gotica, il concorso per la realizzazione della Porta Nord (1401) rivelava i primi albori del Rinascimento, che da lì a qualche decennio avrebbe cambiato il modo di pensare l’arte.

Alla competizione parteciparono differenti artisti, tra cui Lorenzo Ghiberti e Filippo Brunelleschi. Una formella bronzea, quadrilobata, con tema il Sacrificio di Isacco, avrebbe determinato il vincitore. L’opera del Ghiberti fu concepita in continuità stilistica con i lavori già esistenti del Pisano, introducendo gli stilemi tardo-gotici. Brunelleschi, invece, si fece fautore dì un modo nuovo, con rimandi all’arte classica. La sua formella esprimeva una dinamicità e una forza espressiva mai vedute sino a quel momento.

La gara, secondo alcuni storici, si risolse in un ex aequo tra Lorenzo Ghiberti e proprio il Brunelleschi, ma quest’ultimo si rifiutò di lavorare insieme al collega. Ghiberti realizzò la Porta Nord tra il 1403 e il 1424, con le Storie del Nuovo Testamento. L’anno successivo diede avvio ai lavori per la porta a est del Battistero, detta del Paradiso. Firenze aveva dimostrato di non essere ancora pronta per abbracciare il mondo nuovo che dal Rinascimento si sarebbe generato, ma i suoi semi erano stati già gettati.

Samuele Corrente Naso

Note

  1. E. J. Shepherd, L’impianto produttivo del Vingone e la costruzione di Florentia, Rassegna di Archeologia 22B/2006. ↩︎
  2. G. Morozzi, F. Toker, J. Herrmann, Santa Reparata. L’antica cattedrale fiorentina. I risultati dello scavo condotto dal 1965 al 1974, Firenze 1974. ↩︎
  3. Herrmann, Morozzi e Farioli, Verdon propendono per il V secolo; Toker e Lopes Pegna per il VI. R. Chellini, La basilica di Santa Reparata a Firenze: dati acquisiti e problemi irrisolti. In T. Verdon, Firenze prima di Arnolfo, retroterra di grandezza, Atti del ciclo di conferenze, Firenze, 14 gennaio 2014-24 marzo 2015, Mandragora. ↩︎
  4. P. J. Heather, La caduta dell’impero romano: una nuova storia, Garzanti, 2006. ↩︎
  5. G. Tigler, Il Battistero e il Pantheon. In T. Verdon, Firenze prima di Arnolfo, retroterra di grandezza, Atti del ciclo di conferenze, Firenze, 14 gennaio 2014-24 marzo 2015, Mandragora. ↩︎
  6. Alberto Busignani e Raffaello Bencini, Le chiese di Firenze. 4. Quartiere di S. Giovanni, Le Lettere, Firenze 1988. ↩︎
  7. Ibidem nota 5. ↩︎

Autore

Samuele

Samuele è il fondatore di Indagini e Misteri, blog di antropologia, storia e arte. È laureato in biologia forense e lavora per il Ministero della Cultura. Per diletto studia cose insolite e vetuste, come incerti simbolismi o enigmatici riti apotropaici. Insegue il mistero attraverso l’avventura ma quello, inspiegabilmente, è sempre un passo più in là.

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