Nella cattedrale di San Salvatore, ad Aix-en-Provence, giungono da lontano gli echi della leggenda. Come trasportati dal vento, raccontano di un passato lontano e sfumato. Di quando, in questo luogo, non v’erano ancora le guglie slanciate del prospetto gotico ma solo il minuto oratorio di Saint-Sauveur. La piccola e primigenia chiesa sarebbe stata costruita per volontà del vescovo Massimino, discepolo di Cristo che, secondo la tradizione, giunse dalla Palestina sino in Provenza su una barca alla deriva. Di quell’antico e venerato oratorio nulla rimane: le sue mura furono abbattute, le fondamenta fagocitate dall’espandersi della cattedrale lungo i secoli. Nulla, eccetto il sentore del mito e il potere intramontabile del racconto.
La legenda provenzale di San Massimino e Maria di Magdala
La legenda provenzale di San Massimino, ricordato come primo vescovo d’Aix, s’intreccia inestricabilmente con quella di Maria di Magdala. Il culto della Maddalena si sviluppò in Francia a partire dai primi decenni dell’XI secolo, in particolare grazie all’abate Geoffroy di Vézelay (1037-1052), in Borgogna. Per risollevare le sorti della sua abbazia che traversava un momento di declino1, il religioso iniziò a sostenere che lì fossero custodite le spoglie di Maria Maddalena. L’abate Geoffroy non si limitò a promuovere il culto della santa a Vézelay ma fece realizzare diversi testi agiografici, inizialmente ispirati all’omelia Sermo in solemnitate sanctae Mariae Magdalenae attribuita a Oddone di Cluny (878 circa – 942)2, che tentavano di spiegare come ella fosse potuta arrivare in Francia.
In una di queste versioni, la Licet plerisque o Via apostolica3, si faceva cenno alle persecuzioni che i primi discepoli subirono dal Sinedrio ebraico dopo l’ascensione di Cristo. Maria Maddalena e il suo compagno Massimino sarebbero stati caricati su una barca senza remi e lasciati naufragare nel Mediterraneo, nella convinzione che sarebbero affondati. Invece, prosegue il racconto agiografico, per intervento divino la zattera approdò presso le coste di Marsiglia, da dove i santi iniziarono a evangelizzare tutta la Provenza4. Una Translatio posteriori raccontava inoltre che essi si fermarono ad Aix, futuro luogo della loro sepoltura. Le spoglie di Maria di Magdala sarebbero state quindi portate a Vézelay dal fondatore dell’abbazia, Badilon, nel 745 o nel 7495.
Il culto di Saint Maximin ad Aix-en-Provence
La diocesi di Aix-en-Provence poté così rivendicare l’antico culto di Maddalena e Massimino. Una bolla datata 28 marzo 1102 di papa Pasquale II concedeva all’arcivescovo Pietro III il privilegio di indossare il pallio in occasione delle rispettive ricorrenze liturgiche6. Secondo la tradizione, Maximin aveva fatto erigere in città un oratorio dedicato al Salvatore, consacrato per mezzo di alcune reliquie provenienti dal Sepolcro di Cristo a Gerusalemme. Attorno a questa piccola chiesa si era riunita la prima comunità cristiana del luogo.
La scoperta delle reliquie a Saint-Maximin-la-Sainte-Baume
In risposta alle pretese dell’abbazia di Vézelay, nel 1279 Carlo II d’Angiò ordinò di scavare presso la basilica cittadina di Saint-Maximin-la-Sainte-Baume. Era questo un altro importante luogo legato alla leggenda di Maria di Magdala in Provenza, non lontano dalla grotta in cui la santa, secondo la tradizione, si era ritirata in preghiera per gran parte della sua vita7. Il 9 dicembre di quell’anno le ricerche permisero di ritrovare quattro sarcofagi ancora sigillati. Per volontà regia si stabilì, una volta per tutte, che le spoglie della Maddalena e del suo compagno Massimino fossero ancora conservate a Saint-Maximin-la-Sainte-Baume.
Il complesso episcopale di San Salvatore ad Aix-en-Provence
Il racconto della predicazione di San Massimino ad Aix-en-Provence e della sua elezione a vescovo è probabilmente poco più di una leggenda. La diocesi del luogo, infatti, non venne fondata prima del IV secolo, sotto l’imperatore Valentiniano I8. Se un Massimino vescovo esistette davvero, è possibile che egli fosse in realtà un santo locale, confuso dalle fonti agiografiche medievali con il discepolo di Cristo del primo secolo. Tuttavia, com’è noto, la leggenda cela sempre un substrato di verità. Che dire, ad esempio, dell’oratorio che egli avrebbe fatto edificare ad Aix-en-Provence?
Il dato storico e archeologico: le tracce dell’oratorio di Saint-Sauveur
Nel 1984 una campagna di scavi, condotta da Février lungo la navata destra e il transetto dell’attuale Cattedrale di San Salvatore, ha riportato alla luce i resti di un complesso episcopale paleocristiano risalente al V secolo9. Gli archeologi hanno scoperto anche un’altra importante evidenza che ha permesso di ricostruire il passato di Aix-en-Provence: in questo luogo, ancora prima che vi fossero eretti gli edifici di culto con l’episcopio, si estendeva il foro romano di Aquae Sextiae10. Il complesso vescovile nacque proprio inglobando parte delle strutture murarie che componevano la basilica civile, posta a nord della piazza, forse durante il vescovado di Basilio (470 – 500 circa)11.
Delle costruzioni paleocristiane poco è rimasto. Il complesso episcopale dovette andare in rovina a causa delle incursioni dei Saraceni nell’VIII-IX secolo e del conseguente abbandono di gran parte della città. A partire dalla seconda metà dell’XI secolo l’arcivescovo Rostang de Foz e il prevosto del capitolo Benoît riuscirono a raccogliere i fondi sufficienti alla ricostruzione della Cattedrale12. Si procedette così alla edificazione di una navata romanica e al restauro dell’antico battistero, a pianta quadrata, attraverso il ripristino delle originali strutture murarie perimetrali. È interessante notare che all’atto della riconsacrazione del 1103 i due edifici avevano una differente intitolazione13. Si menziona infatti una chiesa settentrionale dedicata alla Vergine Maria, ossia la navata appena edificata, e un’altra di San Salvatore a meridione, in corrispondenza del battistero. Si trattava proprio dell’edificio che la tradizione aveva attribuito al vescovo Massimino con il diffondersi della leggenda provenzale di Maria Maddalena.
Le successive fasi della ricostruzione di San Salvatore ad Aix-en-Provence
Nel corso del XII secolo i lavori di costruzione videro l’erezione di una seconda navata tra la chiesa della Vergine Maria e il battistero. Sappiamo che tale struttura, a quattro campate con volte a botte e cupola, era intitolata non a caso a Saint Maximin. È in questo periodo, tra il 1165 e il 1175, che l’intera cattedrale venne riconsacrata al solo Saint Sauveur14. Durante il regno di Carlo II d’Angiò prese avvio una nuova e imponente stagione di rinnovamento architettonico. Negli anni successivi al 1280 si datano le aggiunte gotiche del coro e del transetto, il quale inglobò sul lato sud l’oratorio di San Salvatore. Ai due secoli successivi appartengono l’alto campanile e la facciata, in stile gotico, con portale d’ingresso cuspidato.
Alla fine del XVII secolo, complice l’aggiunta di alcune cappelle devozionali e di una nuova navata sul fianco settentrionale, la Cattedrale di Aix-en-Provence era ormai molto diversa dal complesso vescovile dei primi secoli. Solo due edifici conservano ancora le originali strutture: il battistero e l’antico oratorio di San Salvatore, all’epoca reimpiegato come una Sainte-Chapelle. Ma nel 1808 la sensibilità storica non era certo la stessa di oggi. L’arcivescovo Champion de Cicé decise di abbattere, per questioni di simmetria, le ultime strutture paleocristiane rimanenti. Passò quasi inosservata la rimozione di quell’oratorio che per secoli aveva animato leggende e racconti, gesta di santi e predicatori ivi giunti dalla Terra Santa in tempi lontanissimi.
Samuele Corrente Naso
Mappa dei luoghi
Note
- R. Bumet, Marie-Madeleine (I-XXI siècle): De la pécheresse repentie à l’épouse de Jésus. Histoire de la réception d’une figure biblique, Édition du Cerf, Paris, 2004. ↩︎
- D. Iogna-Prat, La Madeleine du Sermo in veneratione sanctae Mariae Magdalenae attribué à Odon de Cluny, in Mélanges de l’École française de Rome. Moyen-Age, 104, 1992. ↩︎
- Bibliotheca hagiographica latina (BHL) 5443-5449. ↩︎
- É.-M. Faillon, Monuments inédits sur l’apostolat de sainte Marie-Madeleine en Provence, et sur les autres apôtres de cette contrée: saint Lazare, saint Maximin, sainte Marthe, les saintes Maries Jacobé et Salomé, Jacques-Paul Migne, Paris, 1848. ↩︎
- V. Saxer, L’origine des reliques de sainte Marie-Madeleine à Vézelay dans la tradition historiographique du Moyen-Âge, in Revue des Sciences Religieuses, 29 1955. ↩︎
- V. Saxer, Le dossier vézelien de Marie-Madeleine. Invention et translation des reliques en 1265-1267. Contribution à l’histoire du culte de la sainte à l’apogée du Moyen Âge, Société des bollandistes, Bruxelles, 1975. ↩︎
- Vita eremetica beatae Mariae Magdalenae, 1173 circa. ↩︎
- N. Del Re, BSS, volume IX, 1967. ↩︎
- R. Guild, J. Guyon, L. Rivet, Aux origines de la cathédrale Saint-Sauveur d’Aix-en-Provence : un groupe épiscopal de l’antiquité tardive et ses transformations, Fouilles de la nef Saint-Maximin et du transept gothique, 1984, Revue d’études ligures, 1995. ↩︎
- Plinio il Vecchio, Naturalis historia, 3, 4, 36. ↩︎
- Sidonio Apollinare, Epistulae, VII, 6. ↩︎
- Abbé E.-F. Maurin, Notice historique et descriptive de l’église Saint-Sauveur, d’Aix (Provence), typographie Nicot et Aubin, 1839. ↩︎
- V. Saxer, Les origines du culte de sainte Marie-Madeleine à Aix-en-Provence, Bulletin de la Société nationale des Antiquaires de France, 1957. ↩︎
- R. Guild, La cathédrale d’Aix-en-Provence: Étude archéologique, Editions du CNRS, 1987. ↩︎