La Cittadella di Amman in Giordania

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Jabal al-Qal’a, la montagna a forma di L. Così gli abitanti di Amman chiamano l’area della Cittadella, luogo della testimonianza storica poiché da quest’angolo della Giordania sono transitate le più grandi civiltà del passato. Vi si giunge risalendo un sentiero che s’inerpica lungo dolci pendici, mentre alle spalle si allunga a perdita d’occhio la bianca distesa della case di Amman. Tutto intorno dai sobborghi si è investiti dal canto dei muezzin, che come un vento avvolgente si propaga dai minareti ruggendo e sibilando sotto il cielo terso. La Cittadella domina incontrastata, è il “luogo alto”, la montagna che si erge sul resto della Terra.

Non è un caso che da tempi remotissimi essa fu dichiarata sacra e chiunque vi abbia messo piede nel corso della storia ne ha rispettato i confini inviolabili. I tentacoli della metropoli non hanno mai osato spingersi fin lì, nemmeno oggi che Amman conta qualche milione di abitanti. Nella Cittadella si cammina su pietre antiche, sui passi che furono di molti uomini venuti da lontano, su resti di templi pagani, di chiese bizantine e di grandi palazzi sorti agli albori dell’Islam.

La Cittadella di Amman, montagna sacra

Amman, capitale della Giordania, tra i principali centri economici di tutto il Medio Oriente, si estende su diciannove differenti colli. Eppure, per qualche ragione a noi ignota, gli uomini di questa regione scelsero la montagna al-Qal’a per stabilirvi un centro sacro. La collina venne eletta ad axis mundi dell’umanità e da allora è un punto di contatto tra la terra e il cielo. Il rilievo si innalza sino a 850 metri sul livello del mare e ha la forma di una lettera L, coricata sul fianco più lungo, sin dai primordi. È composto da due terrazze che nell’insieme costituiscono l’acropoli cittadina.

Gli albori di Amman

I confini della Cittadella furono stabiliti in un tempo lontano e indefinito attraverso l’ammasso e lo sbancamento del suolo, così da potervi realizzare un’ampia terrazza artificiale adatta alle cerimonie rituali. Quali uomini abitavano qui in evi remoti e quali erano le loro usanze cultuali? Possiamo farci un’idea visitando il Museo archeologico della Giordania, sito nel cuore della stessa acropoli. L’istituto ospita un gruppo di statuine antropomorfe rinvenute nell’insediamento di ‘Ain Ghazal, collocato appena a nord-est di Amman e risalente al Neolitico preceramico. Le sculture, in totale trentadue, rimontano al VII millennio e pertanto sono tra i manufatti con tratti umani più vecchi al mondo1. Le statue di ‘Ain Ghazal furono realizzate plasmando una malta di calcare bianco su canne e rami. Alte circa 85-90 cm, erano destinate a una posizione eretta, come suggerisce il largo supporto inferiore.

I tratti antropomorfi sono stilizzati ma vi sono dettagli di notevole realismo, quali gli occhi e i nasi modellati con estrema cura. Tre misteriose statuine possiedono una doppia testa e di tale stranezza si ignora il significato. Gli archeologi hanno rinvenuto i manufatti di ‘Ain Ghazal all’interno di un deposito non collegato a sepolture, tutte ammucchiate, e non è ancora chiaro a cosa servissero. Un’ipotesi è che fossero le immagini di antenati-eroi o di progenitori mitici.

Rabbath Ammon, la grande città degli Ammoniti

Il rilievo della Cittadella di Amman venne fortificato già nel corso dell’età del Bronzo (XIX secolo a.C.), quando gli Ammoniti colonizzarono le terre a est del Giordano. Questa antichissima civiltà giunse nel sito e lo chiamò Rabbath Ammon, ossia “grande città degli Ammoniti”. Essi realizzarono un “glacis” lungo il confine settentrionale dell’acropoli. Si trattava di un ripido pendio artificiale di terra battuta, ricoperto di intonaco in modo che i nemici non potessero scalarlo con facilità. Intorno al XII secolo a.C. l’insediamento di Rabbath Ammon, esteso e popoloso, divenne la capitale del Regno ammonita. Presso la montagna al-Qal’a fu istituito il centro amministrativo, mentre i quartieri residenziali si espansero in direzione nord-ovest2. È inoltre possibile, ma si tratta di un’ipotesi al vaglio, che sull’acropoli sorgesse un tempio dedicato a Milcom, la principale divinità degli Ammoniti.

Rabbath Ammon costituiva una potenza politica e militare, tanto da essere citata nei testi biblici. Ad esempio, si narra che il re Israelita Davide ordinò al suo generale Ioab di assediarla e mettere in prima linea Uria l’Ittita, in quanto il sovrano si era invaghito della moglie Betsabea. Com’era prevedibile, Uria morì in battaglia e Davide poté prendere con sé la donna generando una progenie, tra cui il leggendario Salomone3.

Il temenos romano

Ad Amman e la sua Cittadella transitarono poi gli Assiri (VIII secolo a.C.) e i Babilonesi (VI secolo a.C.). Alessandro Magno la annetté al suo immenso Regno dopo la vittoriosa battaglia di Isso del 333 a.C. contro i Persiani di Dario III. Morto il grande condottiero macedone, la città giordana divenne un importante presidio del Regno Tolemaico (323 a.C.). Il faraone egizio Tolomeo II Filadelfo la rinominò in suo stesso onore Philadelphia. Nel 198 a.C. giunsero i Seleucidi e nel 64-63 a.C. i Romani, guidati dal generale Gneo Pompeo.

Sotto l’egida di Roma Amman fu inclusa nella Provincia d’Arabia, istituita nel 106 da Traiano4, e annoverata tra le città ellenistiche della Decapolis, in una regione in prevalenza di cultura semitica5. I Romani ricostruirono Philadelphia e soprattutto mantennero il carattere sacro della Cittadella. Gli scavi archeologici, infatti, hanno rivelato che ricalcarono il perimetro settentrionale della terrazza superiore attraverso la realizzazione di un muro fortificato in opus quadratum. La struttura delimitava la propaggine nord della Cittadella su tre lati e poi la secava in senso trasversale racchiudendo due ampi cortili rettangolari6. Sugli angoli della cinta muraria sono state rinvenute tracce di contrafforti, ma non è chiaro se vi fossero erette delle torri. Invece, alcune basi di colonne suggeriscono che qui potesse sorgere un complesso templare.

Il Tempio di Ercole

Ben più concreti sono invece i resti del Tempio di Ercole, eretto nella porzione mediana dell’acropoli, a sud della terrazza superiore. Venne realizzato tra il 161 e il 166 sotto il governatore Geminius Marcianus, in onore degli imperatori Marco Aurelio e Lucio Vero, come attesta l’iscrizione dedicatoria trovata in loco7.

Il Tempio di Ercole, esastilo in antis, era imponente nelle dimensioni, come suggeriscono i resti del colonnato d’ingresso. L’edificio crollò probabilmente a causa di un terremoto nel 746/747. Tuttavia, poiché non sono state trovate tracce delle altre colonne che dovevano costituire il peristilio è possibile che non fosse mai stato completato. Ciò che rimane di una gigantesca mano scolpita permette di farsi un’idea di quanto dovesse essere possente la statua dedicata al dio, alta almeno tredici metri e perciò identificata in Ercole, ch’era custodita in antico all’interno della cella templare. Una porta collocata all’angolo sud est della terrazza superiore permetteva l’accesso al temenos in prossimità del Tempio. L’apertura era preceduta da una scalinata d’ingresso e introdotta da monumentali propilei. Il passaggio fungeva da collegamento tra l’acropoli e la città bassa con il foro e l’imponente teatro, che Antonino Pio aveva fatto erigere tra il 138 e il 161.

La chiesa bizantina

In età bizantina, dal 330 al 634, fu realizzata una via che dalla porta meridionale traversava la terrazza superiore e fiancheggiava una chiesa edificata a oriente. Di tale basilica bizantina, del VI-VII secolo, non restano che ruderi. Ciò nondimeno, è ancora possibile intuirne l’originale planimetria a corpo basilicale con tre navate e unica abside semicircolare. L’edificio fu costruito reimpiegando alcuni capitelli corinzi del Tempio di Ercole, mentre lacerti dei pavimenti musivi rivelano intrecci e decorazioni floreali.

Il complesso omayyade della Cittadella di Amman

Nel 629 Maometto diede avvio alla conquista dei territori bizantini in Medio Oriente. Sotto la guida di Abū Bakr, primo califfo dei rāshidūn e suocero del profeta, i Musulmani raggiunsero la Valle del Giordano negli anni immediatamente successivi. Conquistarono anche Philadelphia nel 634, per mano del generale Yazīd ibn Abī Sufyān, e la rinominarono Amman in ricordo delle sue origini semitiche.

Non ci addentreremo tra le pieghe delle vicende dell’Islam dei primi secoli. Basti sapere che furono gli Omayyadi, dalla seconda metà del VII secolo, a commissionare la maggior parte delle strutture architettoniche oggi visibili nell’area della Cittadella. L’area venne delimitata da una nuova cinta muraria che si sviluppava in continuità con il temenos stabilito dai Romani, di cui ricalcava buona parte dei confini perimetrali a nord. Oltre che dalla porta a sud-est, vi si accedeva attraverso un ingresso monumentale a occidente, di sicura origine araba ma che inglobò una torre angolare delle mura romane. Sulle rimanenze di preesistenti costruzioni bizantine sorse un imponente complesso destinato a ospitare il governatore omayyade, costituito dal Palazzo (il Qasr), una grande cisterna, un hammam, le residenze di corte e una moschea.

Gli edifici a uso pubblico erano disposti intorno a una piazza centrale, a nord della quale si affacciava il Qasr. La moschea era invece collocata a sud dello spiazzo aperto, sul punto più alto della Cittadella. Dell’edificio di culto, costituito su un solo piano con copertura voltata sorretta da sette file di sei colonne, ben si preserva soltanto una porzione di muro perimetrale.

Il Qasr del governatore

Il Palazzo era introdotto da un vestibolo, a oggi l’edificio meglio conservato di tutto il complesso, che fungeva da ingresso monumentale. La struttura, edificata sulla pianta di una costruzione bizantina, forse un praetorium, è a pianta quadrata con cupola e circoscrive una croce greca con bracci voltati a botte. Un fregio composto da archetti ciechi a ferro di cavallo, doppio presso il vano centrale, decora tutto il perimetro interno e tradisce influenze dell’arte sasanide.

Quattro nicchie ricavate sulle estremità dei bracci ortogonali rivelano un ornato con motivi floreali e geometrici. Il vestibolo dava accesso a una corte interna a uso privato (rahbah). Infine una strada colonnata, fiancheggiata da unità residenziali (bayt) e botteghe, conduceva fino alla sala del trono, raggiungibile solo dai dignitari di rango più alto8.

Gli edifici furono realizzati dopo il 720, quando Amman era capitale del distretto di al-Balqa e si trovava in una posizione strategica lungo la principale via di commercio e pellegrinaggio tra Damasco e La Mecca. Ora, le notevoli dimensioni del complesso architettonico omayyade presso la Cittadella hanno fatto ipotizzare che qui dovesse sorgere uno dei principali centri di comando e di rappresentanza di tutta la regione. Non è peregrina l’ipotesi che in tale sede vi fosse un governatore con potere sulle residenze fortificate di gran parte della Giordania, a noi note come Castelli del deserto.

Samuele Corrente Naso

Note

  1. G. O. Rollefson, Neolithic ՝Ain Ghazal (Jordan): Ritual and Ceremony ІІ, in Paléorient, XII, 1986. ↩︎
  2. A. M. Kadhim, Y. Rajjal, City Profile: Amman, Cities, 5, 1988. ↩︎
  3. Secondo libro di Samuele 12, 26-31. ↩︎
  4. Cassio Dione, Storia romana, LVIII, 14, 4. ↩︎
  5. Plinio il Vecchio, Naturalis historia, V, XV, elenca le dieci città della Decapolis: Gerasa, Gadara, Philadelphia, Pella, Damasco, Scythopolis, Hippos, Dion, Raphana, Canatha. ↩︎
  6. A. Northedge, Survey of the Terrace Area at Amman Citadel, 1980. ↩︎
  7. ACOR: the first 25 years, The American center of Oriental research 1968-1993, Amman, Jordan, 1993. ↩︎
  8. A. Almagro Gorbea, El palacio omeya de Amman, I, La arquitectura, Madrid, 1983. ↩︎

Autore

Samuele

Samuele è il fondatore di Indagini e Misteri, blog di antropologia, storia e arte. È laureato in biologia forense e lavora per il Ministero della Cultura. Per diletto studia cose insolite e vetuste, come incerti simbolismi o enigmatici riti apotropaici. Insegue il mistero attraverso l’avventura ma quello, inspiegabilmente, è sempre un passo più in là.

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