La Spirale, il simbolo della vita

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Nell’apparente caos della natura l’uomo dei primordi riconosceva forme e segni ripetuti, scorgeva geometrie ricorrenti che rivelavano la presenza di un ordine divino. Cerchi, triangoli e quadrati definivano la struttura della materia, così nei fiori dei campi, nelle montagne, nel corpo degli esseri viventi. Le figure combinandosi tra loro manifestavano gradi d’armonia sempre maggiori, semi nascosti di un’intelligenza che governa l’universo. I nostri antenati riconobbero nel guscio di alcune conchiglie, nel crescere dei germogli, nell’arrotolarsi dei serpenti e persino nel movimento ondoso delle acque la geometria della spirale.

La spirale della vita

La spirale si osservava sempre negli esseri animati o in ciò ch’era in movimento, in evoluzione. Per gli uomini del Neolitico essa esprimeva la forza generativa della natura, era simbolo della vita. D’altronde il sole stesso, fonte di luce e del calore necessario alla sopravvivenza, ai loro occhi pareva seguire una traiettoria celeste a spirale1. Essi osservavano l’astro sorgere a levante e tramontare a ponente ogni giorno, ma la traiettoria non era sempre la stessa. Nel solstizio d’estate il sole percorre una curva molto alta sull’orizzonte, e la durata della luce è quella massima nel corso dell’anno. Poi quest’orbita si abbassa progressivamente di giorno in giorno fino a compiere il percorso più breve nel solstizio d’inverno. Da quel momento in poi il processo si inverte e la durata della luce ricomincia ad aumentare.

Si può immaginare che per gli antichi il sole fosse in moto rispetto alla terra e soprattutto che la stella durante la notte vi passasse sotto, come gli opposti punti di levata e di calata potevano far pensare. Essi intuivano così il tracciato di una doppia spirale, che in modo alternato si avvolgeva e si svolgeva su se stessa. Il percorso annuale del sole era proprio ciò che stabiliva i cicli della vita. Gli uomini del Neolitico, dediti all’agricoltura, ben sapevano che la natura è così viva quando la spirale solare è ampia in primavera, mentre ha il suo momento di minima attività in coincidenza con il solstizio d’inverno.

Simbolo di morte e di rinascita

La spirale si manifestava nella natura in associazione a ciò che è vitale, che esiste. Pertanto, gli antichi adottarono tale simbolo per esprimere la vita ed evocarla al bisogno, per renderla presente attraverso il rito e il segno. Possiamo solo ipotizzare di danze sacre spiraliformi per propiziare la buona riuscita dei raccolti e la fertilità della terra. Abbiamo invece testimonianza tangibile, in differenti culture, di un uso della spirale in ambito funerario. All’atto della sepoltura, infatti, si credeva che la presenza del simbolo potesse favorire la rinascita del defunto nell’aldilà.

La spirale poteva essere incisa sulle pareti della camera sepolcrale e, come presso la tomba di Newgrange in Irlanda (3200 a. C. circa), in prossimità dell’ingresso, edificato non a caso in direzione del sorgere del sole al solstizio d’inverno. Simili raffigurazioni si rivengono presso i templi maltesi della cultura di Tarxien, edificati nel corso del III millennio a.C. e gli inizi di quello successivo. Le lastre templari ivi mostrano lunghe decorazioni con motivi a spirale da cui si dipartono germogli, boccioli e rami.

La spirale e la Dea Madre

Nella Sardegna prenuragica ritroviamo il simbolo dentro le domus de janas in quanto espressione del culto della Dea Madre, divinità che garantiva la fertilità della terra e la generazione della vita.

In tali sepolture ipogeiche la spirale veniva apposta doppia: si tratta di un motivo ricorrente nel quale Marija Gimbutas riconosce gli occhi della Dea, raffigurati come le spire di un serpente o le corna d’ariete3. La studiosa rileva poi l’associazione linguistica tra l’”occhio” e il “sole” in varie culture:

“Anche l’evidenza linguistica riflette la peculiare intercambiabilità fra gli occhi e il sole. In irlandese antico súil è “occhio”, mentre in altre lingue significa “sole”4.

M. Gimbutas, Il linguaggio della Dea, Le Civette, Venexia, 2008, p. 59.

Gli uomini della cultura di Cucuteni-Tripillia (5500 a.C.-3000 a.C. circa), invece, solevano rappresentare la spirale direttamente sulla vita e i glutei delle statuette della propria divinità femminile.

A Castelluccio di Noto, località siciliana dove si sviluppò un’importante cultura nella prima Età del Bronzo (2300-1700 a.C.), il simbolo fu collocato su alcuni portelli di chiusura sepolcrali, oggi al Museo Archeologico Paolo Orsi di Siracusa. In particolare, la lastra della tomba 31 fu decorata per mezzo di una doppia spirale con un prolungamento in cui si inserisce un elemento fallico. Bernabò Brea ipotizzò che tale figurazione potesse rappresentare l’atto sessuale della fecondazione5; in senso simbolico il bassorilievo intendeva richiamare la generazione della nuova vita che attendeva i defunti.

La diffusione del simbolo

È stato ipotizzato che la spirale possa essersi diffusa nelle culture mediterranee dell’Eneolitico e dell’Età del bronzo dall’Egitto6. Tra le più antiche attestazioni del simbolo a noi giunte figurano, infatti, quelle apposte su manufatti in ceramica di epoca predinastica. Del periodo di Naqada II, che si sviluppò tra il 3500 a.C. e il 3200 a.C circa, si può riscontrare una pregevole produzione vascolare con decorazioni geometriche, inclusa la spirale.

Dalla terra dei faraoni la spirale fu quindi esportata nell’arte cicladica, minoica e micenea, poi lungo tutto il Mediterraneo, attraverso i commerci marittimi di quel tempo. Così essa essa rappresentava, rendendolo reale e presente in ogni luogo, il meccanismo dell’universo che genera la vita.

Samuele Corrente Naso

Note

  1. G. Cossard, Il significato astronomico delle incisioni a spirale, in Atti del XVI congresso nazionale di storia della fisica e dell’astronomia, Centro Volta, Villa Olmo, Como, 24-25 maggio 1996. ↩︎
  2. By Archeologosardos – CC BY-SA 3.0, immagine. ↩︎
  3. M. Gimbutas, Il linguaggio della Dea, Le Civette, Venexia, 2008. ↩︎
  4. E. P. Hamp, Indo-European *āu̯ before consonant in British and Indo-European “sun”, The Bulletin of the Board of Celtic Studies, 1975. ↩︎
  5. L. Bernabò Brea, La Sicilia prima dei Greci, Il Saggiatore, Milano, 1982. ↩︎
  6. P. Barocelli, Enciclopedia Treccani, la spirale. ↩︎

Autore

Samuele

Samuele è il fondatore di Indagini e Misteri, blog di antropologia, storia e arte. È laureato in biologia forense e lavora per il Ministero della Cultura. Per diletto studia cose insolite e vetuste, come incerti simbolismi o enigmatici riti apotropaici. Insegue il mistero attraverso l’avventura ma quello, inspiegabilmente, è sempre un passo più in là.

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