Gadara, una splendida città ellenistica in Medio Oriente

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Il nord della Giordania è un territorio aspro, dominato da brulle colline, segnato dalla terra nerastra e dalla durezza del basalto vulcanico. È un luogo di frontiera in cui si sono mossi popoli ed eserciti, lungo il quale la storia ha segnato un solco profondo. Da qui si scruta oltre, verso la Siria, Israele e il Libano, si osserva in silenzio quella terra, santa e senza pace. Dalla cima dell’altopiano di Gadara s’apre un panorama vasto a perdita d’occhio. A est un’ampia valle accoglie lo scorrere placido del fiume Giordano. In una depressione che sprofonda per 213 metri sotto il livello del mare, s’intravede in lontananza il lago di Tiberiade, luogo sacro dei Vangeli, ove Cristo chiamò a sé i primi discepoli1. A settentrione scorre il torrente Yarmuk, oltre il quale si estendono le alture del Golan con il monte Hermon, luoghi da sempre contesi e teatro di grandi battaglie.

Come quella che nel 636 segnò la vittoria degli arabi sui bizantini e sancì anche l’inizio della decadenza di Gadara. Su un pianoro a ridosso di ripidi versanti, si estendono ancora le rovine dell’antica città ellenistica, oggi nel sito archeologico di Umm Qais. Sull’altopiano, polveroso, a tratti governato dalla vegetazione, solitari riposano tra gli altri due teatri, un ninfeo, una basilica cristiana dalle nere colonne. Non si fatica a riconoscere in quei resti architettonici la grandezza perduta e incommensurabile che fu di Gadara nei tempi antichi. Percorrendo il cardus, da sud a nord, si può individuare parte del tessuto urbano e i principali edifici di età romana e paleocristiana. Il decumanus lastricato procede da est a ovest, fiancheggiato da alcune colonne sopravvissute. Le rovine e il paesaggio naturale di Gadara sono ormai un tutt’uno, amalgamati da più di mille anni d’abbandono della città.

Gadara, città della Decapolis

Su questa terra di confine – in ebraico gader – sulla via che transita dalla Palestina alla Siria, Alessandro Magno stabilì un presidio militare. Correva il 332 a.C. e le armate macedoni erano di ritorno dalla vittoriosa campagna in Egitto, durante la quale il grande imperatore aveva fondato Alessandria. Così nacque Gadara: in poco tempo l’avamposto si popolò, vennero innalzate case e costruite strade. Nell’arco di pochi anni si sviluppò una grande città ellenistica, la cui fama crebbe di pari passo con la sua cultura. A Gadara nacquero filosofi e poeti, tra cui Menippo (III secolo a.C.), Meleagro (fine del II secolo a.C. – inizio I secolo a.C.) e Filodemo (110 a.C. circa – 35 a.C. circa).

Nel 218 a.C. Antioco III conquistò la città, quindi la ribattezzò con il nome di Antiochia e poi Seleucia2. Della città seleucide sopravvivono resti delle mura difensive e le basi di alcune torri a pianta pentagonale. Gadara divenne territorio giudaico sotto Alessandro Ianneo intorno all’83 a.C.3, poi fu conquistata dalle truppe romane di Gneo Pompeo Magno nel 63 a.C., come buona parte della regione4. Per ordine di Augusto, dal 30 a.C. venne amministrata da Erode il Grande5, infine fu annessa alla provincia di Siria nel 4 a.C.6. A quel tempo Gadara era annoverata nella Decapolis, ossia tra le dieci città più importanti di tradizione ellenistica e romana in Medio Oriente7.

I monumenti romani

Tanti sono i monumenti che ricordano il passaggio dei Romani da queste alture. Si tratta di testimonianze architettoniche preziose e ben conservate sino ai nostri giorni. A partire dal I secolo d.C. i Romani furono i fautori di un rinnovamento urbano senza precedenti, che vide l’espansione della città e l’erezione di una solida fortificazione perimetrale. A Gadara si può osservare innanzitutto il grande acquedotto (Qanawat al-Faraoun) che, dal II secolo d.C., convogliava in città l’acqua da una delle numerose sorgenti dell’altopiano, trasportandola fino a una capiente cisterna sotto la piazza principale.

Lungo il cardus si incontrano i resti dello spettacolare teatro ovest del II secolo d.C., con la cavea ancora intatta, che poteva ospitare tremila spettatori. A nord sorgeva un altro teatro, di cui rimane soltanto la pianta. La costruzione nel IV-V secolo fu trasformata in anfiteatro attraverso l’abbattimento della scaenae frons. Gli ottomani impiegarono i blocchi di basalto che lo componevano per la costruzione di casupole. Nelle immediate prossimità si possono individuare i resti di un’area sacra. Il temenos ospitava un tempio già in età ellenistica, forse dedicato a Zeus, distrutto durante la prima rivolta giudaica (66-70 d.C.). L’area sacra venne poi riadibita al culto dai romani nel II secolo d.C.

A nord il cardo è interrotto dal decumano, a esso perpendicolare, che raggiungeva una lunghezza di 1,7 chilometri. La via era fiancheggiata da colonne, traversava la Porta di Tiberiade (I secolo d.C) e terminava a ovest presso un monumentale arco d’ingresso a tre fornici. All’incrocio tra cardo e decumano si distinguono un ninfeo del II secolo d.C., che fungeva da fontana pubblica, e un’ampia terrazza che accoglieva l’area del mercato. Nelle vicinanze dell’accesso monumentale, nel corso del II secolo d.C., i Romani costruirono un ippodromo.

Gadara cristiana

Gadara divenne sede di una diocesi già nel corso del IV secolo e in età bizantina la città visse un periodo florido. Furono edificate delle terme, una basilica a cinque navate (IV secolo) su un preesistente ipogeo romano, vicino la Porta di Tiberiade, e una chiesa (VII secolo) nei pressi del teatro sud.

Un’altra grandiosa basilica cristiana sorse tra il VI e il VII secolo sulla terrazza del mercato. Poiché la struttura era posta lungo il declivio collinare, la parte più alta del podio era mantenuta da sostruzioni con arcate che potevano ospitare numerose botteghe. La basilica perciò dominava la città intera e dalla via inferiore era accessibile per mezzo di una scalinata. L’edificio possedeva una navata quadrata con abside rivolta a est, in parte ricavato direttamente dalla roccia. A settentrione era introdotto da un atrio porticato. La navata della basilica ospitava uno spazio ottagonale recintato da colonne, sancta sanctorum riservato al clero, presso il cui altare gli archeologi hanno rinvenuto le reliquie di un anonimo santo. Gli otto fusti, con capitelli corinzi, sono di reimpiego e provenivano da un edificio romano.

Il declino e l’oblio

La conquista araba del 636 inaugurò un lento declino. Per evitare di essere ridotti in schiavitù, gli abitanti di Gadara dovettero pagare ai nuovi conquistatori ingenti tasse che schiacciarono l’economia, basata soprattutto sul commercio. Tuttavia, al pari di Philadelphia, sotto i califfi musulmani Gadara sarebbe di certo rinata se su di essa non si fosse abbattuto un tragico destino. Nel 746 fu rasa al suolo da un devastante sisma, che ne causò il definitivo abbandono. Col passare dei secoli Gadara venne sepolta dalla terra. Il luogo ove sorgeva fu dimenticato e il suo nome cadde nell’oblio come un tesoro che svanisce tra memorie e racconti di tempi leggendari.

Samuele Corrente Naso

Note

  1. Vangelo di Luca 5, 1-11. ↩︎
  2. Polibio, Storie, 71. Bisogna tuttavia segnalare che c’è un’incertezza sulle fonti dovuta al fatto che, secondo alcuni autori, esistevano due città in Palestina con lo stesso nome. ↩︎
  3. Giuseppe Flavio, Antichità giudaiche, XIII, iii, 3; Guerra giudaica, I, iv, 2. ↩︎
  4. Giuseppe Flavio, Antichità giudaiche, XIV, iv, 4; Guerra giudaica, I, vii, 7. ↩︎
  5. Giuseppe Flavio, Antichità giudaiche, XV, vii, 3; Guerra giudaica, I, xx, 3. ↩︎
  6. Giuseppe Flavio, Antichità giudaiche, XVII, xi, 4; Guerra giudaica, II, vi, 3. ↩︎
  7. Plinio il Vecchio, Naturalis historia, V, XV, riporta le città della Decapolis: Gerasa, Gadara, Philadelphia, Pella, Damasco, Scythopolis, Hippos, Dion, Raphana, Canatha. ↩︎

Autore

Samuele

Samuele è il fondatore di Indagini e Misteri, blog di antropologia, storia e arte. È laureato in biologia forense e lavora per il Ministero della Cultura. Per diletto studia cose insolite e vetuste, come incerti simbolismi o enigmatici riti apotropaici. Insegue il mistero attraverso l’avventura ma quello, inspiegabilmente, è sempre un passo più in là.

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