Civita di Bagnoregio, la città che muore

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Una graziosa cittadina nel cuore dell’Italia, accolta tra le verdi vallate “dei calanchi” di Bagnoregio, e accerchiata da un destino inarrestabile. La progressiva erosione della collinetta, su cui sorge il borgo, ne mina le fondamenta e la sopravvivenza, tanto che il numero di abitanti può essere contato sulle dita di una mano. Stiamo parlando di Civita di Bagnoregio, la “città che muore”, cui si accede traversando un lunghissimo ponte, simbolo dell’incedere del tempo e di come tutto muti, tutto sia di passaggio. Un luogo sospeso nel tempo e in un silenzio profondissimo, dove l’uomo, lontano dai trambusti della moderna civiltà, può cercare il senso del proprio essere.

Una città dalle origini antiche

Eppure la storia racconta di una città dalle antichissime origini. La fondazione di Civita risale addirittura a 2500 anni fa, allorché gli Etruschi vi stabilirono un primo insediamento. La città, situata sulle principali vie commerciali, conobbe sin da subito periodi di fiorente splendore. Da quel momento la struttura urbanistica è rimasta praticamente immutata, con la tipica disposizione in cardi e decumani.

Pregevoli testimonianze etrusche sono rappresentate da una necropoli, rinvenuta sotto il Belvedere di San Francesco, e il Bucaione: un affascinante tunnel che, dalla Valle dei Calanchi, permette l’accesso a Civita. Una tomba Etrusca, inoltre, è la grotta dove San Francesco d’Assisi risanò un ragazzetto del paese, Giovanni Fidanza, che al secolo fu nientemeno che il cardinale e dottore della Chiesa San Bonaventura.

L’architettura e gli edifici di Civita di Bagnoregio risalgono, invece, al Medioevo, periodo dal quale non sono state operate sostanziali modifiche del borgo.

Tra questi sono di notevole fattura e importanza storica la Chiesa di San Donato, il Palazzo Vescovile, la casa natale di San Bonaventura.

La chiesa di San Donato è probabilmente di origine paleocristiana e risalirebbe al V secolo. Sin dall’anno 600 d.C. fu cattedrale della diocesi di Bagnoregio. L’aspetto oggi, a seguito di numerosi rifacimenti, è perlopiù rinascimentale. Internamente presenta tre navate. Alla base del campanile, invece, sono presenti due sarcofagi Etruschi.

Il problema delle frane e dell’erosione, a carico dell’intera zona (e specie della collina su cui sorge il borgo), è stato da sempre un problema di aspra rilevanza per gli abitanti di Civita. Il terreno è tufaceo ed argilloso, motivo per il quale è facilmente soggetto a smottamenti a causa delle acque. Sin dal periodo di dominazione Etrusca, o con l’avvento successivo dei Romani, si tentò di arginare il fenomeno attraverso la costruzione di canali di scolo per l’acqua piovana. Tuttavia, con l’incedere del tempo le opere edilizie per l’assestamento del territorio non furono più sufficienti: Civita andò incontro ad un lento degrado e fu progressivamente abbandonata. Diversi terremoti, tra cui quello più intenso fu nel 1695, ne hanno fatto un paese fantasma.

Samuele Corrente Naso


Autore

Samuele

Samuele è il fondatore di Indagini e Misteri, blog di antropologia, storia e arte. È laureato in biologia forense e lavora per il Ministero della Cultura. Per diletto studia cose insolite e vetuste, come incerti simbolismi o enigmatici riti apotropaici. Insegue il mistero attraverso l’avventura ma quello, inspiegabilmente, è sempre un passo più in là.

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