San Quirico d’Orcia e la lotta spirituale del pellegrino

in ,

articolo pubblicato il

e aggiornato il

Il borgo di San Quirico si staglia sulle alture che delimitano il confine tra le valli dell’Orcia e dell’Asso in Toscana. Tali lande, caratterizzate da paesaggi arcadici e poggi dai placidi declivi, conservano ancora le suggestioni di un passato lontano e immaginifico. Ivi risuonano gli echi di gesta cavalleresche, di scalpellini in opera, di pellegrini che, trascinando gli affaticati passi su sentieri polverosi, cercavano ristoro e penitenza.

Le vie di San Quirico riflettono l’originale impronta medioevale, evo in cui il borgo era meta dei viandanti che percorrevano la via Francigena. È Sigerico, arcivescovo di Canterbury, che percorse l’antico camminamento tra il 990 e il 994, ad attestare la presenza del centro di Sce Quiric. La chiesa di Santa Maria Assunta e la Collegiata rappresentano oggi evidenza tangibile dell’importanza di San Quirico nel Medioevo. La loro ricca simbologia rimanda a una dimensione di conoscenza spirituale lontana dai precetti di apparenza e possesso materiale della modernità.

La chiesa di Santa Maria Assunta a San Quirico d’Orcia

L’attuale chiesa romanica di Santa Maria Assunta risale alla metà del XII secolo, sebbene edificata su una preesistente costruzione1. Infatti due carte promissionis già nel 1092 ne attestano la comproprietà tra la diocesi senese di Torri e i canonici del Duomo di Arezzo. In seguito a una somma dovuta non corrisposta tra le due parti, nel 1142-1143 un collegio cardinalizio ne traslava l’intera proprietà alla Badia di Torri. La chiesa di Santa Maria Assunta mostra spiccate similitudini con l’opera presso il vicino cantiere di Sant’Antimo, suggerendo l’impiego delle medesime maestranze.

Descrizione stilistica

L’edificio ha uno spesso paramento murario, costituito da pietre squadrate in travertino, che si apre sul fianco sinistro attraverso un grazioso portale. L’ingresso è provvisto di ampio protiro a cuspide con colonne corinzie e arco a tutto sesto. Esso si affaccia proprio sull’antico selciato della via Francigena, oggi via Dante Alighieri, non lontano dall’accesso agli Horti Leonini.

Sugli stipiti del portale, appena sotto l’architrave, poggiano due mensole, l’una con protome di leone che divora una persona, l’altra con il medesimo animale di profilo. Si tratta di una tipica iconografia di quel tempo: il leone antropofago distrugge la carne dell’uomo ed è immagine della morte, ma è anche promessa della risurrezione in Cristo. Ciò nondimeno, vi è sempre un’ambivalenza figurativa nel bestiario medioevale tale per cui non bisogna dimenticare che “il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare”2.

L’abside della chiesa è aggraziata da mensole, scolpite con motivi zoomorfi, e dalla ritmicità di eleganti archetti pensili; su di essa si eleva il campanile a vela.

La facciata, addossata a uno stretto vicolo che separa la chiesa dagli edifici antistanti, appare invece umile, spoglia, e invita a una sommessa contemplazione prima di entrare nella casa di Dio.

Gli interni di Santa Maria Assunta si articolano su una pianta rettangolare a navata unica e posseggono una copertura a capriate lignee. Essi sono contraddistinti da una ricercata sobrietà. La luce soffusa penetra appena da alcune strette monofore laterali e presso l’abside.

La Collegiata dei Santi Quirico e Giulitta

Poco più tardo è invece l’edificio di culto maggiore della città: l’attuale Collegiata dei Santi Quirico e Giulitta è attribuibile alla fine del XII secolo, ma fu in seguito ristrutturata in stile gotico. La chiesa sorse probabilmente su una preesistente costruzione di epoca altomedioevale, una pieve con battistero.

La facciata della Collegiata di San Quirico d’Orcia

Un portale monumentale riempie gran parte della facciata, a capanna, con rosa a otto raggi e archetti pensili ogivali, ed è forse la porzione più antica dell’edificio. Esso risponde a quei precisi canoni medioevali che miravano a raggiungere la conoscenza per mezzo della scultura, ed è il vero fulcro simbolico della Collegiata. L’ingresso tradisce l’influsso di stilemi romanici lombardi e non è escluso che possa essere ascrivibile in parte a maestranze di quell’area, come i Maestri Comacini.

Il portale è provvisto di un largo protiro, poco aggettante. Due leoni stilofori, accovacciati, e raffigurati nell’atto di divorare prede non più riconoscibili – in quanto consunte nel tempo – rappresentano i custodi della soglia. Essi demarcano il momento di passaggio tra il mondo profano e la casa di Dio e, immagine di Cristo, ammoniscono i fedeli sulla sacralità del luogo. Su ciascuno dei leoni stilofori poggia il basamento di quattro colonne annodate in pietra arenaria. Esse sono simbolo di unione tra la terra e il cielo, tra il microcosmo e il macrocosmo; nella tradizione cristiana rappresentano la coesistenza tra la natura umana e divina del Cristo. Tozzi elementi zoomorfi connettono i capitelli all’archivolto, a tutto sesto. Infine, dieci colonnine provviste di capitelli con foglie d’acanto si sviluppano lateralmente all’apertura del portale. Esse sono sormontate da un fregio con figure zoomorfe.

Al centro della lunetta è raffigurato in altorilievo una figura d’uomo, probabilmente Quirico, assiso sul trono dei santi. Tale constatazione è confermata dalla presenza delle lettere S e Q incise ai lati della statua.

La lotta spirituale

Di notevole interesse è la raffigurazione scultorea sull’architrave, che rappresenta un unicum nel suo genere. Non è semplice, infatti, recuperare l’originale accezione simbolica delle due fiere che si affrontano, forse contendendosi una preda. Si potrebbe ipotizzare che la bestia a sinistra sia figura cristologica giacché è contornata da otto rosette – e otto è il numero della vita eterna – mentre l’altra, dalla quale si protendono alcune teste di serpente, è il diavolo. L’oggetto della contesa è certamente l’uomo e la sua anima.

Lo stesso simbolismo è ripreso presso le mensole sugli stipiti, dove si ritrova il tema della lotta. Inoltre, l’archivolto del protiro contiene la raffigurazione scultorea del fiore della vita, simbolo di resurrezione.

Il fianco meridionale

Il fianco meridionale della Collegiata si affaccia sulla via Francigena e qui furono edificati nel XIII secolo due splendidi portali di chiare fattezze gotiche. Il maggiore dei due, che consente di accedere alla navata destra, è affiancato da bifore strombate, restituendo nell’insieme una sensazione di vibrante armonia. Il protiro cuspidato è ivi sorretto da due cariatidi scolpite, attribuite alla bottega di Giovanni Pisano (1288), adagiate su leoni stilofori. Il fregio che decorre lungo l’architrave si sviluppa attraverso un tralcio spiraliforme, ai lati del quale si innestano figure di aquile e altri animali. La cuspide del protiro ospita la scritta Iohes in caratteri gotici, che potrebbe corrispondere al nome del mastro costruttore, giustappunto Giovanni Pisano.

Il secondo portale laterale, che consente l’accesso al transetto della chiesa, risale al 1298. Un’iscrizione sull’architrave testimonia che fu opera di tale Lotto, pievano di San Quirico. Il portale, spoglio di decorazioni, permette di apprezzare un interessante connubio tra romanico e gotico, che contrappone l’arco a tutto sesto allo spiccato verticalismo della cuspide.

Gli interni della Collegiata di San Quirico

Gli interni della chiesa sono stati riadattati allo stile barocco nel Millesettecento e, alla fine dello stesso secolo, fu deciso di innalzare l’attuale campanile. Anche l’abside non è più quella originaria, ma l’antica struttura semicircolare fu ricostruita nel 1653. La pianta è a croce latina a navata unica, mentre un voluminoso arco segna l’inizio del presbiterio. Alla copertura lignea a capriate della navata si contrappongono le volte costolonate del transetto e del coro.

La simbologia delle chiese di San Quirico d’Orcia appare a noi oggi oscura e di difficile comprensione. Tuttavia, essa era nel Medioevo ben familiare ai pellegrini che si incamminavano lungo la Via Francigena per dirigersi a Gerusalemme. Si tratta di un corpus di elementi simbolici che rimandano in primis alla componente escatologica dell’esistenza: l’uomo è al centro di una lotta tra potenze sovrannaturali. Egli è conteso tra l’opera di Cristo che, per mezzo della sua duplice natura umana e divina, vuole condurlo alla resurrezione, e quella malefica del diavolo. Il viaggio medioevale è intriso di questo combattimento a ogni passo: il pellegrino abbandona le sicurezze materiali della vita e idealmente si dirige con Cristo verso la Gerusalemme celeste.

Samuele Corrente Naso

Note

  1. A. Peroni, G. Tucci, Nuove ricerche su Sant’Antimo, Alinea editrice, 2008. ↩︎
  2. 1 Pietro 5, 8. ↩︎

Autore

Samuele

Samuele è il fondatore di Indagini e Misteri, blog di antropologia, storia e arte. È laureato in biologia forense e lavora per il Ministero della Cultura. Per diletto studia cose insolite e vetuste, come incerti simbolismi o enigmatici riti apotropaici. Insegue il mistero attraverso l’avventura ma quello, inspiegabilmente, è sempre un passo più in là.

error: