Il simbolismo magico di Ferrara

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Ferrara è oggi custode di un’importante e variegata eredità rinascimentale: dai palazzi nobiliari all’imperioso Castello Estense, dalla straordinaria Cattedrale di San Giorgio all’innovativo impianto urbanistico, ogni cosa pare intrisa di storia e bellezza. La città non manca poi di quell’inafferrabile atmosfera del mistero, imprigionata nei complessi sistemi di simboli che, di tanto in tanto fanno capolino dalla facciata di qualche edifico storico, o nelle tenebrose leggende popolari. 

Etimologia del nome

A cominciare dall’etimologia stessa del nome Ferrara, ancora avvolta nel mistero. Una leggenda, molto in voga tra le vie della città, la vorrebbe fondata dal colono Marco, al cui seguito v’era la troiana madonna Frara. Da qui il nome del borgo emiliano. E’ da annoverare sulla stessa scia mitologica, inoltre, la diffusione dell’idea secondo la quale Madonna Frara si troverebbe scolpita addirittura sulla facciata della Cattedrale cittadina di San Giorgio, esattamente al di sopra del portale minore di destra. 

Più probabile è, invece, che il nome Ferrara derivi da quello del cereale farro, abbondantemente coltivato dagli antichi Romani nell’area del Delta del Po’, dove è situata la città. 

Cenni storici

Le origini del borgo emiliano sono da attribuirsi al VI-VII secolo allorché la sede vescovile di Voghenza, devastata dalle continue invasioni dei barbari, fu trasferita nell’odierno territorio ferrarese. Dopo alterne fortune la città fu parte dapprima dell’esarcato bizantino e in seguito appartenne ai Longobardi e quindi ai Franchi. Nel 1135 veniva consacrata la Cattedrale di San Giorgio, nuova sede del vescovo e magnifico esempio di arte gotico-romanica. 

A cavallo tra il XII e il XIII secolo Ferrara si trovò coinvolta nelle lotte intestine tra guelfi e ghibellini che portò all’instaurazione di un ducato retto dalla famiglia d’Este. Gli estensi governarono la città per circa tre secoli, in cui caratteristica fondante fu una grande tradizione artistica e culturale che vide operare gente del calibro di Leon Battista Alberti, Piero della Francesca, Andrea Mantegna e successivamente Torquato Tasso, Ludovico Ariosto, Giovanni Bellini e Tiziano.

Il Castello Estense

A questo periodo risale l’edificazione del Castello Estense (1385) ad opera dell’architetto Bartolino da Novara. È curioso far notare come la fortificazione fu commissionata da Niccolo II d’Este per difendersi da una rivolta popolare degli stessi cittadini di Ferrara. Il Castello Estense fu completato in brevissimo tempo e rappresenta, oggi come allora, il simbolo della città. 

L’addizione Erculea e la fine dell’indipendenza

Nel 1492 Ercole I d’Este,  invece, commissionava a Biagio Rossetti l’espansione dell’impianto urbanistico nota come Addizione Erculea, uno dei primi esempi di progettazione cittadina in Europa. L’intervento, tra le altre cose, prevedeva l’edificazione di un’ampia cinta muraria fortificata. 

Nel 1598 la dinastia degli Este si interruppe a causa della mancanza di eredi da parte di Alfonso II, e Ferrara passò sotto il dominio dello stato Pontificio di papa Clemente VIII. Nei secoli successivi la città subì un lento declino sino all’annessione al Regno di Sardegna del 1859 e a quella del nascente Regno d’Italia. 

Il simbolismo della Cattedrale di Ferrara

Parallelamente alle vicende storiche che animarono Ferrara per lunghi secoli, si andò sviluppando in città un interessante sistema di simboli e di geometrie sacre, che ha nella Cattedrale di San Giorgio la massima espressione. Il Duomo risale al 1135 allorché il principe Giocoli ottenne la concessione edilizia, fatto insolito, da un antipapa: Anacleto II. L’originale impianto, sebbene rivisitato nel corso del tempo, è romanico, come testimonia la facciata a tre cuspidi in marmo bianco. Il campanile, mai completato, è di Leon Battista Alberti. 

La facciata: il dualismo tra bene e male

Centralmente nella facciata è situato un maestoso protiro che idealmente è sostenuto da statue di leoni e telamoni. Al di sopra del protiro si erge un baldacchino recante una statua della Madonna con bambino. Presso il timpano vi è la raffigurazione del Cristo (al centro) con ai due lati Maria e San Giuseppe inginocchiati, nell’atto di intercedere per l’umanità peccatrice. Sotto il timpano, invece, è presente la rappresentazione del giudizio universale: da una parte i dannati procedono verso l’inferno mentre vengono fagocitati da una figura dalle fattezze mostruose, dall’altra sono accolti in paradiso da Abramo.

In definitiva, tutto l’impianto decorativo della facciata è improntato sulla contrapposizione atavica tra bene e male, qui intesi quasi in senso assolutistico. In prima istanza l’uomo e il suo operato vengono soppesati innanzi alla giustizia divina, concetto espresso figurativamente attraverso la pesatura delle anime, quella che gli antichi Egizi chiamavano  psicostasia. 

Qualora l’uomo sia trovato giusto dal tribunale divino può intraprendere la via del bene, che culmina col paradiso;

In alternativa esso diviene preda di mostri e va incontro alle punizioni infernali; è questo il destino dell’uomo che ha abbandonato l’intelletto dello spirito, o che ragiona attraverso la pancia e le passioni della carne (stetocefalo). 

Il portale

Il dualismo tra le forze del bene e quelle del male si esprime, sulla facciata del Duomo, in particolare a livello del portale, laddove una serie di fregi mostrano le fattezze di creature o mostri. 

La fiancata destra

Di particolare interesse è pure il lato destro della Cattedrale, che si affaccia su Piazza Trento e Trieste. Qui anticamente era presente un secondo grande ingresso, attraversato dai pellegrini diretti a Roma. Il portale, demolito sciaguratamente nel settecento, era circondato da pregevoli fregi raffiguranti i mesi dell’anno, ragion per cui era chiamato anche Porta dei Mesi. Il nome dell’autore di queste straordinarie decorazioni è avvolto nel mistero, e oggi ci si riferisce ad esso con la generica dicitura di Maestro dei Mesi. 

Lateralmente alla Porta dei Mesi erano situati degli ippogrifi stilofori, oggi posti all’esterno del Duomo. 

Superiormente alla fiancata destra della Cattedrale sono presenti due logge con colonne scolpite, che racchiudono un’importante valenza simbolistica. Le colonne, infatti, verosimilmente opera dei maestri Comacini, sono annodate. La colonne ofitica (dal greco òphis, serpente), o annodata, è un insolito elemento decorativo e con una forte valenza simbolistica. Ciò nondimeno,  il significato è ancora oggi pressoché ignoto, sebbene esista un interessante dibattito  in proposito. E’ possibile che le colonne ofitiche, nella loro accezione semiotica più interpretativa, stiano a rappresentare il legame della Santa Trinità, laddove il Padre (Dio) e il Figlio (Cristo) sarebbero legati dal nodo dello Spirito Santo. Tale ipotesi potrebbe essere suffragata dal contesto culturale-religioso di riferimento, nel quale la costruzione del Duomo di San Giorgio si inserisce. 

L’interno e l’atrio del Duomo

Alcuni elementi architettonici di rilevante importanza sono situati anche all’interno della Cattedrale di San Giorgio, più precisamente presso l’atrio d’ingresso. E’ il caso dei basamenti dei pilastri, dell’originale protiro duecentesco, che presentano leoni stilofori e anch’essi colonne annodate. 

E’ il caso persino del sarcofago ospitato in bella vista, che appartenne a un controverso personaggio ferrarese, la cui vicenda storica è triste ed affascinante allo stesso tempo. Frate Armanno, detto Pungilupo, fu venerato in vita come un guaritore e uomo di grande fede. Alla sua morte (1269), tuttavia, alcuni inquisitori di ordini mendicanti posero il dubbio che potesse essere ancora eretico, in quanto in gioventù era stato dichiaratamente cataro. Si giunse così a un incredibile paradosso giudiziario, tale per cui pendevano sulla testa del povero defunto due contemporanei procedimenti: uno volto a dimostrarne la santità, l’altro la natura eretica della predicazione. 

Armanno fu dichiarato dapprima santo e successivamente, il 23 marzo del 1301 bollato come eretico. La damnatio memoriae rimosse ogni forma di culto al santo dimenticato, i cui resti furono dissotterrati e bruciati per ordine di papa Bonifacio VIII. 

Ferrara e i Cavalieri Templari

Ad oggi, si ha notizia di tre antiche chiese ferraresi che, in maniera assai diversa tra loro, hanno a che vedere con i Cavalieri Templari.

Della chiesa di Santa Maria del Tempio o della Rosa (1156), accertato possedimento dell’Ordine, è rimasto soltanto il chiostro, attualmente racchiuso all’interno di un complesso residenziale. 

La ex chiesa di San Giacomo, invece, risale al XI secolo ed è al centro di una interessante controversia storiografica. Marcantonio Guarini, uno storico seicentesco, sostenne che l’edificio fu costruito dai discendenti di Ugo de’ Pagani, fondatore dell’Ordine dei Cavalieri Templari; ma non solo: lo stesso Ugo de’ Pagani si troverebbe addirittura sepolto qui [3].  

Discorso ancora diverso merita la chiesa di San Giuliano, la cui  costruzione risale a circa duecento anni dopo lo scioglimento dell’Ordine dei Templari (XV secolo). L’edificio, infatti, fu voluto dai Ferraresi in ricordo dei Cavalieri, a testimonianza dei buoni rapporti che questi intrattenevano con la città emiliana. 

La chiesa fu consacrata a San Giuliano, il quale possiede una storia di conversione molto particolare; tornato dalle Crociate il santo trovò nel suo letto un uomo e una donna: credendo che fossero la moglie e l’amante, li uccise. Si trattava in realtà dei suoi genitori, ragion per cui Giuliano decise di espiare la colpa in un convento per il resto della vita. 

La chiesa di San Giuliano è ricordata, inoltre, per essere stata la cappella personale di Lucrezia Borgia, duchessa di Ferrara.

L’impianto urbanistico e la geometria sacra

L’espansione dell’impianto urbano, nota come Addizione Erculea, fu voluta da Ercole I d’Este per conferire alla città una maggiore magnificenza, al pari di altre importanti capitali europee. Il progetto dell’architetto Biagio Rossetti fu realizzato tra la fine del Quattrocento e l’inizio del secolo successivo. E’ probabile che i principi adottati per la rivoluzione urbanistica siano stati quelli di una migliore efficienza dei servizi cittadini e un decentramento rispetto al nucleo centrale di Ferrara, rappresentato dal Castello d’Este. Inoltre v’era l’esigenza di rinforzare il sistema difensivo in seguito ad un assedio del 1484 perpetrato dai Veneziani. Ciò nondimeno, c’è chi ipotizza che ben altre linee guida siano state adottate, segretamente, per l’ampliamento del borgo. 

Si tratterebbe di criteri numerologici e di geometria sacra, che farebbero di Ferrara un esempio di simbologia applicata. In primis la pianta della città avrebbe avuto forma pentagonale, sebbene ad oggi non sia facilmente visibile, a causa dei successivi rimaneggiamenti dell’urbe. La progettazione prevedeva l’esistenza di due principali arterie stradali, oggi chiamate Corso Ercole I d’Este e Corso Biagio Rossetti. All’incrocio delle due vie è situato il cosiddetto Quadrivio degli Angeli, a livello del quale si affacciano alcuni importanti palazzi rinascimentali.

Il Palazzo dei Diamanti

Tra questi il Palazzo dei Diamanti che idealmente rappresenta il fulcro della geometria sacra ferrarese e, attraverso i motivi del suo prospetto (a bugne appuntite), richiama la pianta stessa della città.

Il palazzo dei Diamanti, inoltre, è protagonista di una curiosa leggenda ferrarese. Si narra, infatti, che Ercole I d’Este abbia fatto nascondere un vero diamante tra le circa diecimila bugne appuntite del perimetro esterno. Unico custode di questo pericoloso segreto era il fidato capomastro della corte. Tuttavia, poiché la prudenza non è mai abbastanza, Ercole I decise di fargli tagliare la lingua e cavare gli occhi; in tal modo il mistero della collocazione del diamante è rimasto immutato sino ai nostri giorni. 

Samuele Corrente Naso

Note

[1] Photograph by Mike Peel (www.mikepeel.net). [CC BY-SA 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)], from Wikimedia Commons

[2] Photograph by Mike Peel (www.mikepeel.net). [CC BY-SA 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)], from Wikimedia Commons

[3] Capone Ferrari Bianca, Imperio Loredana, Valentini Enzo Guida all’Italia dei templari. Gli insediamenti templari in Italia Roma 1997 Edizioni Mediterranee

[4] By Nicola Quirico [CC BY-SA 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)], from Wikimedia Commons

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