L’indecifrabile manoscritto Voynich

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Si provi a immaginare un curioso volumetto le cui duecentoquattro pagine, larghe appena ventidue per sedici centimetri, siano ricoperte di bizzarri disegni e ipotetiche parole, lacerti di un linguaggio imperscrutabile. Le raffigurazioni pittoriche, a tratti grottesche, mettono in scena l’esistenza di strani vegetali mai realmente esistiti. Alcune figure di umanoidi, dalle fattezze femminili ad onor del vero, fanno capolino tra complessi sistemi di vasche e tubi, o spuntano sornione nel mezzo di qualche improbabile cosmogonia. Sembrerebbe l’opera di fantasia di uno scrittore di fantascienza del postmodernismo; si tratta, invece, di un reale volume del XV secolo, il cui autore è anch’esso sconosciuto, e non potevamo minimamente dubitarne. Il manoscritto Voynich, a buon diritto il è “libro più misterioso del Mondo”, come ebbe a definirlo il docente di filosofia medioevale Robert Brumbaugh1.

Le origini del manoscritto Voynich

Il manoscritto Voynich, i cui fogli sono ricavati dalla pelle di vitello, è oggi conservato presso la Beinecke Rare Book and Manuscript Library dell’Università di Yale. Esso assurge da più di un secolo a insuperabile tabù per ogni esperto di crittografia o filologia. Il volume, oggi liberamente consultabile online a questo indirizzo, è l’irraggiungibile vetta dell’Everest storiografico per migliaia di studiosi sparsi in tutto il Mondo.

Il nome del manoscritto si deve al commerciante Wilfrid Voynich, che ebbe il solo merito di acquistarlo presso il collegio gesuita di Villa Mondragone, a Frascati. Il mercante si rese subito conto della bizzarria della merce acquisita, e fu persino tentato di riportarla indietro, eppure un evento lo convinse a tenere per sé quel libro misterioso. Tra due pagine del manoscritto, infatti, egli rinvenne una lettera che il rettore dell’Università di Praga, Johannes Marcus Marci, aveva un tempo indirizzato all’amico Athanasius Kircher. Qualche secolo prima, l’accademico doveva essere entrato in possesso del volume e, avendolo trovato anch’egli incomprensibile, lo aveva inviato allo studioso affinché potesse decifrarlo. Kircher era un grande poligrafo del tempo, e aveva fama di essere un appassionato di esoterismo e scienze alchemiche. Marci sosteneva nella missiva che il manoscritto Voynich sarebbe appartenuto nientemeno che all’imperatore Rodolfo II d’Asburgo, che lo avrebbe pagato ben seicento ducati.

Descrizione e composizione del libro

A una prima, sommaria, lettura del manoscritto Voynich si possono evincere alcuni elementi macroscopici. In primis il volume non è completo, in quanto mancano all’appello almeno 14 pagine, le quali risultato strappate e disperse. Il testo, scritto in un linguaggio sconosciuto, si sviluppa per mezzo di una ripetitività sillabica senza precedenti. Talvolta è possibile osservare il reiterarsi di parole anche quattro volte consecutivamente, fattore linguistico a cui è difficile dare un senso. A tal proposito sono state fornite due ipotesi contrastanti, ma entrambe possibili:

– Il manoscritto Voynich è scritto in un codice criptato, da cui derivano gli annosi tentativi di decriptazione.

– Il volume è in realtà un falso, o quantomeno un gioco, e le parole del testo non hanno nessun significato.

Torneremo su entrambe le ipotesi, analizzando le une e le altre. Per quanto concerne le raffigurazioni visive, il testo è stato tradizionalmente suddiviso in cinque distinte sezioni, a seconda dei soggetti rappresentati2:

1. Botanica, laddove abbondano figure di piante note e parimenti sconosciute.

2. Astronomica, dove è possibile trovare raffigurazioni di calendari astrali et similia.

3. Biologica, in quanto ivi predominano disegni di figure femminili nude, le quali paiono nell’atto di lavarsi in improbabili vasche.

4. Farmacologica, qui campeggiano ampolle, fiale e radici di piante.

5. Sezione finale, da pagina 103 in poi non compaiono immagini, a eccezione di alcune piccole stelle.

La datazione del manoscritto

Anche la datazione del reperto è controversa. L’unico elemento storiografico di cui abbiamo certezza è che un certo Jacobus da Tepence fu il possessore del manoscritto Voynich per qualche tempo3. Un’analisi all’infrarosso ne ha evidenziato la firma, che per ragioni oscure fu in seguito cancellata. Sappiamo che Jacobus da Tepence era lo pseudonimo dell’alchimista Jakub Hořčický, un fidato servitore di Rodolfo II. Ora, giacché Jacobus morì nel 1622, il volume deve chiaramente essere antecedente.

Nel febbraio del 2011 un’analisi condotta con la tecnica del radiocarbonio-14 ha permesso di retrodatare l’origine del manoscritto Voynich a un periodo compreso tra il 1404 e il 14384. Tuttavia, l’esame è stato condotto soltanto su alcuni frammenti delle pergamene e non sull’inchiostro. La datazione, pertanto, fa riferimento al supporto del volume, ma non può fornire indicazioni sul momento della stesura del testo. In effetti, una delle raffigurazioni vegetali sita all’interno della sezione botanica rassomiglia particolarmente al comune girasole. Ma questa pianta fu importata in Europa soltanto in seguito alla scoperta dell’America nel 1492…

Il manoscritto Voynich è un codice criptato?

Sarebbe impossibile tenere traccia di tutti i numerosi tentativi di decifrazione che nel corso del tempo hanno provato a fare luce sul misterioso manoscritto Voynich. Esperti di fama internazionale come Herbert Yardley, colui che decriptò il cifrario tedesco durante la Grande Guerra, o John Manly, a cui si deve la decifrazione del codice Wabersky, e persino i più sofisticati calcolatori elettronici hanno miseramente fallito.

In linea generale, buona parte degli studiosi crede che il volume abbia un senso compiuto, o che comunque celi un messaggio nascosto. Taluni propendono per l’ipotesi che il testo sia criptato, altri semplicemente che sia stato scritto in una lingua non ancora identificata, ma esistente davvero. Un’affascinante ipotesi è che esso si componga di due differenti alfabeti, e che fu ideato da più autori5.

Tentativi di decriptazione

Di seguito illustriamo una rassegna dei principali tentativi di decriptazione del manoscritto, senza pretesa alcuna di esaustività.

  • 1921. William Newbold, un docente universitario di filosofia medioevale della Pennsylvania, propose che il manoscritto Voynich fosse stato ideato da Ruggero Bacone. Il testo sarebbe stato scritto in una forma inusuale di latino.
  • A partire dagli anni ’40 due famosi crittografi, Joseph Martin Feely e Leonell C. Strong, utilizzarono la tecnica della decifratura sostitutiva per ottenere un testo latino dal significato compiuto. Lo studio rimase tuttavia senza successo.
  • 1945. Il medico Leonell Strong affermò di aver tradotto un brano del manoscritto in cui viene descritto un metodo anticoncezionale.
  • 1945. William Friedman costituì il First Voynich Manuscript Study Group, con lo scopo di fare luce su questo indecifrabile mistero. La ricerca si arenò senza soluzione di continuità dopo svariati tentativi di decifrazione. Friedman ipotizzò pertanto che il manoscritto potesse essere stato scritto in una lingua filosofica, o figurativa.
  • 1978. John Stojko, un filologo dilettante, affermò di aver identificato la lingua del manoscritto Voynich: si tratterebbe di Ucraino con le vocali rimosse6.
  • 1987: Il fisico Leo Levitov sostenne che il testo fosse opera dei Catari, che lo avrebbero composto in dialetto medioevale centro-europeo7. Il volume costituirebbe un manuale per il suicidio rituale!
  • 2014. Stephen Bax, docente di linguistica all’Università del Bedfordshire, ha affermato di aver individuato dieci parole di senso compiuto. Il testo sarebbe stato scritto in un dialetto caucasico ormai estinto8.
  • 2018. La famiglia Ardiç (Ahmet Ardiç, Alp Erkan Ardiç, Ozan Ardiç et al.) sostiene di aver decifrato il 30% del codice. La lingua utilizzata per il manoscritto Voynich sarebbe il turco antico, scritto in alfabeto fonetico, e il volume nient’altro che una primordiale enciclopedia9.

Il manoscritto Voynich è un falso rinascimentale?

Non meno nutrita è la schiera degli studiosi che identificano nel manoscritto Voynich l’opera di falsari. Tale ipotesi si baserebbe su alcuni studi di natura computazionale. Nel 1976, infatti, William Ralph Bennett mise in evidenza la semplicità e la bassa entropia del testo in esame. In buona sostanza, l’opera non sembra contenere errori di nessun genere, né grammaticali e né ortografici: una circostanza alquanto singolare per uno scritto di senso compiuto10.

Nel 2004 l’informatico e psicologo Gordon Rugg, ricercatore presso la Keele University, ha individuato il possibile metodo di composizione del manoscritto Voynich11. Lo studioso ha utilizzato la griglia di Cardano – che il matematico inventò nel 1550 – per produrre ripetizioni sillabiche casuali, ottenendo un testo scritto con un linguaggio simile a quello del misterioso manoscritto. Ciò condurrebbe all’ipotesi, sostenuta persino da Robert Brumbaugh, che il Voynich sarebbe un falso rinascimentale. Nel suo studio Gordon Rugg sostiene che il manoscritto sia stato ideato dai falsari Edward Kelley e John Dee, un famoso mago prestigiatore, per truffare Rodolfo II di Boemia. Quest’ultimo arrivò a pagare il volume seicento ducati veneziani, una cifra decisamente spropositata, equivalente a circa centomila euro odierni. Kelley e Dee riuscirono a convincere il sovrano giacché spacciarono il manoscritto Voynich per un’opera di Ruggero Bacone.

Samuele Corrente Naso

Note

  1. R. S. Brumbaugh, The World’s Most Mysterious Manuscript, Londra, Weidenfeld & Nicolson, 1977. ↩︎
  2. R. Zandbergen, The origin of the Voynich Manuscript, 2016. ↩︎
  3. D. Jackson, The Marci letter found inside the Voynich Manuscript, 2015. ↩︎
  4. D. Stolte, Experts determine age of book ‘nobody can read, 2011. ↩︎
  5. E. Friedman, The Most Mysterious Manuscript. – Still an Enigma, Washington Post, 1962. ↩︎
  6. R. Zandbergen, Voynich Manuscript – History of research of the Manuscript, 2016. ↩︎
  7. D. Stallings, Catharism, Levitov, and the Voynich Manuscript, 1998. ↩︎
  8. S. Bax, A proposed partial decoding of the Voynich script, 2014. ↩︎
  9. https://www.youtube.com/watch?v=p6keMgLmFEk ↩︎
  10. R. Bennett, Scientific and Engineering Problem Solving with the Computer, Englewood Cliffs: Prentice-Hall, 1976. ↩︎
  11. G. Rugg, World’s most mysterious book may be a hoax, a cura di J. Whitfield, Nature, 2003. ↩︎

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