Il Santuario di San Francesco di Paola

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Il 27 marzo del 1416 nasceva a Paola una delle personalità più importanti dell’epoca, uomo dalle straordinarie virtù di santità, venerato oggi come patrono di tutto il Sud Italia: San Francesco. I genitori, Giacomo Martolilla e Vienna da Fuscaldo, non riuscivano ad avere figli, poiché in età avanzata. Si rivolsero allora nelle preghiere a Francesco, l’assisiate, che diede loro la grazia di concepire un bimbo. Proprio in onore al Santo dell’Umbria, il nascituro fu chiamato Francesco.

In giovane età San Francesco di Paola contrasse una terribile infezione ad un occhio, che nessun medico riusciva a guarire. I genitori nuovamente chiesero la grazia al santo di Assisi, facendo voto che il fanciullo avrebbe indossato l’abito francescano per un anno intero. E così, all’età di tredici anni, Francesco fu ospitato nel convento di San Marco Argentano. Durante questo periodo di accoglienza, già andava mostrando le attitudini al digiuno e alla penitenza che lo accompagneranno per tutta la vita. 

Dopo un lungo pellegrinaggio alla volta di Assisi, Roma e Loreto, rientrò a Paola per dedicarsi all’eremitaggio, presso un luogo impervio. Era il 1435 e molti cominciavano a seguire il suo esempio, tanto da fondare una piccola comunità di fratelli, oggi conosciuti con il nome di Frati Minimi.

Il Santuario

Nel 1452 l’Arcivescovo di Cosenza diede il permesso per la costruzione del monastero e della chiesa, che oggi sono il centro della spiritualità di San Francesco a Paola.

Al 1467 risale invece il riconoscimento ufficiale, da parte del papa Sisto IV della Congregazione eremitica paolana di San Francesco d’Assisi”, poi mutato in “Ordine dei Minimi”.

A questo periodo risalgono molti dei miracoli più famosi attribuiti al Santo paolano. 

Come quello della “Cucchiarella” del convento, una fonte di acqua inesauribile che Francesco fece sgorgare dalla roccia, colpendola con un bastone!

Quando alcune pietre, poi, minacciavano di precipitare sul convento, il Santo le sospese per aria al grido di: “Fermatevi, per carità!”.

Francesco usava andare gironzolando con un agnellino cui era molto affezionato e che chiamava Martinello. Un giorno gli operai del convento, presi da grande fame, cucinarono Martinello e ne gettarono i resti in una fornace. Il Santo, non vedendolo arrivare, prese a chiamarlo a gran voce e quello, guizzante e pieno di vita, uscì tutto intero dalle fiamme della fornace.

Una leggenda narra un altro curioso episodio, che sarebbe avvenuto all’interno del Convento dei Minimi, relativo alla costruzione di un piccolo “Ponte del Diavolo”. Pare, infatti, che il demonio facesse fallire qualsiasi tentativo di costruire un ponte nei pressi del torrente. A un certo punto, San Francesco ordinò a lui stesso di costruire la struttura. Il diavolo accettò, a patto di poter prendere la prima anima che vi sarebbe transitata. Non appena la costruzione fu terminata, però, un cane la attraversò! Il diavolo si infuriò a tal punto che con un calcio ruppe il parapetto, e si precipitò nel torrente.

Altri miracoli del santo

Nel 1464 Francesco si dirigeva verso la Sicilia. Giunto a Galatro, alla vista di alcuni  lavoratori affamati, moltiplicò dei pani, tanto che quelli ebbero a mangiarne a sazietà per tre giorni. Presso lo Stretto di Messina chiese a un barcaiolo, Pietro Coloso, di poter essere trasportato all’altra riva gratuitamente. Al rifiuto del marinaio, Francesco non si perse d’animo. Costruita una zattera di fortuna, con alcuni legni trovati sulla riva, prese a navigare sullo Stretto col solo aiuto del suo mantello, utilizzato come vela. Giunto all’altra sponda proseguì il suo viaggio. In Sicilia resuscitò un ragazzo che penzolava da tre giorni sulla forca e fondò il convento di Milazzo.

Tornato in Calabria ricevette la visita di un messo pontificio, il quale aveva il compito di accertarsi che Francesco non fosse un imbroglione. Appena lo vide arrivare, il Santo Paolano gli porse dei carboni ardenti che teneva nella mani nude esclamando: “Voi vedete quello che faccio per virtù di Dio. Se, lo ameremo davvero, non crediate che sia impossibile vivere tra le più grandi austerità e penitenze”.

San Francesco di Paola, oltre ad essere famoso per i numerosi prodigi, possedeva inoltre i doni della taumaturgia (a Paterno aveva guarito 200 persone in un solo giorno) e della profezia. Aveva predetto, infatti, la caduta di Costantinopoli e successivamente il saccheggio di Otranto. La sua fama si sparse a tal punto che il sovrano di Francia, Luigi XI lo volle a tutti i costi presso la sua corte. Il re, infatti, soffriva di un grave malanno e credeva che Francesco lo avrebbe potuto guarire. Per convincere il Santo a dirigersi in Francia, tuttavia, dovette intervenire addirittura papa Sisto IV, che glielo impose come un comando. 

Durante il viaggio Francesco di fermò a Napoli, presso il regno di Ferdinando I d’Aragona. Dopo un breve soggiorno, il re avrebbe voluto trattenerlo, per sfruttarne le grandi doti. Per riuscire nel suo intento arrivò sino ad offrire un’ingente quantità di denaro. Francesco prese una moneta e la spezzò, ne uscì copioso il sangue dei sudditi, vessati dalle tasse e dalle ingiustizie dei potenti. 

A Roma il Santo di Paola fu ricevuto dal Papa e conobbe personalità importanti dell’epoca, come Lorenzo de’ Medici. Quando questi, al momento dei saluti, raccomandò al figlio Giovanni di baciare la mano di Francesco, il monaco esclamò con benevolenza: “Almeno, figliolo mio, quando voi sarete papa, io sarò santo”. Giovanni de’ Medici sarà eletto al soglio pontificio trent’anni più tardi, nel 1513. 

Non appena Francesco giunse in Francia, il re Luigi XI gli si gettò ai piedi chiedendo di essere guarito dal malanno che lo affliggeva. Il Santo di Paola rispose che “La salute e la vita dei re sono nelle mani di Dio che ha contato tutti i loro giorni. E a lui che bisogna rivolgersi con la preghiera”. Il sovrano, assistito da Francesco, morirà lo stesso anno, nel 1483. L’eremita, tuttavia, resterà in Francia per venticinque anni circa, in cui sarà prezioso consigliere dei sovrani che via via si succederanno, e tenuto in altissima considerazione presso tutto il popolo. 

Il venerdì santo del 2 aprile del 1507, dopo grandi penitenze, il santo affidò la sua anima a Dio mentre mormorava: “Amabile Gesù, buon Pastore, conservate i giusti, giustificate i peccatori, abbiate misericordia di tutti i fedeli defunti e siate propizio a me, misero peccatore”.

San Francesco fu canonizzato proprio da Leone X nel 1519, come il santo aveva profetizzato a Lorenzo de’ Medici. Il suo corpo rimase incredibilmente incorrotto sino al 1562, quando fu dato alle fiamme dagli ugonotti. 

Tuttavia, nemmeno dopo la morte il Santo smise di compiere incredibili miracoli e prodigi. Ne è testimonianza un ordigno, oggi situato in un incavo murale, che risale al 1943. Durante la Seconda Guerra Mondiale, infatti, un aereo sganciò la bomba proprio sopra l’area del Convento di San Francesco. Straordinariamente, rimbalzando sul letto dell’adiacente torrente, essa rimase inesplosa, sebbene le successive verifiche dimostrarono che fosse perfettamente funzionante!

Samuele Corrente Naso

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