Misteri di Roma: il Colosseo e il numero 666

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La città di Roma costituisce da sempre un faro di ineguagliabile cultura, arte e conoscenza per tutta l’umanità. Il fascino della capitale d’Italia è associato alle straordinarie vicende storiche che l’hanno vista come indiscussa protagonista. A cominciare dalla conquista dell’egemonia nel Mediterraneo (il Mare nostrum) sino al potente Impero, governato da personaggi del calibro di Ottaviano, Traiano… Testimonianze di questo glorioso passato sono i numerosi monumenti, sparsi per tutta Roma, che ne ripercorrono i fasti lungo i secoli.

Tuttavia, altrettanto affascinanti sono i numerosissimi misteri e le curiosità che appartengono alla tradizione della città eterna. I segreti degli edifici più famosi e gli intricati simbolismi, le tenebrose leggende e gli aneddoti sui personaggi illustri che ne hanno percorso le vie.

Il mistero della fondazione di Roma

Secondo la tradizione  il nome di Roma si deve a Romolo, che ne avrebbe indicato il luogo della fondazione tracciando un solco sul suolo. Tale racconto è chiaramente da ascrivere a una prima narrazione mitica concernente le origini dell’urbe, sebbene riportata da illustri autori come Tito Livio, Plutarco e persino Virgilio e Ovidio. Il mito vuole Romolo discendere dal troiano Enea. Quest’ultimo, infatti, costretto a fuggire dalla madrepatria a causa dell’assedio degli Achei, raggiunse le coste del Lazio insieme al figlioletto Ascanio. Qui venne accolto dal re degli Aborigeni Latino, sposandone addirittura la figlia.

Circa 30 anni dopo il figlio di Enea Ascanio fondò la città di Alba Longa, che fu governata a lungo dai suoi discendenti. Tuttavia, dopo un periodo di grande pace e prosperità, il legittimo re Numitore fu spodestato da suo fratello, Amulio. La figlia di Numitore, Rea Silvia fu costretta a fare voto di castità per impedire la nascita di un discendente diretto al trono. Ciò nondimeno Amulio non poté prevedere un evento del tutto inaspettato: il dio Marte si innamorò di Rea Silvia! Dall’unione dei due nacquero i gemelli Romolo e Remo.

Il mito della lupa e la nascita della città

Il re Amulio, inferocito, comandò di annegare i fratellini per impedire che potessero rivendicare il governo di Alba Longa. Il boia incaricato dell’assassinio, tuttavia, non ebbe il coraggio di compiere una tale efferatezza e li abbandonò sulle rive del Tevere, all’interno di una cesta. Quest’ultima, sospinta dal moto delle acque, prese a navigare lungo il fiume finché non si arenò tra il colle Palatino e il Campidoglio.

La leggenda narra che qui Romolo e Remo furono soccorsi e allattati da una lupa. Una volta cresciuti, i due gemelli fecero ritorno ad Alba Longa, uccidendo Amulio e ripristinando il trono di Numitore. Quest’ultimo, come ricompensa, concedette loro di fondare una nuova città. Romolo voleva chiamarla Roma e collocarla sul Palatino, mentre Remo intendeva erigere Remora sull’Aventino. Ora, poiché erano gemelli e il diritto alla primogenitura non poteva valere, scaturì un acceso scontro durante il quale Remo perse la vita. In conseguenza di ciò, Romolo divenne il primo re di Roma.

L’Anfiteatro Flavio: il Colosseo

Il Colosseo è sicuramente il simbolo per eccellenza dell’antica Roma, conosciuto anche come Anfiteatro Flavio, in ragione del fatto che venne costruito da alcuni membri dell’omonima famiglia Flavia. Difatti, i lavori di costruzione furono avviati da Vespasiano a partire dal 72 d.C.  e finanziati, in parte, dal bottino del saccheggio di Gerusalemme, avvenuto due anni prima. La costruzione del maestoso monumento fu poi proseguita dal figlio di Vespasiano, Tito.

Anticamente la costruzione era adibita agli spettacoli dei gladiatori (munera), a quelli di caccia (venationes) o alle rappresentazioni di drammi della mitologia classica. Si narra che l’inaugurazione dell’edificio durò ben cento giorni, durante i quali morirono 9000 belve e circa 2000 gladiatori.


Il Colosseo e il Colosso di Nerone

L’Anfiteatro Flavio sorgeva in prossimità della Domus Aurea. Presso il vestibolo di quest’ultima, era innalzata un’imponente statua bronzea raffigurante l’Imperatore Nerone. Nel 127 d.C., tuttavia, tale Colosso fu spostato nelle vicinanze dell’Anfiteatro in seguito ad un incendio della Domus. Per tale ragione, la costruzione voluta da Vespasiano prese il nome di Colosseo.

Il numero seicentosessantasei

A tal proposito vi è persino un interessante riferimento biblico, legato al un numero misterioso per eccellenza: il 666. Molti ritengono che tale cifra sia legata indissolubilmente ad una matrice esoterica e connessa con il simbolismo del diavolo. In realtà, appare semplice fornire una ricostruzione storica del perché il numero 666 si ritrovi nei testi sacri. È bene pertanto rileggere il passo biblico correlato al mistero:

“Operava grandi prodigi, fino a fare scendere fuoco dal cielo sulla terra davanti agli uomini. 14 Per mezzo di questi prodigi, che le era permesso di compiere in presenza della bestia, sedusse gli abitanti della terra dicendo loro di erigere una statua alla bestia che era stata ferita dalla spada ma si era riavuta. 15 Le fu anche concesso di animare la statua della bestia sicché quella statua perfino parlasse e potesse far mettere a morte tutti coloro che non adorassero la statua della bestia.

 

16 Faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevessero un marchio sulla mano destra e sulla fronte; 17 e che nessuno potesse comprare o vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome. 18 Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia: essa rappresenta un nome d’uomo. E tal cifra è seicentosessantasei.”

[Apocalisse di San Giovanni 13, 13-18]

La spiegazione del passo biblico

Il passo biblico riferisce di un’imponente statua che tutti dovevano adorare, pena la morte. Questo idolo sarebbe stato edificato da una “bestia” il cui nome è 666, e che può essere dedotto da chi ha intelligenza.  In buona sostanza, la statua descritta nell’Apocalisse di San Giovanni nient’altro era che il Colosso di Nerone, che i cristiani perseguitati erano costretti ad adorare. Si ricordi, infatti, che la libera professione di culto avverrà soltanto a partire dal 312 d.C., con la conversione dell’imperatore Costantino e l’editto di Milano. 666 è difatti il numero della bestia, vale a dire di Nerone! Riportando il numero in cifre latine (DLCXVI) e anagrammando tale risultato uscirebbe il nome CLAVDI: proprio quello dell’imperatore Nerone.

Il Colosseo come tempio pagano

«Quamdiu stabit Colyseus stabit et Roma; 

cum cadet Colyseus cadet et Roma;

cum cadet Roma cadet et mundus»

 

 

 

«Finché esisterà il Colosseo, esisterà anche Roma;

quando cadrà il Colosseo, cadrà anche Roma

quando cadrà Roma, cadrà anche il mondo»

 

 

(Venerabile e Dottore della Chiesa Cattolica Beda, Collectanea,  VII secolo)

Il succitato passo del Venerabile Beda è sorprendentemente il primo brano di una fonte letteraria dove appare il nome Colosseo. Ciò nondimeno, tale denominazione doveva già essere ampiamente in uso nell’antichità, proprio per la vicinanza rispetto al Colosso di Nerone. Nel Medioevo l’edificio, a differenza di come avvenne per altri monumenti come il Pantheon, non fu convertito in un tempio cristiano. Ciò diede adito a una serie illimitata di leggende che lo videro protagonista.

In particolare, il Colosseo in epoca medioevale era considerato una sorta di epicentro del culto pagano. Armannino da Bologna riporta, in un manoscritto conservato presso la Biblioteca Laurenziana di Firenze, che l’edificio fosse nientemeno che il principale tempio esoterico dell’epoca. Secondo tale autore, in esso vi erano imprigionati un gran numero di spiriti diabolici che consentivano ai sacerdoti di operare incredibili prodigi. Lo stesso nome sarebbe derivato da “Colis Eum?”, vale a dire “Adori lui (il diavolo)?“. Chissà se Armannino era persino a conoscenza del sorprendente collegamento tra il Colosseo e il numero seicentosessantasei!

Samuele Corrente Naso e Daniela Campus

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