Secondo il mito, che lo scrittore latino Gaio Giulio Solino del III secolo tramanda nelle Collectanea rerum memorabilium, la città di Cagliari fu fondata nientemeno che dall’eroe greco Aristeo. La leggenda afferma che questi fosse il figlio del dio Apollo e della ninfa Cirene, arrivato nelle coste sarde dalla Beozia nel XV secolo a.C. circa1. Per Pausania, invece, la città era stata fondata dai Cartaginesi2. In realtà, è comprovato che il primo insediamento nell’area risalga a tempi ben precedenti. Alcuni uomini abitavano qui sin dal Neolitico antico, ossia almeno dal 4000 a.C., come attestato da vari ritrovamenti archeologici, tra i quali resti di capanne, tracce di ossidiana e manufatti3.
Non è chiaro nemmeno da dove derivi il toponimo Karalis; una delle ipotesi, avanzata dallo studioso Massimo Pittau, si basa sulla derivazione del termine dal protosardo caraìli, che significa “macigno, roccia, rupe”4. Il riferimento filologico potrebbe essere connesso alla collina rocciosa su cui è collocato lo storico quartiere di Castello. Un’altra teoria, invece, suggerisce una derivazione dal protosardo cacarallái, “crisantemo selvatico”.
Dai Fenici ai Romani
Nell’VIII secolo a.C. i Fenici iniziarono a frequentare le coste cagliaritane, stanziandosi all’imboccatura dello Stagno di Santa Gilla. Tre secoli più tardi sopraggiunsero i Cartaginesi, trasformando Krly, com’era chiamata Cagliari in lingua fenicia, in un importante centro urbano. La necropoli di Tuvixeddu, la più ampia in tutto il Mediterraneo, restituisce un’immagine della grandiosità a cui era assurta la città durante il periodo punico. I Cartaginesi non mancarono poi di edificare numerosi templi in città, e tra questi si cita quello costruito in onore di Astarte.
In seguito alla Prima Guerra Punica, nel 238 a.C., Cagliari divenne possedimento dei Romani. I nuovi dominatori eressero un secondo centro urbano, il vicus munitus Caralis, situato ad est dell’antecedente città. I due agglomerati furono successivamente fusi insieme nel II secolo a.C., dando origine alla città di Carales. Questa divenne Municipium allorché Giulio Cesare volle omaggiare i cittadini per il sostegno ricevuto nella guerra vinta contro Pompeo. Da quel momento, Cagliari divenne uno degli avamposti più importanti del Mediterraneo occidentale e si provvide a realizzare collegamenti stradali con i maggiori insediamenti della Sardegna, primo fra tutti Turris Libisonis, l’attuale Porto Torres.
L’Anfiteatro Romano di Cagliari
L’Anfiteatro di Cagliari è oggi il monumento che più testimonia la grandezza della città durante l’età romana. Edificato tra il I e il II secolo d.C., fu per metà scavato nella roccia mentre la restante parte, andata perduta, fu realizzata de novo in calcare bianco. Di dimensioni imponenti, l’anfiteatro poteva ospitare sino a 10.000 spettatori. Qui si poteva assistere a lotte tra uomini e belve feroci (venationes), all’esecuzione di sentenze capitali e persino a lotte tra gladiatori (munera).
Il monumento si articolava su tre ordini, destinati a diversi ranghi della società. Il podium, sito in prossimità della Scenae frons, ospitava i personaggi di spicco. I cittadini liberi occupavano invece i posti situati nell‘ima, media, summa cavea, a seconda dello status di appartenenza. Infine, donne e schiavi erano relegati all’ultima gradinata coperta. Lungo i corridoi intorno all’arena vi erano invece le gabbie da dove uscivano le fiere.
La diocesi di Cagliari e la basilica di San Saturnino
Non conosciamo la data d’istituzione della diocesi di Cagliari ma è certo che abbia origini molto antiche. Il primo vescovo storicamente attestato, che segue appena l’emanazione dell’Editto di Milano da parte di Costantino, è Quintasio, menzionato nei resoconti del concilio di Arles del 3145.
Di questo primo momento di diffusione del Cristianesimo a Cagliari ci è giunta la basilica di San Saturnino. Di essa possediamo menzione storiografica già nell’agiografia del vescovo Fulgenzio, che dalla natia Ruspe, in Africa, era stato esiliato in Sardegna dal re dei vandali Trasamondo (496-523). Egli, insieme agli altri prelati mandati al confino sull’Isola, aveva fondato a Cagliari un monastero iuxta basilicam sancti martyris Saturnini6.
Nel 1089-1090 la chiesa di San Saturnino fu ceduta dal giudice di Cagliari, Costantino-Salustio II de Lacon-Gunale ai monaci dell’abbazia di San Vittore di Marsiglia7. I Vittorini per prima cosa ricostruirono le strutture monastiche, dove si trasferirono nel 1094, e prima del 1119 avevano già ristrutturato la chiesa in forme romaniche8. Agli stessi religiosi si ascrive la stesura, presso lo scriptorium abbaziale, della Passio Sancti Saturnini a noi pervenuta, copia del XV secolo di un’originale redatto intorno al 1130. Il testo racconta il martirio di Saturnino dell’anno 304. Il santo fu decapitato perché non volle rinnegare la fede cristiana e venne quindi sepolto extramuros, nel luogo dove sorgerà la basilica a lui dedicata.
L’edificio
L’edificio si eleva, infatti, all’interno di una vasta necropoli paleocristiana. Secondo la Passio, i cagliaritani deposero il corpo di Saturnino in una cripta, forse collocata in corrispondenza di una larga abside circolare presso l’area nord. Il primitivo martyrium veduto da Fulgenzio dovette subire già un primo ampliamento in stile tardo-bizantino nel VI secolo. Dell’edificio, a croce greca, bracci a tre navate e con corpo centrale provvisto di cupola emisferica, oggi rimangono solo alcune porzioni, tra cui il dado. Il braccio orientale absidato, con navata centrale sormontata da una volta a botte e navatelle con volte a crociera, è l’unico superstite delle ricostruzioni operate dai Vittorini nel XII secolo.
La facciata occidentale, anch’essa andata in parte distrutta, mostra ancora un accenno delle tre arcate originarie, a tutto sesto, e dei portali laterali.
Samuele Corrente Naso e Daniela Campus
Note
- Gaio Giulio Solino, Collectanea rerum memorabilium, capitolo IV. ↩︎
- Pausania, Periégesis, X, 17, 9. ↩︎
- A. M. Colavitti, Cagliari. Forma e urbanistica, L’Erma di Bretschneider, 2003. ↩︎
- M. Pittau, Compendio della civiltà dei Sardi nuragici, Ipazia Books, 2018. ↩︎
- G. D. Mansi, Sacrorum conciliorum nova et amplissima collectio, Firenze, Zatta, 1759-1798. ↩︎
- Ferrandus Carthaginensis (presunto), S. Fulgentii episcopi Ruspensis vita et opera, Venetiis, 1762. ↩︎
- B. Guérard, Cartulaire de l’abbaye de Saint-Victor de Marseille, II, Paris, 1857. ↩︎
- R. Coroneo, Architettura romanica dalla metà del Mille al primo ‘300, Ilisso, 1993. ↩︎