Saint-Malo, città di santi, corsari e avventurieri

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Dai bastioni di Saint-Malo, arcigni marinai scrutavano l’oceano tumultuoso, che proiettava intrepidi fiotti oltre le banchine del porto. Ruggente il mare scuoteva le cime delle imbarcazioni, tra flutti tenebrosi ruminava la spuma con borbottii minacciosi. Appena al largo una fregata corsara sussultava all’infrangersi del moto ondoso, incerta dinanzi all’alta sponda che si ingrossava all’orizzonte. Eppure, agile, come trattenuta da invisibili fili che l’ancoravano al cielo, ad ogni scossone reggeva l’urto, si riassestava e riemergeva tra sbuffi d’acqua e folate improvvise. Una nave formidabile! Snella era l’alberatura, così da sfruttare ogni minimo alito di vento, stretta la carena e dai sabordi si affacciavano temibili bocche di fuoco. In caso di abbordaggio gli indomabili corsari assaltavano i nemici armati di corte sciabole. Ma quali nemici? Gli inglesi senza dubbio, i rivali della corona francese, che guardinghi oltre la Manica scrutavano con timore le vele di Saint-Malo, città di santi, avventurieri e corsari.

Le origini sante e leggendarie di Saint-Malo

Lungo le coste della Bretagna che si affacciano sul Canale della Manica, su un isolotto selvaggio chiamato Canalch, al principio del VI secolo si rifugiò un monaco eremita. Il suo nome era Aaron ed egli ritenne che la natura incontaminata del luogo, alla foce del fiume Rance, fosse perfetta per fondarvi un oratorio. Intorno al 538 a lui si aggregò Mac Law, in francese Maclou, un umile e santo uomo che proveniva dal Galles. Quando Aaron morì, nel 541, san Mac Law rimase da solo su quella che divenne l’isola “di Saint-Malo”1.

Così narra la più antica agiografia del santo eponimo a noi giunta, una Vita redatta tra l’866 e l’872 dal diacono della diocesi di Aleth, Bili2. In un certo momento, infatti, Mac Law abbandonò l’isola e si trasferì nella vicina Aleth, dove divenne il primo vescovo della città nel 590. Si tratta questo di un racconto di fondazione dalla dubbia storicità, ma che ancor oggi affascina e ammalia i visitatori della città di Saint-Malo. A partire dal IX secolo Aleth divenne oggetto di frequenti e distruttive incursioni dei Normanni. A poco a poco i suoi abitanti si trasferirono sull’isola un tempo abitata dal santo eremita. In questo luogo, più facile da difendere, crebbe la città di Saint-Malo e nel XII secolo fu eretta una nuova cattedrale.

La nuova diocesi e la cattedrale di Saint-Vincent

Nel 1145 il vescovo Jean de Châtillon ottenne il permesso dal pontefice Eugenio III di trasferire la diocesi da Aleth a Saint-Malo3. Sul sito dell’antico monastero che la tradizione vuole fondato da Aaron e Mac Law vennero così avviati i lavori per la costruzione di una grande cattedrale. L’edificio fu dedicato a Saint-Vincent di Saragozza e innalzato su un’unica aula romanica con transetto e torre quadrata. Nella prima metà del XIII secolo il coro venne rinnovato in stile gotico con una successione di archi ogivali, triforio e cleristorio. Nei secoli successivi, man mano che la città di Saint-Malo disponeva di maggiori capacità economiche, venne ingigantito il campanile (1422) e furono aggiunte le navate laterali (XV-XVII secolo). Parte della cattedrale di Saint-Vincent dovette essere ricostruita dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale.

Il borgo di Saint-Malo

Tutt’intorno alla cattedrale prese vita il borgo. In gran numero nacquero case e locande, venne approntata un’efficiente area portuale. Nel corso dei secoli Saint-Malo fu circondata da mura e bastioni di difesa. Gli isolotti della baia furono fortificati e la città divenne un luogo inespugnabile. La cinta muraria, lunga due chilometri e in certi tratti superiore ai dieci metri di altezza, la proteggeva dalle poderose maree della baia e dai nemici che provenivano dal mare.

A causa della sua posizione strategica sul Canale della Manica, che gli consentiva un accesso diretto alle principali rotte di navigazione dell’Europa settentrionale, Saint-Malo fu contesa a lungo tra i Duchi di Bretagna e il Re di Francia4. La città divenne proprietà della corona francese alla fine del XIV secolo. Intorno al 1415, in concomitanza della disastrosa sconfitta subita da Carlo VI nella battaglia di Azincourt, durante la guerra dei cent’anni, fu quindi ripresa dal Duca Giovanni V. Il bretone fece subito incominciare i lavori per l’edificazione di un possente castello entro le mura, elevando un donjon a guardia del lembo di terra che collegava l’isola di Saint-Malo al continente. Quando nel 1487 una coalizione di nobili feudatari, tra cui il Duca di Bretagna, fu sconfitta dagli eserciti di Francia, il borgo passò di nuovo sotto il dominio del Re, a quel tempo Carlo VIII.

Una città di avventurieri

Il 12 ottobre del 1492 Cristoforo Colombo approdò in America. Nei decenni seguenti l’apertura di nuove rotte di navigazione lungo quel continente segnò una svolta anche per la città mercantile di Saint-Malo. Il porto bretone si popolò presto di potenti armatori e di grandi avventurieri, come il navigatore Jacques Cartier che dal 1534 colonizzò il Canada. Malouins erano i primi marinai che facevano scalo sull’arcipelago delle isole Malvine. Ma Saint-Malo era anche la casa di commercianti senza scrupoli, pronti a perpetrare l’ignobile tratta degli schiavi dall’Africa sino alle piantagioni americane. Furono questi uomini, arricchitisi a dismisura, a edificare i grandi palazzi del centro storico della città e le malouinières, le sfarzose residenze rurali simili a castelli.

Il potere economico raggiunto dal borgo era tale che l’11 marzo del 1590 i suoi abitanti osarono proclamare l’indipendenza dal Regno di Francia. La città non voleva infatti riconoscere il re appena eletto, Enrico IV di Borbone, poiché di religione protestante. Fu così proclamata la Repubblica di Saint-Malo, che riuscì a mantenersi libera dalla corona per più di quattro anni5. Nel luglio 1593 Enrico IV si convertì al cattolicesimo ed è in quell’occasione che la tradizione gli attribuisce la celebre frase “Parigi val bene una messa!”. Nell’ottobre dell’anno successivo il sovrano riprese possesso di Saint-Malo in cambio di ampie concessioni commerciali.

I corsari di Saint-Malo

Saint-Malo, città che guardava all’oceano, verso continenti nuovi e inesplorati, non poteva che generare uomini impavidi, talvolta sprezzanti finanche della morte. Da questo angolo della Bretagna provenivano infatti i più temuti corsari francesi, incubo delle navi mercantili britanniche. Con le loro agili fregate si materializzavano tra la foschia e assaltavano i vascelli carichi di merci pregiate per depredarli. Non si trattava di pirati, beninteso, i corsari possedevano per la loro attività l’autorizzazione del Re di Francia. Il sovrano rilasciava a questi uomini, privati cittadini, una “patente di corsa” in cambio di una parte dei bottini. La concessione prevedeva un’unica regola: era ammesso attaccare soltanto le navi dei nemici del Regno.

Dal Seicento Saint-Malo divenne un’imprendibile roccaforte corsara e diede i natali a intrepidi comandanti come René Duguay-Trouin (1673-1736) e Robert Surcouf (1773-1827), le cui imprese riecheggiavano fino ai remoti mari del Sud. Di René Duguay-Trouin si ricordano innumerevoli battaglie in mare che gli valsero la nomina a ufficiale della Marine Royale francese. Celebre è l’assalto presso Capo Lizard a un convoglio inglese, composto da oltre cento mercantili e cinque vascelli di linea, che portava in Portogallo i rifornimenti per la guerra di successione spagnola nel 1707. Nel 1711, al comando di tredici navi, René Duguay-Trouin guidò i francesi alla conquista di Rio de Janeiro. Robert Surcouf ottenne invece la gloria nei mari indiani, ove transitavano i convogli della Compagnia Britannica delle Indie Orientali.

Nelle giornate tempestose dai bastioni di Saint-Malo sembra ancora di poter scorgere sagome di velieri, e vascelli duellare in danze di fuoco e di tempesta. Si odono tuoni di cannoni e lampi improvvisi. Al calare della notte voci di marinai riecheggiano tra i fruscii del mare e, fuggenti come ombre, le navi corsare navigano oltre l’orizzonte.

Samuele Corrente Naso

Note

  1. Il più antico manoscritto, redatto da Bili tra il 866 e l’872, è pubblicato in Bibliotheca hagiographica latina, 5116. ↩︎
  2. C. Garault, La «Vita sancti Machutis» par Bili: reflets des enjeux territoriaux liés au pouvoir épiscopal dans les années 870 en Haute Bretagne, in G. Bührer-Thierry, S. Patzold, J. Schneider, Genèse des espaces politiques (IXe-XIIe siècle). Autour de la question spatiale dans les royaumes francs et post-carolingiens, Turnhout, Brepols, 2017. ↩︎
  3. A. Chédeville, N.-Y. Tonnerre, La Bretagne féodale XIe – XIIIe siècle, Ouest-France Université, Rennes, 1987. ↩︎
  4. G.Foucqueron, Saint-Malo, histoire et géographie contemporaine, éditions Palantines, Plomelin, 2008. ↩︎
  5. T. Kernalegenn, La république de Saint-Malo, in ArMen, Quimper, Éditions Fitamant, 200, 2014. ↩︎

Autore

Samuele

Samuele è il fondatore di Indagini e Misteri, blog di antropologia, storia e arte. È laureato in biologia forense e lavora per il Ministero della Cultura. Per diletto studia cose insolite e vetuste, come incerti simbolismi o enigmatici riti apotropaici. Insegue il mistero attraverso l’avventura ma quello, inspiegabilmente, è sempre un passo più in là.

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