La Basilica di San Vittore e il Battistero di Arsago Seprio

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Un antico sentiero congiungeva Milano al Lago Maggiore. Lì, dove le pendici prealpine del varesotto incominciavano a innalzarsi, e il calpestio si frammentava d’irta asperità, esso incontrava Arsago Seprio. Tale borgo del contado del Seprio era nel Medioevo di grande importanza giacché aveva ospitato una pieve sin dai primordi della diocesi di Sant’Ambrogio. In questo luogo era poi sorto un ampio complesso, probabilmente per volontà di Arnolfo II, vescovo di Milano tra il 998 e il 1018, che ne aveva affidato i lavori ai Maestri Comacini. La Basilica di San Vittore, con l’annesso Battistero e il campanile, rappresentano ancor’oggi una delle testimonianze più magnificenti del romanico lombardo.

La Basilica di San Vittore

Il complesso riluce d’austera semplicità, ammantato com’è dalla durezza della pietra, possente ma aggraziato, imponente ma spirituale. Tutt’intorno a esso si dispiega un paesaggio come d’arcadica ispirazione. La chiesa di San Vittore ha conci irregolari, sapientemente ordinati essi si avviluppano lungo il perimetro murario, spoglio d’orpelli ed essenziale come solo il sacro più profondo si può manifestare. La sobrietà della nuda pietra s’avviva soltanto attraverso le fasce di archetti ciechi e due ordini di monofore laterali. La facciata a salienti proietta invero oltre le sue aperture – tre finestre coronate da archi a tutto sesto e il portale – una luce mistica, che promana silente e giocosa verso gli interni. L’edificio rivela così la sua disposizione basilicale, a tre navate absidate e presbiterio rialzato.

Esili colonne, reimpiego di perduti templi romani, si frappongono a pilastri fieri. Alcuni capitelli scolpiti con motivi fitoformi paiono voler aggraziare almeno un po’ l’atmosfera solenne e contemplativa, ivi immota, sospesa tra spazio e tempo. In origine, la chiesa di San Vittore doveva essere anche affrescata ma l’incuria dei secoli, e infine uno strato di intonaco apposto durante i restauri del XX secolo, ne ha sepolto finanche il ricordo.
La torre campanaria, quadrangolare e massiccia, fu edificata con materiale di reimpiego. Una lastra votiva, collocata lungo una lesena e dedicata al dio Giove, rivela alcuni indizi sulle origini di queste pietre consunte e grossolane. Il campanile, inoltre, aveva un tempo una cella sommitale, ma essa fu murata nel 1872 e le campane adagiate sul terrazzo.

Il Battistero e la sua simbologia

Il Battistero sorge in asse con la Basilica di San Vittore, antistante ad essa s’innalza come un custode sacro, ostentando una certa unità stilistica. Eppure esso è probabilmente più recente della costruzione basilicale di almeno un secolo, e tale costatazione si evince dall’impiego di uno stile romanico più raffinato e maturo. Qui la disposizione volumetrica è sapiente, i conci più spessi e levigati, perfette appaiono le proporzioni prospettiche e lo slancio verticale. L’allineamento dei due edifici suggerisce una continuità dei riti e dei culti che procedevano dalla chiesa al fonte battesimale. Certo, lo spazio che separa il Battistero e la Basilica è effimero, quasi concettuale, tale è che i due edifici paiono l’uno la promanazione dell’altro. Ma sono proprio questi i passi che separavano i catecumeni dal battesimo, l’uomo vecchio dall’uomo nuovo che rinasceva per la vita eterna.

Ciò dà ragione anche della forma ottagonale dell’edificio, la quale rappresentava il giorno ultimo e senza fine della risurrezione, l’ottavo, in quanto Dio avrebbe impiegato i primi sette per la creazione. La rigida monumentalità del Battistero s’interrompe bruscamente soltanto presso il tiburio, che elevandosi verso il cielo con aggraziato slancio trascina con sé gli archi profondi e le finestre tonde, e la cupola a volta sferica. L’edificio si apre all’esterno per mezzo di due portali sui lati settentrionale e meridionale. Sul fianco orientale, invece, non può passare inosservata una finestra che si potrebbe definire sghemba o malposta. Ecco che dietro un dettaglio apparentemente insignificante si riversano inaspettate e antiche significazioni; da tale apertura i battezzandi potevano osservare la stella del mattino all’alba del giorno di Pasqua, simbolo di rinascita in Cristo.

Samuele Corrente Naso

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Sitografia

Scheda di Lombardia Beni Culturali.

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