La tradizione vuole che l’abbazia di Saint-Gilles-du-Gard, in Provenza, venne fondata dal monaco eremita Egidio, che proveniva dalla Grecia e aveva ricevuto in dono queste terre dal re visigoto Wamba. Il monastero sorse su un’altura che si affacciava sul Piccolo Rodano, in un territorio all’epoca incontaminato, tra il VII e l’VIII secolo. Alla morte il corpo di Egidio, chiamato in francese Gilles e venerato come un santo esemplare, venne sepolto nella chiesa abbaziale. Ma le sue spoglie, narra la leggenda secondo un topos medievale molto diffuso, furono dimenticate per decenni. Il racconto così giustificava l’inventio, il ritrovamento miracoloso delle sacre reliquie avvenuto intorno al 9251. Era questo il principio della grande fortuna che farà dell’abbazia di Saint-Gilles-du-Gard uno dei luoghi di pellegrinaggio più visitati d’Europa e che consentirà, nell’arco di pochi secoli, la costruzione di una prestigiosa e monumentale chiesa romanica.

La Vita di Sant’Egidio
Per dare prestigio all’abbazia e richiamare i fedeli sui sentieri che conducevano alla tomba del santo, nel X secolo un anonimo monaco di Saint-Gilles-du-Gard redasse la più antica Vita Sancti Aegidii2. Secondo il racconto, Egidio si era trasferito nei boschi vicino Nîmes per fare penitenza in eremitaggio. Un giorno, mentre l’eremita era in preghiera, si rifugiò nella sua grotta una cerva inseguita dai cacciatori del re visigoto Wamba. L’animale si accovacciò ai piedi del santo e, secondo una versione più tarda della leggenda, lo nutrì con il suo latte. Ma una freccia scagliata dai cacciatori colpì Egidio a una mano anziché l’animale. Per farsi perdonare, Wamba acconsentì all’erezione in quel luogo di un monastero.
In tal modo la tradizione tramanda la figura di Egidio, uomo di preghiera e mite come la cerva da lui rifugiatasi, immagine stessa di Cristo, che converte i potenti con la forza dell’umiltà. Nell’immaginario medievale egli è il santo capace di mettere armonia tra l’uomo e la natura, di sottomettere le forze ingovernabili del cosmo.

La diffusione del culto di Sant’Egidio
Nel corso dei secoli la leggenda di Sant’Egidio ebbe un enorme successo e contribuì in maniera determinante alla diffusione del culto del santo in Europa. L’agiografia fu ripresa nel Liber miraculorum Sancti Egidii di Pierre Guillaume, redatto tra il 1120 e il 1124, poi da Jacopo da Varagine nella Legenda aurea di fine XIII secolo. Saint-Gilles-du-Gard divenne così una delle principali tappe di pellegrinaggio sulla Via Tolosana che conduceva a Santiago di Compostela3. L’importanza dell’abbazia egidiana sulla via per Compostela è testimoniata dalla dettagliata descrizione che del santo e del suo sepolcro fa il V capitolo del Liber Sancti Jacobi, o Codex Calixtinus, la guida del pellegrino per il lungo viaggio4.
“Anche il degnissimo corpo del piissimo Sant’Egidio, confessore e abate, deve essere visitato con grande cura e attenzione. Infatti Sant’Egidio, famosissimo in tutte le latitudini, deve essere da tutti venerato, da tutti degnamente celebrato, da tutti amato, da tutti invocato e da tutti visitato. Dopo i profeti e gli apostoli, nessuno tra gli altri santi è più degno, più santo, più glorioso o più solerte di lui nell’aiutare. Infatti, egli è più rapido tra i santi nel soccorrere i bisognosi, gli afflitti e gli angosciati che lo invocano. Oh, quanto è bello e prezioso visitare la sua tomba! Perché il giorno stesso in cui qualcuno lo prega con tutto il cuore, sarà senza dubbio felicemente aiutato”.
Liber Sancti Jacobi, V, 8.

L’abbazia romanica di Saint-Gilles-du-Gard
Nell’ultimo quarto dell’XI secolo l’accresciuta popolarità del luogo suggerì ai monaci, dipendenti dai benedettini di Cluny ma con il privilegio di eleggere i propri abati, l’erezione di una chiesa più ampia. L’edificio fu consacrato da papa Urbano II nel 1096, momento in cui doveva essere ormai quasi completato5. Nulla a noi rimane di questa costruzione giacché nel 1116, come testimonia un’iscrizione su un contrafforte6, grazie alle corpose entrate economiche elargite dai pellegrini, prendevano avvio i lavori per un totale rinnovamento romanico.

Il nuovo progetto previde due livelli, con cripta e aula divisa in tre navate di sei campate. La chiesa era provvista di transetto e abside semicircolare con deambulatorio e cappelle radiali. In tal modo i pellegrini potevano visitare l’edificio senza interferire con le funzioni liturgiche che si svolgevano sull’altare maggiore. Una serie di possenti contrafforti perimetrali la rendeva alla vista simile a una fortezza. È questo l’edificio giunto in parte sino a noi, il cui cantiere si protrasse fino al principio del XV secolo, quando venne eretto l’alto campanile. Di tale chiesa romanica sopravvivono la cripta a sei campate, con volte a crociera ogivali, e soprattutto i maestosi portali scolpiti del prospetto occidentale, ricollocati sull’attuale facciata nel corso del Seicento dopo le devastazioni delle guerre di religione.

I portali dell’abbazia di Saint-Gilles-du-Gard
I tre portali di Saint-Gilles-du-Gard costituiscono una testimonianza inestimabile dell’arte scultorea romanica nella Francia meridionale. Vennero realizzati da differenti botteghe di scalpellini a partire dalla metà del XII secolo7. Essi costituirono una fonte d’ispirazione per i più importanti edifici di culto della regione, come la cattedrale di Saint-Trophime ad Arlès. I portali di Saint-Gilles si estendevano per tutta la larghezza della facciata occidentale attraverso una sapiente organizzazione degli spazi e delle forme. I maestri scalpellini guardarono ai modelli dell’antichità classica, alla ritmicità degli archi di trionfo romani. Fregi e cornici a rilievo, sontuose sculture, variamente sottratti al granito, al marmo e alla pietra calcarea, incastonavano gli ingressi per affascinare, istruire e convertire i pellegrini diretti alla tomba di Sant’Egidio.

Il prospetto è suddiviso dalla composizione scultorea in tre registri orizzontali. Nella fascia inferiore, presso lo zoccolo, appaiono schiacciati dal peso di mura e colonne gli animali del bestiario medievale, affiancati dalle scene dell’Antico Testamento. Non è difficile leggerne il contenuto simbolico: fiere e bestie, immagini dei vizi e delle passioni, sono collocate in basso, verso la terra alla quale appartengono. Le figure del Vecchio Testamento preannunciano la venuta di Cristo, inviato da Dio per completare la legge dei profeti ed elevare l’uomo attraverso la sua opera di redenzione.
Nel registro superiore ecco un lungo fregio con le scene dei Vangeli. Cristo è adorato dai Magi sulla lunetta del portale di sinistra, è crocifisso in quella di destra. Il Messia appare infine risorto in tutta la sua gloria sulla lunetta del portale maggiore, racchiuso in una mandorla e accompagnato dai simboli degli Evangelisti. Lungo il registro mediano gli arcangeli sconfiggono i demoni e gli apostoli, incassati in una loggia squadrata, sono i testimoni del disegno divino per la salvezza dell’umanità.
Samuele Corrente Naso
Note
- P.-G. Girault, Saint-Gilles y su peregrinación en el sieglo XII en el Codex Calixtinus, in Visitandum est. Santos y Cultos en el Codex Calixtinus, Actas del VII Congreso Internacional de Estudios Jacobeos (Santiago de Compostela, 16-19 de septiembre de 2004), Santiago de Compostela, 2005. ↩︎
- La Vita di Sant’Egidio del X secolo è pubblicata in BHL I, 93. In Bibliotheca hagiographica latina antiquae et mediae aetatis, Socii Bollandiani, Brussels, 1992. ↩︎
- Era una delle quattro vie per Santiago: a Parigi incominciava Via Turonensis, a Vézelay la Via Lemovicensis, a Puy-en-Velay la Via Podiensis, ad Arlès la Via Tolosana. ↩︎
- Liber Sancti Jacobi o Codex Calixtinus, libro V: Iter pro peregrinis ad Compostellam, Aimery Picaud ascriptum (“Guida del pellegrino di san Giacomo”), 1139-1173. ↩︎
- P. Jaffé, Regesta Pontificum Romanorum, Leipzig, 1885. ↩︎
- Corpus des inscriptions de la France médiévale, XIII, Gard, Lozère, Vaucluse, Paris, 1988. ↩︎
- W. S. Stoddard, The Façade of Saint-Gilles-du-Gard. Its Influence on French Sculpture, Middeltown, 1973. ↩︎