Monteriggioni, storia di un tradimento

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Una fortificazione inespugnabile, impenetrabile, tanto ben arroccata che mai nessuno riuscì a conquistarla con le armi. Lungo i sentieri boschivi della Via Francigena, a pochi passi dalla gloriosa città di Siena, sorge Monteriggioni. Ultimo baluardo di un’antica ed eroica resistenza, il borgo si staglia imperioso sulle alture verdeggianti dell’entroterra toscano. Celebre teatro di scontri sanguinosi e rivalità perenni, si eresse a roccaforte di una libertà infine perduta per sempre.

La fortificazione di Monteriggioni fu eretta per ordinanza del podestà della Repubblica di Siena Guelfo da Porcari nel 1213. La roccaforte rappresenta un’importante testimonianza della memoria storica del tempo.

[…] però che, come in su la cerchia tonda
Monteriggion di torri si corona,
così la proda che ‘l pozzo circonda
torregiavan di mezza la persona
li orribili giganti, cui minaccia
Giove del cielo ancora quando tona

Dante, Inferno, canto XXXI

La fortificazione di Monteriggioni

A sorveglianza della antichissima Via Francigena, nel cuore del camminamento che per miglia e miglia conduceva verso la Terra Santa, Monteriggioni è situata in una posizione geografica strategica. Sorge, infatti, in seno alla Valle dell’Elsa e dello Staggia. I senesi edificarono il borgo tra il 1213 e il 1219 come avamposto difensivo su un’alta collina, il monte Ala. Da questa collocazione era più agevole respingere le sortite belliche della rivale Firenze.

La possente cinta muraria – alta 20 metri e larga 2; lunga ben 570 metri – fu costruita seguendo l’andamento naturale del tracciato collinare e tutt’oggi circonda il borgo. Essa è coronata da 14 torri difensive, collegate tra loro da un cammino di ronda, e possiede due porte d’accesso.

Sebbene protetta da paludi particolarmente ostiche da attraversare, alcuni documenti dell’epoca attestano la presenza, all’interno del solco perimetrale, di un profondo fossato con carbonaie che circondava le mura. All’interno veniva riposto del carbone che, incendiato all’occorrenza, aveva la funzione di sprigionare impenetrabili fiamme.

Non è chiaro se vi fosse la presenza di un ponte levatoio. I due ingressi principali, Porta Franca in direzione di Siena e Porta San Giovanni verso Firenze, erano sbarrati da spesse saracinesche, in legno e ferro, azionate da carrucole. Porta San Giovanni, in particolare, era rinforzata da una possente struttura difensiva chiamata rivellino; si trattava una fortificazione indipendente e provvisoria, la quale s’imponeva come una sorta di torrione protettivo.

Il centro urbano

Il centro urbano di Monteriggioni, con la caratteristica Piazza Roma, doveva ospitare tra le cento e le centocinquanta famiglie. Nel corso dei secoli l’abitato è rimasto pressoché immutato, a eccezione di qualche casupola andata ormai perduta.

Tra gli anziani del luogo si racconta di un insolito particolare architettonico. Qualcuno è pronto a giurare che esista ancora oggi un cunicolo segreto che conduce dal pozzo centrale di Piazza Roma addirittura fino ai bottini di Siena, i famosi tunnel sotterranei che attraversano la città… Si tratta chiaramente di una leggenda, ma che rende l’idea del legame che intercorre tra Monteriggioni e la sua città madre.

Nella medesima piazza si affaccia la sobria chiesa di Santa Maria Assunta. L’edificio, costruito insieme a tutto il complesso di Monteriggioni a partire dal 12131, ha avuto rilevanza crescente lungo i secoli. Santa Maria Assunta è di stile romanico, cui si aggiungono chiare influenze gotiche, e presenta una caratteristica facciata a capanna in travertino dorato e laterizio. Il portale centrale si apre verso l’esterno con sobrietà ed è sormontato da un archivolto a sesto acuto, mentre una piccola rosa circolare è situata nella porzione superiore del prospetto. La pianta dell’edificio, invece, è a navata unica, con piccolo abside.

La conquista di Monteriggioni

Monteriggioni era così ben difesa che i Fiorentini tentarono invano di conquistarla svariate volte. Sin dai primi tentativi del 1244, tutti gli sforzi erano stati inutili. Persino quando la stessa Siena aveva subito una pesante sconfitta a Colle di Val d’Elsa nel 1269, Monteriggioni era rimasta inviolata. Tale castello inespugnabile resistette per più di trecento anni a ogni sorta di arma bianca e da fuoco. Firenze lo assediò nuovamente con più di 2000 fanti e 500 cavalieri nel 1526, ancora senza risultato alcuno.

Purtroppo, però, Monteriggioni non poté opporsi al tradimento del suo comandante. Il 27 aprile del 1554 il capitano Bernardino Zeti consegnò spontaneamente la città al nemico fiorentino Gian Giacomo Medici. Perso il suo bastione difensivo più possente, Siena capitolò e il Marchese di Marignano poté annetterne il territorio. Da quel tragico momento la città non ebbe più la sua indipendenza e tutti gli abitanti di Monteriggioni furono condotti a Firenze in condizioni di schiavitù. In verità, non è chiaro se Bernardino Zeti fu corrotto o semplicemente ingannato. Ma pare che la sera, quando le ombre si infittiscono, di rado sia possibile udire un urlo straziante al centro di Piazza Roma a Monteriggioni: il capitano Zeti grida ancora vendetta.

Samuele Corrente Naso

Note

  1. A. Lisini, Inventario delle pergamene conservate nel Diplomatico dall’anno 736 all’anno 1250, Siena, Lazzeri, 1908. ↩︎

Autore

Samuele

Samuele è il fondatore di Indagini e Misteri, blog di antropologia, storia e arte. È laureato in biologia forense e lavora per il Ministero della Cultura. Per diletto studia cose insolite e vetuste, come incerti simbolismi o enigmatici riti apotropaici. Insegue il mistero attraverso l’avventura ma quello, inspiegabilmente, è sempre un passo più in là.

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