Il Salvator Mundi è davvero un capolavoro di Leonardo?

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Il genio rinascimentale di Leonardo da Vinci ha regalato all’umanità capolavori d’arte sublimi. E accanto ad essi, scotto forse di una tale eccezionalità, una moltitudine di misteri che permangono ancor oggi. Come non pensare all’enigmatico sorriso della Gioconda, alla sua controversa identità? Come non soffermarsi sugli straordinari marchingegni progettati da Leonardo, quasi che fossero fuori dal tempo? E ancora, la scomparsa Battaglia di Anghiari si nasconde sotto un intonaco di Palazzo Vecchio a Firenze? C’è persino chi sostiene che Leonardo sia il vero artefice della Sacra Sindone

Tuttavia, ciò che nessuno poteva immaginare era il manifestarsi di un enigma nuovo, moderno, e come tale ammantato di tutte le sue contraddizioni. Come lo scatenarsi improvviso di un lampo a ciel sereno, o il balzare d’istinto di un attore sul palcoscenico di un teatro, così il dipinto del Salvator Mundi faceva la sua comparsa nella storia. Nel 2011, infatti, una mostra della National Gallery di Londra rivelava al mondo un nuovo presunto capolavoro di Leonardo.

Il Salvator Mundi, un nuovo enigma

Invero tra i critici d’arte si vociferava della sua esistenza, un Salvator Mundi di Leonardo era conosciuto a partire da fonti secondarie: studi preparatori, copie degli allievi del maestro, prove indirette. Si tramanda che l’incisore ceco Wenceslaus Hollar abbia potuto visionare l’opera nel XVII secolo, e che ne abbia realizzato una riproduzione con la tecnica della stampa all’acquaforte. L’incisione di Hollar assomiglia in maniera determinante al Salvator Mundi che oggi conosciamo. Tuttavia, non vi è alcun documento storiografico che comprovi l’esistenza di questo Salvator Mundi in quanto capolavoro leonardesco, né di una sua committenza.

Certo, il dipinto è reale e tangibile, ma su quell’aggettivo, leonardesco, bisogna indagare fino in fondo. Il Salvator Mundi che oggi conosciamo è davvero un dipinto di Leonardo in persona o è un’opera di qualche suo allievo? Per alcuni studiosi esso sarebbe da attribuire a Boltraffio, per altri a Bernardino Luini, per altri ancora è un dipinto di Francesco Melzi… Si tratta di un dibattito aperto, destinato a durare a lungo. Come se non bastasse, nessuno può al momento approfondire la questione giacché nel frattempo il dipinto è di nuovo, misteriosamente, scomparso.

Il Salvator Mundi, una storia da ricostruire

Con ogni probabilità Hollar poté visionare il Salvator Mundi a Londra. L’opera era forse custodita tra i tesori di Carlo I d’Inghilterra, grande collezionista e ammiratore dell’arte italiana. È possibile che il Salvator Mundi fosse arrivato a Londra in occasione delle nozze di Carlo I con Enrichetta Maria, figlia del re francese Enrico IV, nel 1625. In origine l’opera sarebbe stata quindi in Francia, dove Leonardo l’aveva donata a Luigi XII negli ultimi anni della sua vita. Enrichetta Maria potrebbe aver ereditato il Salvator Mundi dalla sua famiglia d’origine. Alla morte di Carlo I, tuttavia, le collezioni reali vennero disperse e in parte vendute all’asta.

A partire da questo momento si ha un sostanziale vuoto storiografico di notizie e fonti sul dipinto. Un analogo Salvator Mundi, forse copia di Marco d’Oggiono, Francesco Melzi o Boltraffio, è citato nelle raccolte di Francis Cook. Dopo varie controversie quest’opera è giunta a Parigi, presso il Marchese de Ganay1 ed è ritenuto in Francia il vero quadro di Leonardo, autenticità sostenuta anche da uno dei massimi studiosi del genio rinascimentale, Carlo Pedretti.

Corsi e ricorsi

In ogni caso, il Salvator Mundi di Leonardo risultava già all’epoca disperso, o quantomeno di controversa collocazione. Pierluigi Panza sostiene che  l’opera leonardesca fu acquistata da John Stone, e solo in seguito, nel 1659, consegnata a Carlo II Stuart. Fu quindi inventariato con la dicitura: “Leonard de Vince our Savior with a globe in one hand and holding up the other”.  Il quadro passò dagli Stuart all’amante del re Giacomo, Catherine Sedley e, in seguito a un altro matrimonio, agli Sheffield. Gli Sheffield vendettero all’asta il dipinto nel 1763, per ben due sterline.

Si tramanda, poi, che il Salvator Mundi fu acquisito da William Blake, e ciò si evincerebbe da una confidenza che il letterato fece nel 1778 a George Cumberland. Cumberland era uno degli uomini d’arte più importanti d’Inghilterra, membro della Royal Academy e fondatore della National Gallery di Londra. Sono queste, tuttavia, mere supposizioni e ricostruzioni postume. Nessuno ricordava più dove fosse collocato il Salvator Mundi, né quale fosse il suo inestimabile valore.

Del dipinto si persero completamente le tracce, tra controversi passaggi di proprietà e donazioni, almeno fino al 1958. Solo allora ricomparve una versione del Salvator Mundi con baffi e barba posticci. Era questo il frutto di una modifica per adeguare l’opera ai canoni della Controriforma e all’iconografia classica del Cristo. Nel 1958 il dipinto fu venduto all’asta da Sotheby’s ad un collezionista americano per 45 sterline.

L’annuncio

Nel 2005 l’opera venne invece acquistata dal collezionista d’arte Robert Simon per diecimila dollari. Egli decise di affidare il quadro alla National Gallery di Londra affinché ne venisse stimato il valore e potesse essere restaurato. Simon era convinto che si trattasse di un’opera minore e che il vero capolavoro fosse quello di de Ganay, conservato in Francia. Ma la restauratrice Dianne Dwyer Modestini, senior research fellow e conservator presso la New York University, non era della stessa idea. La studiosa cominciò a sospettare che il Salvator Mundi potesse essere un’opera di Leonardo. Dello stesso avviso furono l’esperta Mina Gregori, dell’Università di Firenze, e Sir Nicholas Beaver Penny, direttore poi della National Gallery di Londra. La tecnica dello sfumato, il cui utilizzo appare nitidissimo sull’opera, faceva propendere verso l’attribuzione al genio di Leonardo da Vinci.

Si arrivò, quindi, al clamoroso annuncio del 2010: Penny invitò presso la National Gallery tre illustri studiosi, i quali dichiararono che il dipinto fosse il perduto capolavoro di Leonardo. Si trattava di Pietro Maraini e Maria Teresa Fiorio, saggisti milanesi ed esperti di Leonardo, e Martin Kemp dell’Università di Oxford. Di diverso avviso fu invece, già allora, Carmen Brambach, curatrice del dipartimento di grafica del Metropolitan Museum di New York; la studiosa riconobbe nel Salvator Mundi un’opera di Boltraffio.

Nonostante l’opposizione della Brambach e di altri illustri studiosi, tra questi Carlo Pedretti, il clamore suscitato dall’annuncio della National Gallery fu sufficiente a garantire al Salvator Mundi una straordinaria fama. Il quadro fu quindi definitivamente restaurato, rimuovendo le aggiunte dell’epoca della Controriforma, tra cui baffi e barba, e rivelò una straordinaria maestria pittorica.

Un intrigo internazionale

Da questo momento il Salvator Mundi fu protagonista di intrighi internazionali e controversi scambi, finanche truffaldini. Il dipinto fu acquistato per 127 milioni di dollari dal magnate russo Rybolovlev, appassionato d’arte e conosciuto per essere il proprietario della squadra di calcio AC Monaco. La compravendita avvenne attraverso l’intermediazione di un agente svizzero che Rybolovlev citò successivamente in giudizio. Il magnate sostenne, infatti, di essere stato truffato per un volume d’affari di un miliardo di euro. L’affaire riguardava un lungo periodo di trattative e compravendite di opere d’arte, tra cui alcune tele di Picasso, Modigliani e proprio il Salvator Mundi.

L’asta milionaria

Nel novembre 2017 Rybolovlev affidò alla famosa casa d’asta Christie’s il Salvator Mundi affinché potesse essere ceduto a un prezzo congruo. Di certo l’imprenditore russo non poteva immaginare l’esorbitante cifra della vendita; un misterioso compratore si aggiudicò l’opera per 450,3 milioni di dollari! La notizia suscitò un enorme clamore in quanto il presunto Salvator Mundi di Leonardo era divenuta l’opera più costosa al mondo. Pertanto, si cominciò ad indagare su chi potesse essere talmente ricco da pagare un prezzo così alto.

Nondimeno, la vera identità dell’acquirente non è stata ancora svelata con certezza, sia pure numerosi indizi suggeriscano che possa trattarsi del principe saudita Bader bin Abdullah bin Farhan Al Saud. A sua volta, egli potrebbe avrebbe agito per conto del principe ereditario degli Emirati Arabi Uniti, Mohammed bin Salman2.

La scomparsa del Salvator Mundi

Nel 2018 il Louvre di Abu Dhabi annunciò una mostra permanente del Salvator Mundi, esposizione che tuttavia non si realizzò mai. Da quel momento nessuno sa che fine abbia fatto il prezioso dipinto. Le autorità del Dipartimento di Cultura e Turismo di Abu Dhabi, interpellate sulla questione, non hanno voluto fornire maggiori informazioni. Qualcuno suggerisce che il dipinto si trovi a Ginevra, presso un porto franco, dove sarebbe esente dai dazi internazionali. Un’altra ipotesi è che i critici di Abu Dhabi stiano ancora vagliando se l’opera sia effettivamente un falso o un originale leonardesco.

Il Salvator Mundi è un falso? È un’opera di un allievo di Leonardo?

Il Salvator Mundi, olio su tavola in noce di 66×45 cm, mostra un Cristo benedicente. Lo sguardo è rivolto verso l’osservatore, e la posa ricalca un’iconografia classica. Il Cristo con la mano destra fa il segno della croce, mentre nell’altra mantiene un globo trasparente, simbolo di sovranità su tutta la terra. La sfera è resa dal pittore trasparente e riproduce un pregevole effetto ottico di rifrazione. L’opera è contraddistinta da una grande precisione tecnica sui dettagli della tunica, blu e marrone, e dall’impiego dello sfumato, come si evidenzia sul volto e i capelli. Sono questi due tratti distintivi di Leonardo, ma anche di tutti i suoi seguaci.

Dettagli controversi

Un dettaglio che invece non può sfuggire agli appassionati del maestro fiorentino è l’assenza dello sfondo; Leonardo era solito dipingere nei suoi dipinti un tipico paesaggio, come nella Gioconda o nella Vergine delle Rocce. Questa caratteristica è nel Salvator Mundi completamente assente, piuttosto v’è un tetro sfondo nero, pervaso da una totale assenza di ombre. Anche la pittura del globo è stata oggetto di controversie: Leonardo era un profondo conoscitore dei fenomeni ottici e doveva ben sapere che le lenti di vetro, o di cristallo, producono immagini invertite e ingrandite; ma nulla di tutto questo si osserva nel Salvator Mundi.

Al contrario, alcune analisi condotte sui pigmenti del panneggio rivelano una compatibilità chimica con i colori impiegati in altri dipinti di Leonardo. Inoltre, il Salvator Mundi sembra essere sovrapponibile con alcuni studi preparatori del genio fiorentino, oggi conservati presso la Royal Library del Castello di Windsor.

Per alcuni studiosi, dunque, il Salvator Mundi è un’opera di Leonardo, e per altri si deve invece attribuire agli allievi del maestro, come Boltraffio, Bernardino Luini o Francesco Melzi. Carlo Pedretti, massimo esperto mondiale di Leonardo, ebbe ad affermare: “Siamo di fronte a una sofisticata operazione di marketing che sta lanciando come un originale di Leonardo quello che non è… Basta guardarlo”3. Con questa tesi concordano la già citata Carmen Bambach, Frank Zöllner4 e Michael Daley5.

Un altro Salvator Mundi

Nel mese di novembre del 2020 l’International Committee Leonardo da Vinci ha annunciato di aver rinvenuto il vero Salvator Mundi, sulla base degli studi di Annalisa di Maria, membro del Centro Unesco di Firenze: il “dipinto” di Leonardo si troverebbe a Lecco e non ad Abu Dhabi. E in verità, nemmeno di dipinto si deve parlare, giacché si tratta di un bozzetto conservato presso una collezione privata.

Annalisa di Maria si dice convinta della scoperta, ed evidenzia come “il volto raffigurato è posto di tre quarti come la gran parte dei soggetti dipinti dal maestro di Vinci, cioè in movimento e con una impressionante dinamicità […]. Il vero volto del Salvator Mundi […] con molta probabilità non fu mai portato sulla tavola e a compimento”6. Il Salvator Mundi è un enigma ancora tutto da svelare.

Samuele Corrente Naso

Note

  1. P. Panza, L’ultimo Leonardo. Storia, intrighi e misteri del quadro più costoso del mondo, Utet, 2018. ↩︎
  2. Saeed Kamali Dehghan, Louvre Abu Dhabi postpones display of Leonardo’s Salvator Mundi, The Guardian 3 settembre 2018. ↩︎
  3. C. Pedretti, Se Leonardo è una chimera – È errata l’attribuzione del «Salvator mundi», Osservatorio Romano, 2011. ↩︎
  4. F. Zöllner, Salvator mundi, in Leonardo da Vinci: The complete Paintings and Drawings, Taschen America Llc, 2015. ↩︎
  5. M. Daley, Problems with the New York Leonardo Salvator Mundi Part I: Provenance and Presentation, 2018. ↩︎
  6. Scoperto un disegno attribuito a Leonardo Da Vinci: «È il vero Salvator Mundi, quello venduto a 450 milioni di dollari è un falso», Il Mattino, 18 novembre 2020. ↩︎

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